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Eccesso di potere giurisdizionale: i limiti Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15409/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso in materia elettorale. Si contestava un presunto eccesso di potere giurisdizionale da parte del giudice amministrativo, reo di aver valutato nel merito una questione di costituzionalità anziché limitarsi a un giudizio di non manifesta infondatezza. La Suprema Corte ha ribadito che il controllo sulla giurisdizione non può estendersi al modo in cui il giudice speciale esercita il proprio potere di delibazione, che rientra nei limiti interni della sua funzione.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Eccesso di potere giurisdizionale: i limiti invalicabili tra giudice e Corte Costituzionale

L’ordinanza n. 15409/2024 delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui confini del controllo giurisdizionale, in particolare sul concetto di eccesso di potere giurisdizionale. La vicenda, nata da un contenzioso elettorale in un comune siciliano, ha permesso alla Suprema Corte di ribadire con fermezza i limiti del proprio sindacato sulle decisioni dei giudici speciali, come quelli amministrativi, soprattutto quando entra in gioco la valutazione di una questione di legittimità costituzionale.

I Fatti del Contenzioso Elettorale

La controversia trae origine dalle elezioni comunali. Un candidato sindaco, risultato eletto, si vedeva negare il cosiddetto “premio di maggioranza” per le liste a lui collegate. La ragione? Secondo l’ufficio elettorale, un altro raggruppamento di liste aveva superato il 50% dei voti validi, condizione che, secondo la legge regionale siciliana, impedisce l’attribuzione del premio.

Il punto cruciale era il metodo di calcolo: per raggiungere quella soglia, erano stati esclusi dal totale dei voti validi i suffragi ottenuti dalle liste che non avevano superato la soglia di sbarramento del 5%. Il sindaco eletto ha impugnato tale decisione, sostenendo che questa operazione di “scomputo” fosse frutto di un’errata e incostituzionale applicazione della normativa regionale.

La Decisione dei Giudici Amministrativi e il Ricorso in Cassazione

Sia il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) che il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana (CGA) hanno respinto il ricorso. In particolare, il CGA ha ritenuto manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale sollevata, argomentando che la norma regionale interpretativa rappresentava un ragionevole punto di equilibrio tra rappresentanza e stabilità di governo.

Insoddisfatto, il ricorrente si è rivolto alle Sezioni Unite della Cassazione, non per contestare un errore di giudizio, ma per denunciare un vizio ben più radicale: l’eccesso di potere giurisdizionale. La sua tesi era che il giudice amministrativo non si fosse limitato a un controllo sulla “non manifesta infondatezza” della questione, ma si fosse spinto a deciderla nel merito, sostituendosi di fatto alla Corte Costituzionale, unico organo competente a giudicare la legittimità delle leggi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, tracciando una linea netta tra il controllo sulla giurisdizione e il riesame del merito.

Le Sezioni Unite hanno ricordato che il loro sindacato sulle decisioni dei giudici speciali, ai sensi dell’art. 111, comma 8, della Costituzione, è limitato ai soli “motivi inerenti alla giurisdizione”. Questo controllo non può estendersi a presunti errori di giudizio (error in iudicando) o di procedura (error in procedendo), indipendentemente dalla loro gravità.

La valutazione sulla rilevanza e sulla non manifesta infondatezza di una questione di costituzionalità, che ogni giudice è chiamato a compiere prima di un eventuale rinvio alla Corte Costituzionale, è un’attività che rientra pienamente nei poteri del giudice stesso. È un’operazione confinata “entro i limiti interni della rispettiva giurisdizione”.

La Cassazione ha chiarito che anche un’argomentazione particolarmente approfondita nel dichiarare l’infondatezza della questione non integra un eccesso di potere giurisdizionale. Sostenere il contrario significherebbe trasformare il ricorso per motivi di giurisdizione in un terzo grado di giudizio mascherato, consentendo alla Cassazione di sindacare il modo in cui il giudice speciale ha esercitato le sue funzioni, anziché verificare se ne avesse il potere.

In altre parole, il giudice amministrativo non ha invaso la sfera di competenza della Corte Costituzionale; ha semplicemente esercitato il proprio potere/dovere di delibare la questione, motivando adeguatamente le ragioni del suo rigetto, come peraltro richiesto dalla legge (art. 24, l. 87/1953).

Le Conclusioni

L’ordinanza riafferma un principio fondamentale dell’architettura costituzionale italiana: il ricorso in Cassazione contro le sentenze dei giudici speciali non è uno strumento per correggere ogni possibile errore, ma serve a garantire che ogni giudice rimanga entro i confini della propria giurisdizione. La profondità delle argomentazioni usate da un giudice per motivare la propria decisione, anche su temi di rilevanza costituzionale, non può essere confusa con un’usurpazione di poteri altrui. La distinzione tra controllo sui limiti esterni della giurisdizione e sindacato sul corretto esercizio del potere interno rimane un pilastro invalicabile del nostro ordinamento processuale.

Può la Corte di Cassazione annullare una sentenza di un giudice speciale se questi respinge una questione di costituzionalità con motivazioni molto approfondite?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il modo in cui un giudice, ordinario o speciale, valuta la “non manifesta infondatezza” di una questione di costituzionalità rientra nell’esercizio dei suoi poteri. Anche una motivazione molto dettagliata non costituisce un eccesso di potere giurisdizionale, ma attiene alle modalità di esercizio della funzione giurisdizionale, non sindacabili dalla Cassazione per motivi di giurisdizione.

Qual è la differenza tra ‘eccesso di potere giurisdizionale’ e un ‘errore di giudizio’?
L’eccesso di potere giurisdizionale si verifica quando un giudice invade la sfera di competenza di un altro potere dello Stato (es. legislativo) o di un altro organo costituzionale (es. la Corte Costituzionale). Un ‘errore di giudizio’ (error in iudicando) è invece un’errata interpretazione o applicazione della legge, che rimane all’interno dei poteri del giudice. Il primo è un vizio che attiene ai limiti esterni della giurisdizione, il secondo no.

Il ricorso alla Corte di Cassazione contro le decisioni dei giudici speciali è un terzo grado di giudizio?
No. Non è un ulteriore grado di giudizio nel merito. È uno strumento specifico, previsto dall’art. 111 della Costituzione, per verificare la corretta individuazione del giudice fornito di giurisdizione e il rispetto dei limiti esterni di tale giurisdizione, senza poter entrare nel merito delle scelte ermeneutiche o procedurali del giudice speciale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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