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Eccezione di giudicato: come e quando sollevarla

Un professionista ha agito contro un’università per il pagamento di compensi. In appello, ha prodotto una precedente sentenza favorevole (giudicato esterno) senza però formulare una formale eccezione di giudicato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che la semplice produzione documentale non è sufficiente per introdurre l’eccezione, la quale richiede una chiara manifestazione di volontà della parte. Di conseguenza, la questione non poteva essere esaminata per la prima volta in Cassazione.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Eccezione di giudicato: non basta depositare la sentenza

L’eccezione di giudicato rappresenta uno strumento fondamentale nel nostro ordinamento, volto a garantire la certezza del diritto e a evitare che una stessa questione venga decisa più volte. Tuttavia, come sollevarla correttamente in giudizio? È sufficiente produrre la sentenza passata in giudicato o è necessaria un’esplicita manifestazione di volontà? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce questo punto cruciale, sottolineando la necessità di una condotta processuale inequivocabile.

I Fatti di Causa: Un Professionista contro l’Università

La vicenda trae origine da una controversia tra un ingegnere e un’Università pubblica. Il professionista aveva ricevuto l’incarico di direzione dei lavori per la manutenzione di impianti elettrici, incarico che si era protratto per diversi anni. L’Ateneo, tuttavia, aveva smesso di corrispondere i compensi a partire da un certo anno, spingendo il professionista a richiedere un’ingiunzione di pagamento.

L’Università si oppose, sostenendo l’invalidità del rapporto contrattuale a causa del divieto di rinnovo tacito dei contratti per la Pubblica Amministrazione. Mentre il Tribunale di primo grado diede ragione al professionista, la Corte d’Appello ribaltò la decisione, ritenendo che mancasse un contratto d’opera professionale stipulato in forma scritta per il periodo contestato.

Il Ricorso in Cassazione e la questione dell’eccezione di giudicato

Il professionista ha quindi proposto ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su un unico motivo: la violazione dell’articolo 2909 c.c. sul giudicato. Sosteneva, infatti, che la Corte d’Appello avesse errato nel dichiarare invalido il rapporto, poiché sulla medesima questione, relativa a un’annualità precedente, si era già formato un giudicato favorevole a lui. In pratica, un’altra sentenza definitiva, confermata in appello, aveva già stabilito la validità ed efficacia del rapporto tra le stesse parti.

Il punto critico, però, non era l’esistenza del giudicato, ma il modo in cui era stato portato all’attenzione del giudice. Il ricorrente aveva sì depositato le sentenze pertinenti nel corso del giudizio d’appello, ma non aveva mai formulato una formale ed esplicita eccezione di giudicato.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché la Semplice Produzione di Documenti non Basta

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, offrendo un’importante lezione di diritto processuale. I giudici hanno chiarito che, sebbene la formulazione di un’eccezione non richieda formule sacramentali, è indispensabile una manifestazione di volontà non equivoca della parte.

La mera produzione di documenti, anche se idonei a dimostrare l’esistenza di un giudicato esterno, non equivale a sollevare la relativa eccezione. La parte interessata deve compiere un atto processuale che renda palese la sua intenzione di avvalersi dell’effetto preclusivo di quella precedente decisione. Il silenzio della sentenza d’appello sulla questione era, secondo la Corte, giustificato proprio dal fatto che l’eccezione non era mai stata ritualmente proposta.

La Suprema Corte ha inoltre precisato la distinzione tra i rimedi a disposizione della parte. Qualora un giudicato esterno si formi durante il giudizio di secondo grado e la parte non lo eccepisca, la sentenza d’appello difforme può essere impugnata solo con la revocazione (art. 395, n. 5, c.p.c.) e non con il ricorso per cassazione. Quest’ultimo è invece lo strumento corretto solo se l’eccezione è stata ritualmente sollevata in giudizio e il giudice d’appello l’ha ingiustamente ignorata o respinta.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per gli Avvocati

La decisione in esame ribadisce un principio fondamentale per chi opera nel diritto: la forma è sostanza. Non è sufficiente avere ragione nel merito o disporre di prove documentali decisive come una sentenza passata in giudicato. È essenziale veicolare le proprie difese attraverso gli strumenti processuali corretti e in modo chiaro e inequivocabile. Sollevare un’eccezione di giudicato richiede un’azione positiva, una dichiarazione esplicita che non lasci dubbi sulla volontà della parte di far valere l’autorità di una precedente decisione. In assenza di ciò, il rischio è quello di perdere una causa, pur avendo un asso nella manica, per un errore di strategia processuale.

È sufficiente depositare in giudizio una sentenza precedente per sollevare un’eccezione di giudicato?
No, secondo la Corte di Cassazione la semplice produzione documentale non è sufficiente. È necessaria una manifestazione di volontà non equivoca da parte dell’interessato che intende avvalersi di quella decisione definitiva.

Cosa succede se una parte non solleva correttamente l’eccezione di giudicato esterno in appello?
Se la parte non solleva ritualmente l’eccezione, non può poi lamentare la violazione del giudicato con un ricorso per cassazione. La sentenza d’appello, sebbene potenzialmente in contrasto con il giudicato, diventa impugnabile solo attraverso lo strumento della revocazione.

Qual è la differenza tra ricorso per cassazione e revocazione riguardo a un giudicato non considerato?
Il ricorso per cassazione è il rimedio corretto quando l’eccezione di giudicato è stata ritualmente sollevata ma il giudice d’appello l’ha ignorata o respinta. La revocazione, invece, è lo strumento da utilizzare quando l’esistenza del giudicato non è stata eccepita in appello dalla parte interessata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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