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Eccezione di prescrizione: quando è valida per la banca

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’eccezione di prescrizione sollevata da un istituto di credito in una causa per ripetizione di indebito è valida per l’intero rapporto, inclusi sia il conto corrente che l’apertura di credito collegata. La Corte ha chiarito che non è necessario per la banca sollevare due distinte eccezioni, data la gestione unitaria del rapporto. L’appello dei correntisti, che sostenevano la tardività e la genericità dell’eccezione, è stato quindi respinto, confermando la decisione della Corte d’Appello che aveva dichiarato prescritta l’azione.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Eccezione di Prescrizione: Cassazione Chiarisce la Validità per Conto Corrente e Fido

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel diritto bancario: la validità e l’ambito di applicazione dell’eccezione di prescrizione sollevata da un istituto di credito. La pronuncia chiarisce che, in presenza di un rapporto di conto corrente assistito da un’apertura di credito, una singola eccezione è sufficiente a coprire entrambe le fattispecie contrattuali, data la loro gestione unitaria. Analizziamo i dettagli della vicenda.

I Fatti di Causa

Due correntisti avevano citato in giudizio un istituto di credito chiedendo la dichiarazione di nullità di alcune clausole del loro contratto di conto corrente, risalente al 1987 e chiuso nel 2001. In particolare, contestavano la capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi, le commissioni di massimo scoperto e l’applicazione di tassi non pattuiti per iscritto, chiedendo la restituzione delle somme indebitamente pagate.

In primo grado, il Tribunale aveva accolto parzialmente la domanda. La banca ha proposto appello, sostenendo che l’azione dei correntisti fosse interamente prescritta. La Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, ritenendo fondata l’eccezione di prescrizione della banca e respingendo integralmente la domanda dei clienti. Secondo i giudici di secondo grado, l’eccezione sollevata dalla banca si riferiva a tutte le pretese, inclusa quella derivante dall’apertura di credito, e il primo atto interruttivo utile risaliva a oltre dieci anni dalla chiusura del rapporto.

I correntisti hanno quindi proposto ricorso in Cassazione, articolando sei motivi di impugnazione.

L’Eccezione di Prescrizione nel Contesto Bancario Unitario

Il cuore della controversia ruotava attorno alla validità dell’eccezione di prescrizione. I ricorrenti sostenevano che la banca avrebbe dovuto sollevare due distinte eccezioni: una per il conto corrente e una per l’apertura di credito. La Cassazione ha respinto questa tesi, affermando un principio di unitarietà gestionale.

Anche se conto corrente e apertura di credito sono due contratti distinti, la loro operatività è unificata. Tutte le operazioni, sia quelle strettamente di conto che quelle di utilizzo del fido, vengono contabilizzate su un unico estratto conto. Di conseguenza, l’eccezione di prescrizione sollevata dalla banca deve intendersi riferita a entrambi i rapporti, poiché sono regolati unitariamente. Non è richiesta una specificazione per ogni singolo rapporto contrattuale.

L’Onere della Prova e la Genericità dell’Eccezione

La Corte ha inoltre ribadito che l’onere della banca che solleva l’eccezione di prescrizione è soddisfatto con la semplice affermazione dell’inerzia del titolare del diritto. Non è necessario che la banca indichi le specifiche rimesse ‘solutorie’ (cioè quelle che ripagano un debito) che si considerano prescritte. Spetta invece al correntista, che agisce per la ripetizione, dimostrare l’esistenza di un’apertura di credito e fornire gli estratti conto per distinguere la natura delle rimesse.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha respinto tutti i motivi di ricorso. In primo luogo, ha confermato che la Corte d’Appello ha correttamente ritenuto che l’eccezione di prescrizione della banca, sollevata sin dalla comparsa di costituzione in primo grado, fosse riferita all’intero complesso delle pretese dei correntisti. La gestione unitaria del rapporto rende superflua una distinzione formale dell’eccezione per il conto corrente e per il fido.

In secondo luogo, la Corte ha rigettato il motivo relativo alla presunta formazione di un giudicato interno sulla valenza interruttiva di una precedente citazione del 2006. I giudici hanno spiegato che l’appello della banca sull’integrale prescrizione del diritto ha riaperto la cognizione sull’intera ‘unità minima decisionale’, che include non solo la decorrenza del termine ma anche l’eventuale esistenza di cause di interruzione. Pertanto, la Corte d’Appello era libera di rivalutare l’efficacia di tale atto.

Infine, sono stati giudicati infondati anche i motivi relativi alla violazione di legge e al vizio di motivazione, poiché la decisione impugnata è stata ritenuta logica, coerente e conforme ai principi consolidati della giurisprudenza di legittimità.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un importante principio a favore degli istituti di credito nelle controversie su rapporti di conto corrente datati. Viene confermato che una tempestiva e generica eccezione di prescrizione è sufficiente a paralizzare le pretese del correntista relative all’intero rapporto, comprensivo di apertura di credito. Questa pronuncia sottolinea l’importanza della gestione contabile unitaria del rapporto e semplifica la strategia difensiva della banca, che non è tenuta a un’analisi parcellizzata delle singole operazioni per far valere la prescrizione.

Quando una banca solleva un’eccezione di prescrizione per un conto corrente, questa è valida anche per l’apertura di credito collegata?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che, data la gestione contabile unitaria del rapporto, l’eccezione di prescrizione si estende a tutte le operazioni e a entrambi i contratti (conto corrente e apertura di credito), senza necessità di una duplicazione formale dell’eccezione.

La banca è tenuta a specificare quali singole operazioni o rimesse si considerano prescritte?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata, per sollevare validamente l’eccezione di prescrizione è sufficiente che la banca affermi l’inerzia del titolare del diritto e dichiari di volerne profittare. Non è necessario indicare le specifiche rimesse solutorie ritenute prescritte.

Una decisione del giudice di primo grado su un punto specifico, come l’efficacia di un atto interruttivo, diventa definitiva se non specificamente appellata?
Non necessariamente. Se l’appello contesta l’esito finale della questione (ad esempio, la prescrizione nel suo complesso), la Corte d’Appello può riesaminare tutti gli elementi che compongono quella decisione, inclusi i punti presupposti come l’efficacia di un atto interruttivo, senza che si formi un giudicato interno su di essi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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