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Eccezione di decadenza: come perderla per sempre

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’erede di un fideiussore, chiarendo un punto fondamentale sulla fideiussione. Anche se la clausola di deroga all’art. 1957 c.c. è nulla, l’eccezione di decadenza del creditore deve essere sollevata tempestivamente in primo grado. Non avendolo fatto, il garante ha perso definitivamente la possibilità di avvalersene, poiché si tratta di un’eccezione ‘propria’ non rilevabile d’ufficio dal giudice. La nullità della clausola ripristina la norma, ma non esonera la parte dall’onere di farla valere.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Eccezione di Decadenza nella Fideiussione: Se non la Sollevi in Tempo, la Perdi

Nel mondo del diritto, la tempistica è tutto. Un diritto può esistere sulla carta, ma se non viene fatto valere nei modi e nei tempi corretti, rischia di svanire nel nulla. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ce lo ricorda in modo netto, affrontando un caso cruciale in materia di fideiussione e l’importanza di una corretta strategia processuale. Al centro della questione vi è l’eccezione di decadenza prevista dall’art. 1957 del Codice Civile, una norma a tutela del garante che, se non gestita correttamente, diventa un’arma spuntata. Vediamo insieme cosa è successo e quali lezioni pratiche possiamo trarne.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un decreto ingiuntivo emesso nei confronti di una persona in qualità di fideiussore per un debito contratto dal figlio, titolare di un’impresa, derivante da un mutuo fondiario. La fideiussore si opponeva al decreto, ma il Tribunale di primo grado respingeva la sua opposizione. Successivamente, la Corte d’Appello confermava la sentenza di primo grado, respingendo l’impugnazione proposta.

Durante il processo, era subentrata una società veicolo come cessionaria del credito. L’erede della fideiussore originaria, nel frattempo deceduta, decideva quindi di ricorrere in Cassazione, basando la sua difesa su un punto specifico: la violazione dell’art. 1957 c.c. e, di conseguenza, la liberazione del garante dall’obbligazione.

La Strategia Difensiva e l’Errore Fatale

La difesa del garante, sia in primo grado che in appello, si era concentrata su un aspetto: la nullità di alcune clausole del contratto di fideiussione, tra cui quella che derogava proprio alla disciplina dell’art. 1957 c.c. Secondo il ricorrente, la nullità di tale clausola per violazione della normativa antitrust avrebbe dovuto comportare la nullità dell’intero contratto o, in subordine, la reviviscenza della tutela legale.

L’errore, tuttavia, è stato non aver mai sollevato, nel giudizio di primo grado, la specifica eccezione di decadenza. La difesa si era limitata a contestare la validità del contratto, senza mai affermare: ‘Caro creditore, sei decaduto dal tuo diritto perché non hai agito contro il debitore principale entro sei mesi dalla scadenza, come previsto dalla legge’.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, basando la sua decisione su un principio procedurale tanto solido quanto inflessibile. Gli Ermellini hanno chiarito che l’eccezione di decadenza ai sensi dell’art. 1957 c.c. è una cosiddetta ‘eccezione propria’. Questo termine tecnico significa che non può essere rilevata d’ufficio dal giudice, ma deve essere espressamente e tempestivamente sollevata dalla parte che vi ha interesse, in questo caso il garante.

La Corte ha spiegato che la nullità della clausola contrattuale che derogava all’art. 1957 c.c. ha il solo effetto di ripristinare la regola legale. In altre parole, una volta dichiarata nulla la deroga, la tutela prevista dalla legge torna ad essere applicabile. Tuttavia, questo non significa che i suoi effetti siano automatici. Il garante, per beneficiare della liberazione, deve attivarsi e sollevare formalmente l’eccezione, dimostrando che il creditore non ha rispettato il termine di sei mesi.

Poiché il garante non aveva mai formulato questa specifica eccezione nel primo grado di giudizio, ha perso la possibilità di farlo nelle fasi successive del processo, a causa delle preclusioni processuali previste, tra cui l’art. 345 c.p.c. che vieta la proposizione di nuove eccezioni in appello. Di conseguenza, anche se in astratto il diritto alla liberazione poteva esistere, l’errore procedurale lo ha reso inesigibile.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre una lezione fondamentale per chiunque si trovi a garantire un debito altrui e per i legali che li assistono. La validità sostanziale di un diritto non è sufficiente se non è accompagnata da una corretta e tempestiva azione processuale.

Le implicazioni pratiche sono chiare:

1. La strategia difensiva va impostata correttamente sin dal primo atto: Nel contestare un contratto di fideiussione, non basta argomentare la nullità di una clausola. È essenziale sollevare contestualmente tutte le eccezioni che da tale nullità potrebbero derivare, come l’eccezione di decadenza.
2. Distinguere tra nullità e decadenza: La nullità della clausola di deroga e la decadenza del creditore sono due concetti distinti. La prima è il presupposto, la seconda è la conseguenza che deve essere fatta valere in giudizio.
3. Le eccezioni ‘proprie’ non perdonano: Il sistema processuale prevede scadenze e preclusioni rigide. Un’eccezione non sollevata al momento giusto è un’eccezione persa per sempre.

In conclusione, la decisione della Cassazione ribadisce che il processo civile non è solo una questione di ‘avere ragione’, ma anche di ‘saper far valere le proprie ragioni’ nel rispetto delle regole procedurali. Un diritto non esercitato nei termini previsti dalla legge è, a tutti gli effetti, un diritto che cessa di esistere.

Se la clausola che deroga all’art. 1957 c.c. in una fideiussione è dichiarata nulla, il garante è automaticamente liberato dal suo obbligo?
No. La nullità della clausola ha l’unico effetto di rendere nuovamente applicabile la disciplina legale dell’art. 1957 c.c. Tuttavia, per essere liberato, il garante deve sollevare formalmente e tempestivamente la specifica eccezione di decadenza, dimostrando che il creditore non ha agito nei termini di legge.

È possibile sollevare l’eccezione di decadenza per la prima volta in appello?
No. La Corte di Cassazione ha confermato che l’eccezione di decadenza prevista dall’art. 1957 c.c. è un’eccezione in senso stretto (o ‘propria’). Come tale, deve essere sollevata nel primo grado di giudizio e non può essere proposta per la prima volta in appello, a causa delle preclusioni processuali.

Cosa significa che un’eccezione è ‘propria’ e quali sono le conseguenze?
Significa che il giudice non può rilevarla d’ufficio, anche se i fatti che la costituiscono emergono dagli atti di causa. Deve essere la parte interessata a sollevarla esplicitamente. La conseguenza principale è che se la parte non la solleva nei termini previsti (solitamente nel primo atto difensivo del primo grado), perde definitivamente il diritto di avvalersene.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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