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Eccezione di inadempimento al sindaco: quando si applica?

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un professionista, membro del collegio sindacale di una società poi fallita, a cui è stato negato il compenso tramite un’eccezione di inadempimento. La curatela fallimentare ha contestato la sua grave negligenza nel non aver vigilato sulla scorretta contabilizzazione di un cospicuo finanziamento pubblico, trattato come ricavo anziché come debito. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso del professionista, confermando che la mancata vigilanza su irregolarità contabili così gravi giustifica il rigetto della richiesta di pagamento del compenso.

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Eccezione di inadempimento: niente compenso al sindaco che non vigila

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 2343/2024 affronta un tema cruciale nel diritto societario e fallimentare: la possibilità di negare il compenso a un membro del collegio sindacale attraverso l’eccezione di inadempimento, qualora questi abbia fallito nei suoi doveri di vigilanza. La decisione sottolinea la stretta correlazione tra il diritto alla retribuzione e la corretta esecuzione del mandato professionale, specialmente quando le negligenze contribuiscono a mascherare lo stato di crisi di un’impresa.

I Fatti di Causa

Un professionista, in qualità di presidente del collegio sindacale di una società, chiedeva di essere ammesso allo stato passivo del fallimento della stessa per ottenere il pagamento dei suoi compensi maturati tra il 2012 e il 2020.
La curatela fallimentare si opponeva, sollevando un’eccezione di inadempimento. La contestazione si basava su una grave violazione dei doveri di vigilanza del sindaco. Nello specifico, la società aveva ricevuto un ingente finanziamento (quasi 5 milioni di euro) da un ente pubblico per lo sviluppo di progetti nel settore aeronautico. Tale somma, che prevedeva un piano di restituzione, era stata scorrettamente iscritta a bilancio tra i ricavi, come se fosse un contributo a fondo perduto, e non tra i debiti.

Questa manovra contabile aveva avuto due effetti devastanti:
1. Alterare le risultanze contabili, fornendo un’immagine falsata della salute finanziaria della società.
2. Impedire l’emersione della perdita del capitale sociale, procrastinando la dichiarazione dello stato di insolvenza.

Secondo la curatela, il sindaco, insieme agli altri membri dell’organo di controllo, non aveva rilevato né segnalato questa grave irregolarità perpetrata dagli amministratori, venendo meno ai propri obblighi professionali.

La Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del professionista, confermando di fatto la decisione del tribunale di merito che aveva respinto la sua domanda di ammissione al passivo. La Suprema Corte ha ritenuto che i motivi del ricorso si risolvessero in un tentativo di riesaminare il merito della vicenda, attività preclusa in sede di legittimità, e ha validato l’impianto logico-giuridico della decisione impugnata.

L’applicazione dell’eccezione di inadempimento al sindaco

La Corte ha colto l’occasione per chiarire i principi che regolano l’eccezione di inadempimento in questo specifico contesto. Sebbene la motivazione del tribunale sia stata parzialmente corretta in punto di diritto, il risultato è stato confermato.

Il punto centrale è la ripartizione dell’onere della prova. Quando la curatela solleva l’eccezione, non può farlo in modo generico. Deve:
1. Allegare in modo specifico il comportamento negligente del sindaco, indicando quali doveri di vigilanza sono stati violati.
2. Provare i fatti storici che costituiscono l’inadempimento degli amministratori e sui quali il sindaco avrebbe dovuto vigilare (nel caso di specie, la scorretta appostazione a bilancio del finanziamento).

Una volta che la curatela ha assolto a questo onere, spetta al professionista (il sindaco) dimostrare di aver adempiuto correttamente al proprio incarico con la diligenza richiesta.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso specifico, il tribunale aveva correttamente accertato che il finanziamento pubblico non era un contributo a fondo perduto, ma un vero e proprio finanziamento da restituire secondo un preciso piano di ammortamento sottoscritto dalla società stessa. Di conseguenza, doveva essere iscritto tra i debiti dello stato patrimoniale.

L’averlo registrato tra i ricavi ha costituito una violazione delle norme sulla chiarezza, verità e correttezza del bilancio (art. 2423 cod. civ.). I sindaci, a loro volta, avevano il dovere di rilevare questa macroscopica incongruenza fin dal primo bilancio successivo all’erogazione (2010) e di reagire con gli strumenti a loro disposizione, come denunce interne ed esterne.

La condotta omissiva del sindaco ha contribuito a una rappresentazione contabile falsa, impedendo l’emersione della perdita del capitale. Questo grave inadempimento ai doveri di vigilanza è stato ritenuto sufficiente a paralizzare la sua pretesa creditoria, giustificando l’accoglimento dell’eccezione di inadempimento da parte della curatela.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il compenso per un’attività professionale è strettamente legato al corretto adempimento degli obblighi assunti. Per i membri degli organi di controllo societari, ciò significa esercitare una vigilanza attiva e diligente sulla gestione aziendale.
La decisione chiarisce che il curatore fallimentare può legittimamente utilizzare l’eccezione di inadempimento per negare il compenso a un sindaco che, con la sua inerzia, ha permesso che gravi irregolarità contabili rimanessero celate, danneggiando la società e i creditori. Si tratta di un importante monito sulla serietà e responsabilità del ruolo di sindaco, le cui omissioni possono avere conseguenze dirette anche sul piano del proprio diritto alla retribuzione.

Può la curatela fallimentare rifiutarsi di pagare il compenso a un sindaco della società fallita?
Sì, la curatela può sollevare l’eccezione di inadempimento (art. 1460 c.c.) per paralizzare la richiesta di pagamento del compenso se dimostra che il sindaco ha gravemente violato i suoi doveri di vigilanza.

Chi deve provare l’inadempimento del sindaco in un giudizio di ammissione al passivo?
L’onere della prova è ripartito. La curatela fallimentare deve allegare in modo specifico le omissioni del sindaco e provare i fatti storici che dimostrano l’irregolarità gestionale o contabile degli amministratori. A quel punto, spetta al sindaco dimostrare di aver adempiuto correttamente ai propri doveri.

Come doveva essere contabilizzato il finanziamento pubblico nel caso di specie?
Il finanziamento, essendo soggetto a un piano di restituzione, doveva essere iscritto tra i debiti dello stato patrimoniale. L’averlo contabilizzato tra i ricavi del conto economico, come se fosse un contributo a fondo perduto, è stata considerata una grave violazione dei principi di redazione del bilancio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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