LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Eccezione di arbitrato: i termini per sollevarla

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 112/2024, ha stabilito che l’eccezione di arbitrato rituale ha natura di questione di competenza e deve essere sollevata, a pena di decadenza, nel primo atto difensivo utile. Nel caso di specie, una società operante nel settore elicotteristico aveva tardivamente sollevato l’eccezione in un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che il dubbio sulla natura dell’arbitrato (rituale o irrituale) si risolve a favore di quello rituale e che la relativa eccezione, se non tempestiva, non può essere accolta.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Eccezione di Arbitrato: quando e come sollevarla per non perdere il diritto

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di procedure alternative di risoluzione delle controversie: l’eccezione di arbitrato va sollevata tempestivamente, altrimenti si perde la possibilità di far valere la clausola compromissoria. La pronuncia chiarisce la natura dell’arbitrato rituale e le conseguenze processuali che ne derivano, offrendo una guida preziosa per le imprese che inseriscono tali clausole nei loro contratti.

Il caso: un contratto di elisoccorso e una clausola controversa

La vicenda trae origine da un raggruppamento temporaneo di imprese nel settore del trasporto aereo con elicotteri. Una società del raggruppamento, cessionaria di un credito vantato da un’altra associata, otteneva un decreto ingiuntivo nei confronti della società capofila per il pagamento di circa 244.000 euro.

La società ingiunta si opponeva al decreto, eccependo in compensazione un proprio controcredito. Solo in un secondo momento, dopo la prima udienza di comparizione, sollevava l’eccezione basata sulla clausola compromissoria contenuta nel contratto originario, sostenendo che la controversia dovesse essere decisa da un arbitro e non dal tribunale.

La Corte d’Appello, confermando la decisione di primo grado, rigettava il gravame, ritenendo l’eccezione tardiva. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’eccezione di arbitrato secondo la Cassazione

La Corte Suprema ha affrontato due questioni centrali per risolvere il caso:

1. La natura della clausola arbitrale: era da intendersi come rituale o irrituale?
2. La tempistica per sollevare la relativa eccezione.

I giudici hanno chiarito che, nel dubbio, l’interpretazione deve favorire la natura rituale dell’arbitrato. Questo perché l’arbitrato rituale offre maggiori garanzie, producendo un lodo con efficacia di sentenza. Nel caso specifico, l’uso di termini come “giudizio” e “definisce la controversia” orientava chiaramente verso la natura rituale, nonostante altre espressioni potessero suggerire un’intenzione informale.

La questione di competenza e i termini perentori

Una volta stabilita la natura rituale dell’arbitrato, la Corte ha affermato che la relativa eccezione non è una questione di merito, ma una questione di competenza. Di conseguenza, essa deve essere sollevata, a pena di decadenza, nel primo atto difensivo.

Nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, il primo atto difensivo per la parte che si oppone (che ha il ruolo sostanziale di convenuto) è l’atto di citazione in opposizione. Poiché la società aveva sollevato l’eccezione solo in una memoria successiva alla prima udienza, la sua richiesta è stata correttamente giudicata tardiva.

Le altre motivazioni: l’inammissibilità dei motivi d’appello

Il ricorso della società si fondava anche su altri motivi, tra cui la presunta violazione delle norme sull’onere della prova e l’errata esclusione della compensazione giudiziale. Anche questi motivi sono stati rigettati.

In particolare, riguardo alla compensazione, la Cassazione ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse basato la sua decisione su una doppia ratio decidendi: da un lato, la mancanza di prova del controcredito; dall’altro, l’assenza dei presupposti per la compensazione. La ricorrente aveva criticato solo la seconda motivazione. La Suprema Corte ha ribadito il suo consolidato orientamento: quando una sentenza si fonda su più ragioni autonome, tutte idonee a sorreggerla, il ricorrente ha l’onere di contestarle tutte. In caso contrario, il motivo di ricorso è inammissibile per difetto di interesse, poiché l’altra motivazione, non contestata, resterebbe comunque valida a sostenere la decisione.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione basandosi su un’interpretazione sistematica delle norme processuali e sulla giurisprudenza consolidata. Il punto centrale è la qualificazione dell’eccezione di arbitrato rituale come eccezione di competenza. Questa qualificazione discende dalla natura giurisdizionale e sostitutiva della funzione del giudice ordinario che l’arbitrato rituale ha assunto, specialmente dopo le riforme legislative in materia. Di conseguenza, si applicano le regole previste dall’art. 38 c.p.c., che impongono di sollevare tale eccezione nel primo atto difensivo utile, a pena di decadenza. Il mancato rispetto di questo termine implica una scelta implicita delle parti di voler procedere davanti al giudice ordinario, escludendo la competenza arbitrale. La Corte ha inoltre precisato che, in caso di ambiguità della clausola compromissoria, il principio del favor per l’arbitrato rituale garantisce alle parti una tutela più efficace, assimilabile a quella della giurisdizione statale. Infine, ha applicato il principio dell’inammissibilità del ricorso per carenza di interesse quando non vengono censurate tutte le rationes decidendi autonome che sorreggono la sentenza impugnata, confermando la necessità di un’impugnazione completa per poter ottenere la cassazione della pronuncia.

Le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza rigetta il ricorso e condanna la società ricorrente al pagamento delle spese legali. La decisione è un importante monito per le parti contrattuali: la scelta di inserire una clausola arbitrale richiede un’attenta gestione processuale. L’eccezione di arbitrato non è una carta da giocare in qualsiasi momento del processo, ma una precisa scelta difensiva che deve essere manifestata immediatamente, fin dal primo atto, per non precludersi la possibilità di accedere alla giustizia arbitrale.

Quando deve essere sollevata l’eccezione di arbitrato rituale per essere considerata tempestiva?
L’eccezione di arbitrato rituale, essendo una questione di competenza, deve essere sollevata a pena di decadenza nel primo atto difensivo della parte convenuta. In un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, questo corrisponde all’atto di citazione in opposizione.

Come si interpreta una clausola compromissoria ambigua sulla natura dell’arbitrato?
Secondo la Corte, in caso di dubbio interpretativo, la volontà delle parti deve essere letta nel senso di aver previsto un arbitrato rituale, in quanto offre maggiori garanzie di efficacia (il lodo ha valore di sentenza) e di stabilità attraverso il regime delle impugnazioni.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione contesta solo una delle diverse motivazioni autonome su cui si fonda la sentenza impugnata?
Se la sentenza si basa su una pluralità di ragioni distinte e autonome (rationes decidendi), ognuna sufficiente a sorreggere la decisione, il ricorso è inammissibile per difetto di interesse qualora non le contesti tutte. L’eventuale accoglimento del ricorso su una singola ragione non potrebbe comunque portare alla cassazione della sentenza, poiché le altre, non impugnate, resterebbero valide.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati