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Durata ragionevole processo: l’inizio è la notifica

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25709/2025, stabilisce un principio fondamentale per calcolare la durata ragionevole processo nei procedimenti di opposizione a decreto ingiuntivo. Il calcolo non parte dall’opposizione, ma dalla precedente notifica del ricorso e del decreto ingiuntivo al debitore. Questa decisione, annullando una precedente pronuncia della Corte d’Appello, chiarisce che è quello il momento in cui la lite diviene pendente e inizia a decorrere il tempo ai fini della richiesta di equa riparazione per eccessiva durata, in base alla Legge Pinto.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Durata Ragionevole Processo: la Notifica del Decreto Ingiuntivo Segna l’Inizio del Conteggio

La garanzia di una giustizia celere è un pilastro dello stato di diritto, ma cosa succede quando i tempi si allungano a dismisura? La legge prevede un’equa riparazione per la durata ragionevole processo violata. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatta chiarezza su un punto cruciale: da quando si inizia a calcolare questa durata nei procedimenti che nascono da un decreto ingiuntivo? La risposta fornita dagli Ermellini è netta e sposta l’orologio all’indietro rispetto a interpretazioni precedenti, offrendo una maggiore tutela ai cittadini.

I Fatti di Causa: una Richiesta di Indennizzo Respinta

Il caso trae origine dalla richiesta di un professionista di ottenere il pagamento per le sue prestazioni. A tal fine, avviava un procedimento per decreto ingiuntivo. Successivamente, a causa della lentezza del giudizio di opposizione che ne era scaturito, il professionista adiva la Corte d’Appello, ai sensi della Legge Pinto (L. 89/2001), per ottenere un indennizzo per l’eccessiva durata del processo.

La Corte d’Appello, però, respingeva la domanda. Secondo i giudici di merito, il processo non aveva ancora superato la soglia di durata ragionevole (fissata in tre anni) alla data critica prevista dalla normativa transitoria. Per arrivare a questa conclusione, la Corte aveva calcolato l’inizio del processo non dal momento del deposito o della notifica del decreto ingiuntivo, bensì dalla data di notifica dell’atto di opposizione. Di conseguenza, il ricorrente avrebbe dovuto attivare i cosiddetti ‘rimedi preventivi’ per accelerare il giudizio, cosa che non aveva fatto, rendendo la sua domanda inammissibile.

Il Principio di Diritto e la Durata Ragionevole Processo

Contro questa decisione, gli eredi del professionista proponevano ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha accolto le loro ragioni, ribaltando la decisione della Corte d’Appello e enunciando un principio di diritto di fondamentale importanza pratica.

La Corte ha stabilito che, ai fini del calcolo della durata ragionevole processo per ottenere l’equa riparazione, il momento iniziale (dies a quo) in un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo deve essere individuato nella data di notifica del ricorso e del decreto ingiuntivo stesso, e non nella successiva data di notifica dell’atto di opposizione.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda su una precisa interpretazione delle norme processuali. Il punto di riferimento è l’articolo 643 del codice di procedura civile, il quale afferma chiaramente che la notifica del ricorso e del decreto ingiuntivo ‘determina la pendenza della lite’. Questo significa che è da quel preciso momento che si instaura formalmente il rapporto processuale tra le parti. Il debitore viene a conoscenza della pretesa e dell’ordine del giudice, con la possibilità di opporsi.

Ignorare tutta la fase che precede l’opposizione, come fatto dalla Corte d’Appello, sarebbe illogico. Anche se il contraddittorio pieno si instaura solo con l’opposizione, la lite è già ‘pendente’ e il tempo inizia a scorrere per le parti. La Suprema Corte ha anche scartato l’ipotesi che il calcolo potesse iniziare dal semplice deposito del ricorso per ingiunzione, poiché quella è una fase che si svolge senza che la controparte ne sia a conoscenza (inaudita altera parte).

La Corte ha inoltre specificato che le precedenti sentenze di segno contrario, citate nel provvedimento impugnato, devono considerarsi superate dalle modifiche legislative intervenute nel frattempo, che hanno introdotto criteri più precisi per l’individuazione dell’inizio del processo ai fini della Legge Pinto.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha conseguenze significative. Stabilendo che il calcolo della durata inizia dalla notifica del decreto ingiuntivo, si anticipa il momento in cui un processo può essere considerato irragionevolmente lungo. Questo amplia la tutela per i cittadini e i professionisti che si trovano invischiati in lungaggini giudiziarie. Nel caso specifico, applicando questo principio, il processo aveva già superato i tre anni alla data di riferimento, rendendo la domanda di equa riparazione ammissibile senza la necessità di esperire i rimedi preventivi. La decisione rafforza il diritto a una giustizia tempestiva, chiarendo in modo inequivocabile un aspetto procedurale che aveva generato incertezza e interpretazioni restrittive.

Quando inizia il calcolo della durata ragionevole di un processo in un caso di opposizione a decreto ingiuntivo?
Secondo la Corte di Cassazione, il calcolo inizia dalla data in cui il ricorso per decreto ingiuntivo e il decreto stesso vengono notificati al debitore, poiché è in quel momento che la lite si considera ‘pendente’.

Perché il calcolo non inizia con il deposito del ricorso per ingiunzione o con l’atto di opposizione?
Non inizia con il deposito del ricorso perché quella è una fase senza contraddittorio, in cui la controparte non è ancora coinvolta. Non inizia con l’opposizione perché ciò ignorerebbe tutta la fase precedente, iniziata con la notifica del decreto, che già costituisce l’avvio della pendenza della lite.

Qual è la conseguenza pratica di questa decisione per le richieste di equa riparazione?
La conseguenza pratica è che il periodo di tempo considerato ai fini del calcolo della durata irragionevole si allunga. Questo rende più facile per i cittadini dimostrare di aver subito un ritardo ingiustificato e, di conseguenza, ottenere l’indennizzo previsto dalla Legge Pinto, poiché la soglia di ‘durata ragionevole’ viene superata prima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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