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Eccezione di prescrizione: quando è valida in appello?

La Corte di Cassazione chiarisce che una eccezione di prescrizione, anche se proposta tardivamente in primo grado, può essere validamente esaminata in appello se la controparte non ha sollevato una specifica obiezione sulla tardività. Il caso riguardava una richiesta di differenze retributive da parte di dirigenti medici contro un’azienda sanitaria. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dei lavoratori, confermando la decisione d’appello che aveva accolto l’eccezione, sottolineando l’importanza di contestare immediatamente le irregolarità procedurali.

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Pubblicato il 5 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Eccezione di Prescrizione: Cosa Succede se non Viene Contestata in Primo Grado?

Nel processo civile, il rispetto dei termini è fondamentale. Ma cosa accade se una difesa, come l’eccezione di prescrizione, viene sollevata in ritardo e la controparte non se ne lamenta? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo aspetto procedurale cruciale, sottolineando come il silenzio possa costare caro. Analizziamo insieme la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I fatti del caso: la richiesta di differenze retributive

Un gruppo di dirigenti medici aveva citato in giudizio un’Azienda Sanitaria per ottenere il pagamento di differenze retributive relative alla cosiddetta “retribuzione di posizione variabile aziendale”, maturate in un arco temporale di quasi dieci anni (dal 2005 al 2014). In primo grado, la domanda era stata integralmente respinta.

La decisione della Corte d’Appello e l’eccezione di prescrizione

In appello, la situazione si è parzialmente ribaltata. La Corte territoriale ha riformato la decisione di primo grado, riconoscendo nel merito la fondatezza delle pretese dei medici. Tuttavia, ha accolto l’eccezione di prescrizione sollevata dall’Azienda Sanitaria, limitando il diritto dei lavoratori a percepire solo le somme maturate nei cinque anni precedenti l’inizio della causa.

Il punto cruciale è che l’Azienda aveva riproposto tale eccezione tramite un appello incidentale, che la stessa Corte ha poi dichiarato inammissibile. Nonostante ciò, i giudici d’appello hanno ritenuto di poter comunque esaminare e accogliere l’eccezione, con un impatto significativo sull’importo dovuto ai ricorrenti.

I motivi del ricorso in Cassazione

I dirigenti medici hanno impugnato la decisione d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo principalmente due argomenti:
1. L’eccezione di prescrizione non avrebbe dovuto essere esaminata, poiché contenuta in un appello incidentale dichiarato inammissibile.
2. L’eccezione era stata sollevata tardivamente già nel giudizio di primo grado e, dato che né il primo giudice si era pronunciato sulla tardività né loro avevano sollevato una specifica contestazione al riguardo, la questione non poteva essere riesaminata in appello.

In sostanza, i ricorrenti lamentavano che l’inerzia del giudice di primo grado e la loro mancata obiezione sulla tardività avessero sanato un errore procedurale a loro svantaggio.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendo infondati i motivi proposti. Il ragionamento dei giudici di legittimità si basa su un consolidato orientamento giurisprudenziale in materia processuale. La Corte ha chiarito che quando una questione processuale, soggetta a un termine di decadenza (come la tempestiva costituzione in giudizio per sollevare eccezioni), non viene eccepita dalla parte interessata né rilevata d’ufficio dal giudice di primo grado, si forma un giudicato implicito interno sulla sua ammissibilità.

Nel caso specifico, i dirigenti medici non avevano mai contestato, né in primo grado né in sede di appello, la tardività con cui l’Azienda Sanitaria aveva sollevato l’eccezione di prescrizione. Di conseguenza, non potevano lamentare in Cassazione che la Corte d’Appello avesse esaminato nel merito tale eccezione.

La Corte ha specificato che, non essendo stata contestata la regolarità procedurale dell’eccezione, questa era stata validamente riproposta in appello. Il fatto che fosse contenuta in un appello incidentale poi dichiarato inammissibile è irrilevante, poiché l’atto era comunque idoneo a portare la questione all’attenzione del giudice del gravame, in applicazione del principio di conversione degli atti nulli.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione sulla strategia processuale: il silenzio equivale ad acquiescenza. La mancata contestazione di un’irregolarità procedurale, come la tardiva proposizione di un’eccezione, preclude la possibilità di far valere tale vizio nelle fasi successive del giudizio. La decisione ribadisce che le parti hanno l’onere di essere vigili e di sollevare tempestivamente ogni obiezione, poiché l’inerzia può consolidare situazioni processuali altrimenti sanabili, con conseguenze decisive sull’esito della controversia.

Se una parte solleva un’eccezione di prescrizione in ritardo, cosa deve fare la controparte?
Secondo la pronuncia, la controparte deve eccepire immediatamente la tardività dell’eccezione nello stesso grado di giudizio in cui viene sollevata. Se non lo fa, perde il diritto di contestare tale irregolarità procedurale in futuro.

Un’eccezione contenuta in un appello dichiarato inammissibile può essere comunque esaminata dal giudice?
Sì. La Corte ha stabilito che se la validità procedurale dell’eccezione non è stata contestata in precedenza, il fatto che sia veicolata da un atto (come un appello incidentale) poi dichiarato inammissibile non impedisce al giudice di esaminarla nel merito, poiché l’atto è comunque sufficiente a riproporre la questione.

Cosa succede se il giudice di primo grado non si pronuncia sulla tardività di un’eccezione e la parte interessata non appella su questo punto?
Se la parte che avrebbe interesse a far dichiarare la tardività (in questo caso, i lavoratori) non solleva una specifica obiezione e non impugna la decisione per l’omessa pronuncia su tale punto, la questione della tardività si considera superata. Di conseguenza, il giudice d’appello potrà esaminare l’eccezione nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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