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Durata ragionevole processo esecutivo: il caso risolto

Una cittadina ha citato lo Stato per l’eccessiva durata di un processo esecutivo. La Corte d’Appello aveva respinto la richiesta, considerando il processo concluso con l’ordinanza di assegnazione. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che, ai fini della durata ragionevole del processo esecutivo, questo si conclude solo con l’effettivo pagamento al creditore. Il ritardo nel pagamento è parte integrante della durata del processo.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Durata Ragionevole Processo Esecutivo: Quando Finisce Davvero un Processo?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un chiarimento fondamentale sulla durata ragionevole processo esecutivo, specialmente quando il debitore è lo Stato. La questione centrale è: quando si può considerare concluso un procedimento di esecuzione forzata? Con l’ordine del giudice o solo quando il creditore riceve effettivamente i soldi? La risposta della Suprema Corte è netta e tutela i diritti dei cittadini.

I Fatti di Causa

Una cittadina, dopo aver ottenuto un risarcimento per l’eccessiva durata di un processo amministrativo, ha dovuto avviare un ulteriore procedimento, questa volta esecutivo, per ottenere il pagamento di quanto le spettava dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Il processo esecutivo era iniziato nel dicembre 2015. Sebbene il giudice avesse emesso un’ordinanza di assegnazione delle somme nel dicembre 2016, il pagamento effettivo è avvenuto solo nell’aprile del 2023, quasi sette anni dopo.

A causa di questa ulteriore lungaggine, la cittadina ha richiesto una nuova equa riparazione per la durata irragionevole del processo esecutivo. La Corte d’Appello, però, ha respinto la sua domanda. Secondo i giudici di merito, il processo esecutivo si era concluso nel 2016 con l’ordinanza di assegnazione, e il ritardo successivo nel pagamento era una fase ‘extraprocessuale’, non calcolabile ai fini della durata del processo.

La Questione della Durata Ragionevole Processo Esecutivo

Insoddisfatta, la cittadina ha presentato ricorso in Cassazione. La sua tesi era semplice ma potente: un processo non può dirsi concluso finché il creditore non ottiene la soddisfazione concreta del suo diritto. Il semplice ordine del giudice non basta se poi lo Stato impiega anni per adempiere.

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa prospettiva, ribaltando la decisione della Corte d’Appello e affermando un principio di cruciale importanza pratica.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha richiamato i suoi stessi precedenti a Sezioni Unite e la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (in particolare il caso ‘Bozza c. Italia’). Il principio cardine, sancito dall’art. 6 della Convenzione europea, è che il processo esecutivo è parte integrante del ‘processo’ complessivamente inteso. Il diritto a un processo non sarebbe effettivo se una decisione giudiziaria favorevole rimanesse ineseguita a danno di una parte.

Di conseguenza, la Corte ha stabilito che la durata del processo rilevante per l’equa riparazione non termina con il provvedimento di assegnazione del giudice, ma si protrae fino a quando il creditore non ottiene la definitiva e piena soddisfazione del suo credito. In altre parole, il processo finisce quando i soldi arrivano sul conto del creditore, non quando il giudice ordina di pagarli.
Il ritardo accumulato tra l’ordine di assegnazione e il pagamento effettivo non è una fase esterna al processo, ma ne costituisce parte integrante e deve essere computato per valutare se la durata totale sia stata ‘ragionevole’.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela dei cittadini nei confronti delle lungaggini burocratiche dello Stato-debitore. Stabilisce chiaramente che il diritto a una durata ragionevole del processo esecutivo copre l’intero arco temporale necessario per ottenere giustizia, dalla notifica del pignoramento fino all’effettivo incasso delle somme dovute. Inoltre, il termine di sei mesi per presentare la domanda di equa riparazione per l’eccessiva durata decorre non dalla data dell’ordinanza di assegnazione, ma dal momento in cui il credito viene effettivamente e completamente soddisfatto.

Quando si considera concluso un processo esecutivo ai fini della durata ragionevole?
Secondo la Corte di Cassazione, un processo esecutivo si considera concluso non con l’ordinanza di assegnazione del giudice, ma solo con l’effettiva e definitiva soddisfazione del credito, ovvero con il pagamento completo al creditore.

Il ritardo nel pagamento da parte dello Stato dopo l’ordinanza di assegnazione rientra nel calcolo della durata del processo?
Sì, il tempo trascorso tra l’ordinanza di assegnazione e l’effettivo pagamento è considerato parte integrante della durata del processo esecutivo e deve essere computato per valutare se sia stata superata la durata ragionevole.

Da quale momento inizia a decorrere il termine per chiedere l’equa riparazione per un processo esecutivo troppo lungo?
Il termine di sei mesi per presentare la domanda di equa riparazione per la durata irragionevole del processo decorre dal momento dell’effettiva soddisfazione del credito vantato nei confronti dello Stato, e non dalla data del provvedimento di assegnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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