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Durata irragionevole processo e sospensione: il calcolo

La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini del calcolo della durata irragionevole del processo per ottenere un’equa riparazione (Legge Pinto), il periodo in cui il giudizio è sospeso non deve essere conteggiato. Il Ministero della Giustizia aveva contestato un risarcimento che includeva un lungo periodo di sospensione. La Corte ha accolto il ricorso, chiarendo che la normativa esclude esplicitamente tale periodo e che eventuali danni derivanti dal ritardo del processo pregiudiziale devono essere oggetto di una domanda separata.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Durata Irragionevole Processo: la Sospensione Non Conta

La durata irragionevole del processo rappresenta una delle criticità del sistema giudiziario italiano, per la quale la legge prevede un indennizzo. Ma cosa accade se un processo viene sospeso in attesa della definizione di un’altra causa? Quel periodo di ‘pausa’ va conteggiato ai fini del risarcimento? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito una risposta chiara e definitiva, consolidando un principio fondamentale introdotto con la riforma del 2012.

I Fatti di Causa

Un cittadino aveva ottenuto un decreto che condannava il Ministero della Giustizia al pagamento di un indennizzo per l’eccessiva durata di un procedimento civile. Il Ministero si era opposto a tale decisione, sostenendo che il calcolo era errato. In particolare, il processo presupposto era stato sospeso per oltre sei anni in attesa della definizione di una causa di lavoro da cui dipendeva la sua risoluzione.

Nonostante l’opposizione, la Corte d’Appello aveva comunque incluso nel conteggio il periodo di sospensione, motivando tale scelta con la mancata produzione degli atti del procedimento pregiudiziale da parte del Ministero. Insoddisfatto della decisione, il Ministero ha proposto ricorso per cassazione, lamentando la violazione e la falsa applicazione della normativa specifica in materia.

Il Ricorso e la Normativa di Riferimento

Il Ministero ha basato il suo ricorso sull’articolo 2, comma 2-quater, della legge n. 89/2001 (la cosiddetta ‘Legge Pinto’). Questa norma, introdotta nel 2012, stabilisce espressamente che nel computo della durata del processo non si tiene conto ‘del tempo in cui il processo è sospeso’. Secondo l’Amministrazione ricorrente, la Corte d’Appello aveva errato nell’includere tale periodo, applicando principi non pertinenti e ignorando una disposizione legislativa chiara e inequivocabile. Il fatto che la sospensione fosse un dato pacifico tra le parti rendeva irrilevante la mancata produzione di documenti accessori.

Calcolo della Durata Irragionevole del Processo: Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il motivo di ricorso fondato, accogliendo in pieno la tesi del Ministero. Gli Ermellini hanno richiamato la propria consolidata giurisprudenza, formatasi proprio a seguito della novella legislativa del 2012. La norma è inequivocabile: il legislatore ha scelto di escludere dal calcolo della durata qualsiasi periodo di sospensione del processo.

Questa scelta, spiega la Corte, non è irragionevole. La sospensione per pregiudizialità non è un ritardo imputabile all’amministrazione della giustizia nel processo sospeso, ma una necessità procedurale legata a un’altra causa. La Corte ha chiarito che questa regola si applica a tutte le ipotesi di sospensione e non pone problemi di compatibilità costituzionale o convenzionale.

Inoltre, la parte che ritiene di aver subito un danno dall’eccessiva durata del processo pregiudiziale (quello che ha causato la sospensione) non resta priva di tutela. Essa ha la facoltà di proporre un’autonoma e specifica domanda di equa riparazione riferita a quel procedimento, nel rispetto dei relativi termini di decadenza.

Le Conclusioni della Suprema Corte

In conclusione, la Corte Suprema di Cassazione ha cassato l’ordinanza impugnata. Ha affermato il principio secondo cui il periodo di sospensione del processo, ai sensi dell’art. 295 c.p.c., deve essere sempre escluso dal computo della durata ai fini dell’equa riparazione per la durata irragionevole del processo. Di conseguenza, ha rinviato la causa alla Corte d’Appello in diversa composizione, affinché proceda a un nuovo calcolo dell’eventuale indennizzo, detraendo l’intero periodo in cui il giudizio era rimasto sospeso, e decida anche sulle spese del giudizio di legittimità.

Il periodo in cui un processo è sospeso si conta nel calcolo della sua durata ai fini dell’equa riparazione?
No, in base all’art. 2, comma 2-quater, della legge n. 89/2001, il tempo in cui il processo è sospeso non si tiene conto ai fini del computo della durata ragionevole.

Cosa può fare una parte se subisce un danno a causa della lunghezza eccessiva del processo pregiudiziale che ha causato la sospensione?
La parte può proporre un’autonoma e specifica domanda di equa riparazione riferita al procedimento pregiudiziale, rispettando i termini di decadenza previsti per quella causa.

La mancata produzione in giudizio degli atti del processo pregiudiziale impedisce di escludere il periodo di sospensione dal calcolo della durata?
No, la Corte ha chiarito che se la circostanza della sospensione è pacifica tra le parti, la mancata produzione degli atti del processo pregiudiziale è irrilevante. Il periodo di sospensione va comunque escluso dal calcolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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