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Eccesso di potere giurisdizionale e rinvio alla CGUE

La Corte di Cassazione affronta il tema dell’eccesso di potere giurisdizionale in un caso relativo a un’autorizzazione per una discarica. Il Consiglio di Stato, pur sollevando questione pregiudiziale alla Corte di Giustizia UE, aveva deciso la causa nel merito, rendendo di fatto inutile la pronuncia europea. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che tale comportamento, pur anomalo, non costituisce una violazione dei limiti esterni della giurisdizione ma un errore procedurale non sindacabile in quella sede.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Eccesso di potere giurisdizionale: quando il giudice decide prima della Corte UE

L’ordinanza in commento offre un’importante lezione sui delicati equilibri tra giurisdizione nazionale e diritto dell’Unione Europea. Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno chiarito i confini del sindacato sull’eccesso di potere giurisdizionale del giudice amministrativo, specialmente quando questi, pur investendo la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) di una questione interpretativa, procede a definire il merito della causa, vanificando di fatto l’utilità del rinvio stesso. La vicenda, nata da una controversia ambientale, si è trasformata in un caso emblematico di procedura civile e di rapporti tra ordinamenti.

I Fatti: La controversia sulla barriera geologica della discarica

Alcuni cittadini e un’associazione ambientalista avevano impugnato dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale i provvedimenti di un ente regionale che autorizzavano la realizzazione di una discarica per rifiuti inerti. Il punto centrale della contestazione era l’assenza, nel sito prescelto (un’ex cava), di una barriera geologica naturale, ritenuta requisito indispensabile dalla normativa europea (Direttiva 1999/31/CE) e da quella nazionale di attuazione per prevenire la contaminazione del suolo e delle acque.

I ricorrenti sostenevano che la normativa ammettesse la possibilità di completare o rinforzare una barriera naturale esistente con una artificiale, ma non di sostituirla integralmente in caso di totale assenza dell’originaria barriera geologica.

La Decisione del Consiglio di Stato e il Rinvio Pregiudiziale ‘svuotato’

Il Consiglio di Stato, investito dell’appello, ha interpretato la normativa nel senso che la ratio fosse garantire la sicurezza del sito, indipendentemente dal tipo di barriera, naturale o artificiale, purché venissero assicurate equivalenti condizioni di protezione ambientale. Su questa base, ha respinto nel merito i motivi di appello, ritenendo legittima l’autorizzazione.

Tuttavia, lo stesso Consiglio di Stato, pur escludendo ‘ragionevoli dubbi interpretativi’, ha ritenuto opportuno disporre un rinvio pregiudiziale alla CGUE per avere chiarimenti sull’interpretazione della direttiva europea. La peculiarità è che questa decisione è stata presa con una sentenza non definitiva che, di fatto, aveva già risolto la res controversa, relegando la futura pronuncia della CGUE alla sola determinazione delle spese processuali.

Il ricorso per Cassazione per eccesso di potere giurisdizionale

I cittadini hanno quindi proposto ricorso alle Sezioni Unite della Cassazione, lamentando un eccesso di potere giurisdizionale sotto un duplice profilo:

1. Sconfinamento nella giurisdizione della CGUE: Il Consiglio di Stato, decidendo il merito della causa, avrebbe svuotato di significato il rinvio pregiudiziale, appropriandosi di una funzione riservata alla Corte europea e violando di fatto l’art. 267 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE).
2. Invasione della sfera del legislatore: Interpretando la normativa in modo da creare un’equivalenza totale tra barriera naturale e artificiale, il giudice amministrativo avrebbe ‘creato’ una norma nuova, colmando un vuoto normativo e invadendo così la sfera di competenza del potere legislativo.

Le Motivazioni della Suprema Corte: i confini del sindacato sulla giurisdizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili tutti i motivi di ricorso, svolgendo una approfondita analisi dei limiti del proprio sindacato sulle decisioni dei giudici speciali. I giudici hanno chiarito che il vizio di eccesso di potere giurisdizionale, ai sensi dell’art. 111 della Costituzione, riguarda unicamente la violazione dei ‘limiti esterni’ della giurisdizione, e non le modalità con cui essa viene esercitata.

La Corte ha spiegato che il comportamento del Consiglio di Stato, pur anomalo, si qualifica come un ‘omesso rinvio in concreto’. Sebbene il rinvio sia stato formalmente disposto, la decisione sul merito ne ha annullato gli effetti pratici. Tuttavia, questa dinamica processuale, secondo la Cassazione, non integra un difetto di giurisdizione. Si tratta, piuttosto, di un potenziale error in procedendo, ovvero un errore nell’applicazione delle norme processuali, che però non è sindacabile in sede di legittimità per le sentenze del Consiglio di Stato.

In sostanza, il sindacato della Cassazione non può estendersi a valutare se il giudice amministrativo abbia interpretato correttamente il diritto (nazionale o europeo) o abbia gestito correttamente il dialogo con la CGUE. Tali questioni attengono all’esercizio del potere giurisdizionale, non al suo superamento.

Anche il secondo motivo, relativo alla presunta creazione di norme, è stato respinto. La Corte ha ribadito il suo consolidato orientamento: l’attività di interpretazione di una norma, anche quando volta a colmare una lacuna legis attraverso la ricerca della ratio, è il cuore della funzione giudiziaria. Non si tratta di creazione di diritto, ma di applicazione dello stesso, e un eventuale errore in tale operazione costituisce un error in iudicando, non un’invasione della sfera legislativa.

Conclusioni: Le implicazioni della sentenza

L’ordinanza consolida un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione per motivi di giurisdizione contro le sentenze del Consiglio di Stato ha un ambito applicativo molto ristretto. Non può essere utilizzato come un terzo grado di giudizio per contestare l’interpretazione delle norme o gli errori procedurali, anche quando questi riguardino il fondamentale meccanismo di cooperazione con la Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Questa pronuncia riafferma la netta separazione tra il controllo sui limiti esterni della giurisdizione (di competenza della Cassazione) e la valutazione dell’operato del giudice all’interno di tali limiti. Di conseguenza, la gestione del rinvio pregiudiziale, compresa la paradossale situazione di un rinvio ‘svuotato’ dalla contestuale decisione di merito, rimane confinata nell’ambito dell’esercizio della funzione giurisdizionale del giudice amministrativo, non sindacabile per eccesso di potere giurisdizionale.

Un giudice nazionale di ultima istanza che decide una causa nel merito, rendendo inutile un rinvio pregiudiziale già disposto verso la Corte di Giustizia Europea, commette eccesso di potere giurisdizionale?
No, secondo la Cassazione, questa condotta non configura un eccesso di potere giurisdizionale sindacabile ai sensi dell’art. 111 Cost. Si tratta di un ‘omesso rinvio in concreto’ che rientra nelle modalità di esercizio della funzione giurisdizionale, non in una violazione dei suoi limiti esterni.

È possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza del Consiglio di Stato per omessa o errata applicazione del diritto dell’Unione Europea?
No, il ricorso in Cassazione per motivi di giurisdizione non può essere utilizzato per censurare errori di interpretazione o applicazione del diritto (sia nazionale che europeo), i quali costituiscono errori in iudicando o in procedendo, e non un difetto di giurisdizione.

Quando un giudice amministrativo interpreta una norma per colmare un vuoto normativo, sta creando una nuova legge e commettendo eccesso di potere giurisdizionale?
No, per la Suprema Corte, l’attività interpretativa, anche se volta a colmare una lacuna legis ricercando la ratio della norma, rientra nel compito proprio del giudice. Non costituisce un’invasione della sfera del legislatore, ma un’attività ermeneutica che, se errata, può al massimo configurare un errore di giudizio, non un vizio di giurisdizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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