LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Eccezione di arbitrato: come e quando sollevarla

Un’impresa edile ottiene un decreto ingiuntivo contro un cliente per lavori di ristrutturazione. Il cliente si oppone sollevando un’eccezione di arbitrato prevista nel contratto. L’impresa sostiene che l’eccezione sia tardiva e implicitamente rinunciata. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, chiarendo che l’eccezione di arbitrato irrituale non è una questione di competenza, ma di merito (improponibilità della domanda), e deve essere sollevata tempestivamente nel primo atto difensivo, come correttamente fatto dal cliente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Eccezione di Arbitrato: Quando Sollevarla per Evitare il Tribunale

L’inserimento di una clausola arbitrale nei contratti è una pratica comune per risolvere le controversie al di fuori delle aule di tribunale. Tuttavia, per far valere tale clausola, è fondamentale conoscere le corrette modalità e tempistiche processuali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto cruciale: la natura dell’eccezione di arbitrato e i termini perentori per la sua proposizione. Questo provvedimento sottolinea come un errore procedurale possa vanificare il diritto di avvalersi della giustizia privata concordata contrattualmente.

I Fatti di Causa: Dal Decreto Ingiuntivo al Ricorso in Cassazione

Una società di costruzioni, a seguito di un contratto di appalto per la ristrutturazione di un immobile, otteneva dal Tribunale un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo contro il committente per il pagamento di somme ritenute dovute.

Il committente proponeva opposizione al decreto, eccependo l’esistenza di una clausola di arbitrato libero contenuta nel contratto, che deferiva ogni controversia a un arbitro. Il Tribunale accoglieva l’opposizione, dichiarando improponibile la domanda monitoria e rimettendo le parti davanti all’arbitro.

L’impresa edile impugnava la decisione dinanzi alla Corte d’Appello, sostenendo che il committente avesse di fatto rinunciato alla clausola arbitrale. Secondo l’appellante, pur avendo menzionato la clausola, il committente non l’aveva posta al centro della sua difesa iniziale, concentrandosi su altre richieste. La Corte d’Appello, tuttavia, rigettava il gravame, confermando la decisione di primo grado. Contro questa sentenza, la società di costruzioni proponeva ricorso per cassazione.

La questione dell’eccezione di arbitrato davanti alla Suprema Corte

Il motivo centrale del ricorso in Cassazione si basava sulla presunta violazione dell’art. 38 del codice di procedura civile. La società ricorrente lamentava che il committente avesse sollevato l’eccezione di arbitrato in modo tardivo e non inequivocabile. A suo dire, il comportamento processuale dell’opponente (come la richiesta di sospensione del decreto ingiuntivo) dimostrava una volontà di accettare la giurisdizione del giudice ordinario, configurando una rinuncia implicita alla competenza arbitrale. L’impresa sosteneva che la questione dovesse essere decisa entro la prima udienza, cosa che non era avvenuta, portando a un esercizio tardivo del potere decisorio sulla competenza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il motivo infondato, rigettando il ricorso e offrendo chiarimenti fondamentali sulla natura dell’eccezione di arbitrato irrituale.

In primo luogo, i giudici hanno precisato che la pattuizione di un arbitrato irrituale (o libero) non determina una questione di competenza del giudice ordinario, ma piuttosto una questione di proponibilità della domanda giudiziale. Di conseguenza, il richiamo all’art. 38 c.p.c., che disciplina l’eccezione di incompetenza, è stato ritenuto inconferente.

La devoluzione della controversia agli arbitri, in questo contesto, costituisce una rinuncia all’azione giudiziaria statale. L’eccezione con cui si fa valere tale rinuncia è una questione di merito, qualificabile come ‘eccezione propria in senso stretto’. Ciò significa che deve essere sollevata dalla parte interessata, nei tempi e nei modi previsti per le eccezioni di merito.

Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente verificato che il committente aveva sollevato l’eccezione sia nel suo atto di opposizione al decreto ingiuntivo sia durante la prima udienza. Questo comportamento è stato ritenuto sufficiente a manifestare in modo chiaro e tempestivo la volontà di avvalersi della clausola compromissoria, rispettando così i termini di legge. La difesa della società ricorrente, basata su una presunta rinuncia implicita, è stata quindi respinta.

Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale per chiunque stipuli contratti contenenti clausole arbitrali. L’eccezione di arbitrato non è un dettaglio secondario, ma una difesa di merito che deve essere sollevata con chiarezza e tempestività, fin dal primo atto difensivo utile. Qualsiasi esitazione o ambiguità può essere interpretata come una rinuncia a tale strumento, con la conseguenza di dover affrontare un lungo e costoso processo in tribunale. La pronuncia serve da monito: la scelta dell’arbitrato va difesa attivamente e senza indugi sin dalle prime battute del contenzioso.

L’eccezione basata su una clausola di arbitrato irrituale è una questione di competenza del giudice?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che non si tratta di una questione di competenza, ma di proponibilità della domanda. È un’eccezione di merito che impedisce l’esercizio dell’azione giudiziaria.

Entro quali termini deve essere sollevata l’eccezione di arbitrato?
Essendo un’eccezione di merito ‘propria e in senso stretto’, deve essere proposta dalla parte nei tempi e modi previsti per tali difese, ovvero nel primo atto difensivo (come l’atto di opposizione a decreto ingiuntivo) e ribadita alla prima udienza.

Il comportamento di una parte in giudizio può essere interpretato come una rinuncia alla clausola arbitrale?
Sì, ma la rinuncia non può essere presunta facilmente. Nel caso analizzato, la Corte ha ritenuto che l’aver sollevato l’eccezione nell’atto di opposizione e in prima udienza fosse una manifestazione di volontà sufficientemente chiara, nonostante la discussione di altre questioni preliminari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati