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Eccezione di compensazione: la certezza del credito

Un fideiussore agiva in regresso contro i soci coobbligati di una società. Questi ultimi opponevano una eccezione di compensazione basata su un controcredito contestato. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, confermando che la necessità di un’approfondita istruttoria per provare l’esistenza del controcredito ne esclude il requisito della ‘certezza’, rendendo così inoperante la compensazione legale o giudiziale.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Eccezione di Compensazione: quando la certezza del credito viene meno?

L’eccezione di compensazione è uno strumento processuale fondamentale che permette a un debitore di estinguere, in tutto o in parte, la propria obbligazione opponendo un credito che vanta a sua volta nei confronti del creditore. Tuttavia, la sua operatività è subordinata a requisiti precisi, tra cui la ‘certezza’ del controcredito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto chiarimenti cruciali su questo requisito, stabilendo che la necessità di un’approfondita istruttoria per provare l’esistenza del controcredito ne mina la certezza, rendendo inapplicabile la compensazione.

I Fatti di Causa: Un Debito Garantito e un Controcredito Contestato

La vicenda trae origine dall’azione di regresso promossa da un imprenditore, che, in qualità di fideiussore di una società, aveva saldato un debito di quest’ultima nei confronti di un istituto di credito. L’imprenditore ha quindi convenuto in giudizio gli altri soci per ottenere il rimborso della quota di loro spettanza.

I soci convenuti si sono difesi sollevando un’eccezione di compensazione. Essi sostenevano di vantare un controcredito nei confronti dell’attore, derivante da una somma di denaro che, a loro dire, era stata messa a disposizione per ripianare una situazione debitoria di un’altra impresa individuale dell’attore stesso. Tale controcredito, tuttavia, è stato fin da subito contestato dall’attore, dando il via a un lungo e complesso iter giudiziario.

La Decisione della Corte di Cassazione

Dopo vari gradi di giudizio, inclusa una precedente pronuncia della Cassazione che aveva rinviato la causa alla Corte d’Appello, la Suprema Corte è stata nuovamente chiamata a decidere. Con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso dei soci inammissibile, confermando la decisione del giudice di rinvio. La Corte ha stabilito che la pretesa dei ricorrenti di operare la compensazione era infondata, proprio per la mancanza del requisito della certezza del loro controcredito.

Le Motivazioni: la Certezza del Credito e l’Eccezione di Compensazione

La Corte di Cassazione ha articolato le sue motivazioni attorno al principio cardine che regola l’istituto della compensazione, come disciplinato dagli artt. 1241 e 1243 del Codice Civile. La decisione si fonda su una logica stringente che lega la certezza del credito al comportamento processuale delle parti e alla natura stessa del contenzioso.

Il Principio di Diritto: Quando un Credito Non è ‘Certo’?

Il fulcro della decisione risiede nella definizione di ‘credito certo’. Secondo la Suprema Corte, la certezza non è un concetto astratto, ma si valuta concretamente nel processo. Nel caso di specie, il controcredito opposto in compensazione non poteva considerarsi ‘certo’ per due ragioni principali:

1. Il comportamento processuale dei debitori: Gli stessi soci che eccepivano la compensazione avevano, fin dal primo grado, richiesto un’approfondita istruttoria (prove testimoniali, consulenze tecniche) per dimostrare l’esistenza e l’ammontare del loro presunto credito. Questo comportamento, secondo la Corte, è una palese ammissione implicita della non certezza del credito stesso. Un credito certo, infatti, non necessita di una complessa attività probatoria per essere dimostrato.
2. La non pretestuosità della contestazione: La contestazione del controcredito da parte dell’attore non era meramente formale o dilatoria. L’esigenza di svolgere un’istruttoria complessa ha dimostrato che la contestazione si basava su dubbi fondati, rendendo il controcredito litigioso e, quindi, privo del requisito della certezza.

La Corte ha ribadito che l’eccezione di compensazione è uno strumento che mira a semplificare i rapporti giuridici e processuali, non a complicarli. Consentire la compensazione con un credito incerto e bisognoso di lunghe indagini snaturerebbe la sua funzione, ritardando ingiustificatamente la soddisfazione del credito principale, quello sì certo e liquido.

L’Inammissibilità del Ricorso

Sulla base di questi principi, la Corte ha concluso che i motivi di ricorso erano inammissibili. I ricorrenti, infatti, non contestavano una violazione di legge da parte del giudice d’appello, ma tentavano di ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti e delle prove, attività preclusa nel giudizio di legittimità. Il giudice di rinvio si era correttamente attenuto al principio di diritto enunciato dalla Cassazione nella precedente pronuncia, escludendo l’operatività della compensazione data l’assenza di certezza del controcredito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza ha importanti implicazioni pratiche per chi intende avvalersi dell’eccezione di compensazione. La decisione sottolinea che non è sufficiente affermare di avere un controcredito; tale credito deve essere provato in modo semplice e non controverso. Se la sua dimostrazione richiede un’indagine giudiziale complessa, è molto probabile che il giudice neghi la compensazione per mancanza del requisito della certezza. Questo principio tutela il creditore principale da manovre dilatorie e garantisce che il processo si concentri sulla pretesa originaria, senza essere deviato da contro-domande incerte che richiederebbero un giudizio a parte.

Quando un controcredito può essere usato in compensazione in un processo?
Un controcredito può essere usato in compensazione solo se possiede i requisiti di liquidità (cioè determinato nel suo ammontare), esigibilità (non sottoposto a termini o condizioni) e certezza. Se manca la certezza, la compensazione non può operare.

La necessità di avviare un’indagine approfondita (istruttoria) per provare un controcredito influisce sulla possibilità di usarlo in compensazione?
Sì, in modo decisivo. Secondo la Corte, il fatto stesso che sia necessaria un’istruttoria complessa per dimostrare l’esistenza del controcredito è la prova che esso manca del requisito della ‘certezza’, rendendo quindi inapplicabile l’eccezione di compensazione.

Cosa significa che un credito opposto in compensazione deve essere ‘certo’?
Significa che la sua esistenza non deve essere oggetto di una seria e fondata contestazione. Se la parte che lo eccepisce ha bisogno di articolare specifiche istanze istruttorie per provarlo e la controparte solleva contestazioni non pretestuose, il credito non può considerarsi ‘certo’ ai fini della compensazione giudiziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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