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Eccezione di tardività: non rilevabile d’ufficio

La Corte di Cassazione chiarisce che l’eccezione di tardività relativa alla proposizione di un’eccezione di usucapione non è rilevabile d’ufficio dal giudice d’appello. Se la parte interessata non la ripropone specificamente nel giudizio di secondo grado, l’eccezione si considera rinunciata, impedendo al giudice di pronunciarsi sul punto. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva dichiarato inammissibile l’eccezione di usucapione per tardività senza una specifica impugnazione sul punto, violando il principio della corrispondenza tra chiesto e pronunciato.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Eccezione di tardività: quando il Giudice non può pronunciarsi d’ufficio

Nel processo civile, le regole procedurali non sono meri formalismi, ma garanzie per un giusto ed equo contraddittorio tra le parti. Un principio cardine è che il giudice deve pronunciarsi solo su quanto richiesto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 9452/2024, ribadisce questo concetto fondamentale, chiarendo che l’eccezione di tardività di una difesa non è rilevabile d’ufficio in appello se la parte interessata non l’ha specificamente riproposta. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: una Finestra Contesa tra Vicini

La vicenda ha origine da una controversia tra due proprietari confinanti. Uno di essi citava in giudizio l’altro per far accertare l’inesistenza di un diritto di servitù di veduta, esercitato attraverso una finestra, e chiederne la chiusura o la trasformazione in semplice apertura per luce.

Il convenuto si difendeva sollevando un’eccezione di usucapione, sostenendo di aver acquisito il diritto di veduta per averlo esercitato per un lungo periodo di tempo. Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda dell’attore, rigettando di fatto l’eccezione di usucapione per mancanza di prova e ordinando la modifica della finestra.

Il Giudizio d’Appello e la Sorpresa Processuale

La parte soccombente proponeva appello, insistendo sulla validità della sua eccezione di usucapione. La Corte d’Appello, tuttavia, rigettava il gravame per una ragione diversa e inaspettata. Pur non essendo stato sollevato un appello incidentale o una specifica riproposizione sul punto, la Corte territoriale dichiarava d’ufficio che l’eccezione di usucapione era inammissibile perché sollevata tardivamente nel giudizio di primo grado.

In pratica, il giudice d’appello ha riesumato un’obiezione processuale (la tardività) che l’attore, pur avendola sollevata in primo grado, non aveva più coltivato nel secondo, ritenendola di fatto rinunciata.

L’intervento della Cassazione sull’eccezione di tardività

La questione è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione. La ricorrente lamentava che la Corte d’Appello avesse violato il principio processuale fondamentale della corrispondenza tra chiesto e pronunciato (art. 112 c.p.c.), incorrendo nel vizio di ultrapetizione. Sosteneva che, in assenza di una specifica riproposizione dell’eccezione di tardività da parte dell’appellato, il giudice non avrebbe potuto rilevarla d’ufficio. Secondo la ricorrente, sulla questione si era formato un giudicato interno implicito, poiché il giudice di primo grado aveva esaminato l’usucapione nel merito (pur rigettandola), considerandola implicitamente ammissibile.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi del ricorso, affermando un principio di diritto di notevole importanza pratica. I giudici hanno chiarito che l’obiezione relativa alla tardività di un’eccezione (in questo caso, di usucapione) non costituisce una mera difesa, ma un’eccezione in senso proprio, che deve essere sollevata dalla parte interessata.

Se tale eccezione, sollevata in primo grado, non viene riproposta in appello (nelle forme dell’appello incidentale o ai sensi dell’art. 346 c.p.c.), essa si deve intendere come rinunciata. Di conseguenza, il giudice del gravame non ha il potere di rilevarla d’ufficio. Facendolo, come nel caso di specie, egli si pronuncia oltre i limiti del devolutum, ossia oltre le questioni che le parti hanno sottoposto al suo esame.

La Corte ha stabilito il seguente principio di diritto: “Il principio secondo cui non può essere scrutinata in appello l’eccezione riconvenzionale di usucapione che non sia stata riproposta […] si applica anche all’eccezione di tardività dell’eccezione riconvenzionale di usucapione, posto che la stessa non costituisce mera difesa, bensì eccezione da sollevare, o riproporre, ad istanza di parte e non rilevabile ex officio”.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione è un importante monito sul rispetto delle regole procedurali. Essa stabilisce che le parti sono le vere ‘padrone’ del processo e delle questioni da decidere. Un’eccezione processuale, come quella di tardività, se non coltivata attivamente dalla parte che ne ha interesse, esce dal perimetro del giudizio d’appello. Il giudice non può sostituirsi alla parte, riesumando obiezioni abbandonate. Per effetto di questa decisione, la sentenza d’appello è stata cassata e la causa è stata rinviata ad un’altra sezione della Corte d’Appello, che dovrà finalmente esaminare nel merito la fondatezza dell’eccezione di usucapione, senza potersi più soffermare sulla sua presunta tardività.

Un giudice d’appello può dichiarare d’ufficio la tardività di un’eccezione sollevata in primo grado?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’eccezione di tardività non è rilevabile d’ufficio. Se la parte che l’aveva sollevata in primo grado non la ripropone specificamente in appello, il giudice non può pronunciarsi su di essa.

Cosa succede se una parte non ripropone in appello un’eccezione sollevata in primo grado?
L’eccezione si considera rinunciata. In virtù dell’effetto devolutivo dell’appello, il giudice di secondo grado può esaminare solo le questioni specificamente devolute dalle parti con i motivi di impugnazione. Le questioni non riproposte escono dal tema della decisione.

L’eccezione di tardività di una difesa è considerata una mera difesa o un’eccezione in senso proprio?
La Corte di Cassazione ha chiarito che l’eccezione di tardività non è una mera difesa, ma un’eccezione in senso proprio. Pertanto, deve essere sollevata e mantenuta viva nel processo dalla parte che ne ha interesse e non può essere rilevata d’ufficio dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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