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Durata irragionevole processo: il rinvio va calcolato

La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini dell’equa riparazione per la durata irragionevole del processo, il giudizio di rinvio non può essere considerato isolatamente. La sua durata va sommata a quella delle fasi precedenti. Di conseguenza, se la durata complessiva del procedimento ha già superato i limiti ragionevoli alla data di introduzione dei rimedi preventivi, l’onere di esperirli non sussiste. La Corte ha quindi cassato la decisione di merito che aveva ridotto l’indennizzo per il mancato utilizzo di tali rimedi, basandosi erroneamente solo sulla durata della fase di rinvio.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Durata Irragionevole del Processo: Unità di Misura del Tempo della Giustizia

La durata irragionevole del processo rappresenta una delle più sentite criticità del sistema giudiziario italiano, un vulnus che mina la fiducia del cittadino nella giustizia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un chiarimento fondamentale su come calcolare tale durata, specialmente nei casi complessi che includono una fase di ‘giudizio di rinvio’. La Corte ha ribadito un principio cardine: il processo è un unicum, e la sua durata va valutata nella sua interezza, dall’atto introduttivo fino alla decisione finale.

I Fatti del Caso

Una cittadina, dopo aver affrontato un giudizio per risarcimento danni durato oltre vent’anni (dal 1996 al 2021), chiedeva alla Corte di Appello il giusto indennizzo per l’eccessiva attesa. Il percorso processuale era stato particolarmente lungo, includendo anche un giudizio di rinvio disposto dalla Cassazione. La Corte di Appello, pur riconoscendo il ritardo, decurtava una parte significativa dell’indennizzo. La motivazione? La ricorrente non aveva utilizzato i cosiddetti ‘rimedi preventivi’ durante la fase di rinvio, strumenti introdotti per accelerare i processi. Secondo i giudici di merito, poiché la sola fase di rinvio non aveva ancora superato la sua specifica ‘durata ragionevole’ (stimata in un anno), l’uso di tali rimedi era obbligatorio.

La Decisione della Corte di Cassazione

Investita della questione, la Suprema Corte ha accolto pienamente le ragioni della cittadina, cassando il decreto della Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno censurato l’errore di valutazione commesso nel merito, che consisteva nell’aver ‘sezionato’ il processo, analizzando il giudizio di rinvio come un procedimento autonomo e slegato da tutto ciò che era accaduto prima.

Le Motivazioni: la Durata Irragionevole del Processo come Calcolo Unitario

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione della Legge Pinto (L. n. 89/2001) e, in particolare, dell’articolo 6, comma 2-bis. Questa norma esclude l’obbligo di esperire i rimedi preventivi per i processi che, alla data del 31 ottobre 2016, avevano già superato la durata ragionevole. La Corte di Cassazione ha chiarito che la valutazione non deve essere frammentata. Il giudizio di rinvio non è un nuovo processo, ma la prosecuzione di quello originario. Pertanto, per verificare se il limite di durata ragionevole fosse stato superato al 31 ottobre 2016, si doveva considerare l’intera vita del procedimento, a partire dal lontano 1996. Essendo il termine complessivo (sei anni per i tre gradi di giudizio) ampiamente superato a quella data, l’obbligo di attivare i rimedi preventivi non sussisteva affatto. La Corte di Appello ha quindi sbagliato a penalizzare la ricorrente, fondando la sua decisione su un presupposto giuridico errato.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di giustizia sostanziale: il tempo della giustizia deve essere misurato nella sua totalità. Un cittadino che attende per decenni una risposta non può essere penalizzato per non aver attivato strumenti processuali introdotti quando il suo diritto a un processo celere era già stato ampiamente violato. La pronuncia offre una tutela più forte ai diritti dei cittadini, riaffermando che il calcolo della durata irragionevole del processo deve tenere conto dell’intero e spesso tortuoso percorso giudiziario, senza artificiose suddivisioni che finirebbero per negare l’evidenza di un ritardo patologico.

Ai fini della durata irragionevole del processo, il giudizio di rinvio si considera un procedimento a sé stante?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il giudizio di rinvio è una prosecuzione del procedimento originario. Pertanto, la sua durata deve essere sommata a quella delle fasi precedenti per calcolare la durata complessiva del processo.

Quando non è obbligatorio utilizzare i rimedi preventivi per ottenere l’equa riparazione?
Secondo la decisione, l’obbligo di utilizzare i rimedi preventivi non sussiste se, alla data del 31 ottobre 2016, il processo nel suo complesso aveva già superato la sua durata ragionevole (ad esempio, sei anni per i tre gradi di giudizio).

Qual è stato l’errore della Corte d’Appello nel caso esaminato?
L’errore è stato quello di valutare la durata del solo giudizio di rinvio in modo isolato, ritenendo necessari i rimedi preventivi perché quella singola fase non aveva ancora superato il termine di un anno. Avrebbe invece dovuto considerare la durata totale del processo, iniziata nel 1996, che aveva già abbondantemente superato ogni limite di ragionevolezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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