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Eccezione di estinzione tardiva: Cassazione chiarisce

In una causa immobiliare iniziata prima della riforma del 2009, la Cassazione ha chiarito che l’eccezione di estinzione del processo per inattività della controparte deve essere sollevata come primissimo atto difensivo. Se proposta tardivamente, si considera rinunciata e il giudice non può dichiarare l’estinzione del giudizio. La Corte ha accolto il ricorso, annullando la decisione precedente, poiché l’eccezione era stata sollevata solo in un momento successivo alla costituzione in giudizio.

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Eccezione di Estinzione: la Cassazione ribadisce l’importanza della tempestività

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 114/2024) riporta l’attenzione su un aspetto cruciale della procedura civile: la tempestività con cui deve essere sollevata l’eccezione di estinzione del processo. In particolare, per le cause instaurate prima della riforma del 2009, la Corte ha stabilito che tale eccezione, se non presentata come primissimo atto difensivo, deve considerarsi rinunciata. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: una complessa vicenda immobiliare

Il caso trae origine da una controversia sulla proprietà di alcuni immobili, iniziata nel lontano 1993. Dopo un lungo iter processuale, una Corte d’Appello aveva dichiarato la nullità della sentenza di primo grado per un difetto procedurale: la mancata partecipazione al giudizio di tutti i soggetti necessari (difetto di contraddittorio). La causa era stata quindi rinviata al Tribunale.

Gli attori avevano ripreso il processo (riassunzione), ma senza riuscire a notificare l’atto a tutti i litisconsorti necessari entro i termini previsti. A seguito di questa inattività, i convenuti avevano sollevato l’eccezione di estinzione del giudizio. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano accolto tale eccezione, dichiarando chiuso il processo.

La Decisione della Cassazione e l’importanza dell’eccezione di estinzione

Gli attori hanno presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che l’eccezione di estinzione fosse stata sollevata tardivamente dai convenuti. La Suprema Corte ha accolto questo motivo, ribaltando le decisioni dei giudici di merito.

Il punto centrale della sentenza risiede nell’applicazione della normativa processuale vigente all’epoca dell’instaurazione della causa (1993), ovvero quella anteriore alla riforma operata con la legge n. 69/2009. Secondo tale disciplina, l’estinzione del processo per inattività delle parti non poteva essere rilevata d’ufficio dal giudice, ma doveva essere eccepita dalla parte interessata ‘prima di ogni altra sua difesa’.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che il requisito della ‘pregiudizialità assoluta’ imponeva ai convenuti di sollevare l’eccezione di estinzione nel loro primo atto difensivo dopo la riassunzione del processo. Nel caso di specie, invece, i convenuti si erano costituiti in giudizio senza formulare immediatamente tale eccezione, facendolo solo in un momento successivo. Questo ritardo, secondo la Cassazione, equivale a una rinuncia tacita a far valere l’estinzione.

Inoltre, i giudici hanno chiarito che, una volta scaduto il termine perentorio per la riassunzione o per l’integrazione del contraddittorio, il giudice non ha il potere di concedere un nuovo termine. L’eventuale concessione sarebbe illegittima e non sanerebbe l’inattività della parte. L’estinzione, se tempestivamente eccepita, opererebbe di diritto.

Le conclusioni

La sentenza n. 114/2024 offre un importante promemoria sulla rigidità delle regole procedurali, specialmente quelle che disciplinano la vitalità del processo. Per le cause ancora pendenti e soggette al regime anteriore alla riforma del 2009, le parti devono prestare la massima attenzione alla sequenza logica e temporale delle loro difese. Un’eccezione procedurale, come quella di estinzione, se non sollevata con assoluta priorità, perde la sua efficacia, consentendo al processo di proseguire verso una decisione di merito. La Corte ha quindi annullato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello per un nuovo esame.

Quando deve essere sollevata l’eccezione di estinzione del processo per le cause iniziate prima della riforma del 2009?
Deve essere sollevata dalla parte interessata come primissimo atto difensivo, prima di ogni altra difesa, con assoluta pregiudizialità. Ad esempio, nell’atto di costituzione in giudizio dopo la riassunzione.

Cosa succede se l’eccezione di estinzione non viene sollevata come primo atto difensivo?
Secondo la sentenza, se l’eccezione non viene sollevata con priorità assoluta nel primo atto difensivo utile, si considera come rinunciata. Di conseguenza, il processo non può più essere dichiarato estinto per quel motivo di inattività.

Il giudice può assegnare un nuovo termine per l’integrazione del contraddittorio se quello precedente è già scaduto, causando l’estinzione?
No. La sentenza chiarisce che una volta scaduto il termine perentorio, il giudice non ha il potere di assegnarne uno nuovo. L’estinzione si è già verificata (anche se deve essere eccepita dalla parte) e un nuovo termine sarebbe concesso in violazione della legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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