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Donazione di modico valore: quando è nulla?

Una donazione di buoni postali, inizialmente classificata come di modico valore, è stata dichiarata nulla per mancanza della forma notarile. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che il valore complessivo di oltre 116.000 euro non poteva considerarsi ‘modico’, nonostante il cospicuo patrimonio del donante. La sentenza chiarisce i criteri oggettivi e soggettivi per valutare una donazione di modico valore e la distingue dalla donazione remuneratoria, anch’essa soggetta a requisiti di forma.

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Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Donazione di modico valore di buoni postali: quando è nulla?

La legge prevede che per donare un bene sia necessario un atto pubblico redatto da un notaio. Esiste però un’eccezione importante: la donazione di modico valore, che si perfeziona con la semplice consegna del bene. Ma cosa succede se il valore del bene donato, come un pacchetto di buoni postali, è tutt’altro che modesto? Un’ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui criteri per determinare la validità di tali donazioni, sottolineando che un valore ingente rende nullo l’atto se privo della forma solenne, anche se il donante era molto ricco.

I Fatti del Caso: La Controversa Donazione dei Buoni Postali

La vicenda nasce da una causa ereditaria. Una persona, dopo la morte del benefattore, si trovava in possesso di diciassette buoni postali fruttiferi, ricevuti in dono dal defunto. In primo grado, il Tribunale aveva ritenuto valida la donazione, qualificandola come di modico valore e quindi esente dalla necessità dell’atto notarile.

Tuttavia, uno degli eredi ha impugnato la decisione, sostenendo che il valore reale dei buoni, comprensivo degli interessi maturati, ammontava a oltre 116.000 euro. La Corte d’Appello ha accolto questa tesi, dichiarando la donazione nulla per difetto di forma e ribaltando la sentenza di primo grado. Il beneficiario della donazione ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Donazione di modico valore secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la nullità della donazione. I giudici hanno chiarito i principi fondamentali per distinguere una donazione di modico valore da una che richiede l’atto pubblico, basandosi su una valutazione che tiene conto di due elementi cruciali.

La Valutazione Oggettiva e Soggettiva del Valore

Il ricorrente sosteneva che il valore dei buoni dovesse essere considerato ‘modico’ in rapporto all’ingente patrimonio del defunto. La Cassazione ha respinto questa interpretazione. La legge (art. 783 c.c.) impone una doppia valutazione:
1. Criterio Oggettivo: il valore intrinseco del bene donato.
2. Criterio Soggettivo: le condizioni economiche del donante.

Una donazione può essere considerata di modico valore solo se non incide in modo apprezzabile sul patrimonio del donante. Nel caso specifico, un importo di oltre 116.000 euro è stato ritenuto di per sé significativo e capace di impoverire il patrimonio del donante, a prescindere dalla sua ricchezza complessiva. Pertanto, l’atto richiedeva la forma solenne del rogito notarile.

Differenza tra Donazione Remuneratoria e Liberalità d’Uso

Il ricorrente ha tentato di sostenere che la donazione fosse una ‘liberalità d’uso’ o una ‘donazione remuneratoria’, fatta per riconoscenza verso l’assistenza ricevuta. La Corte ha chiarito la netta distinzione tra queste figure:
* La liberalità d’uso (art. 770, co. 2 c.c.) non è una vera donazione e non richiede forme particolari. Si tratta di elargizioni conformi agli usi e costumi, come i regali per le festività. La donazione di buoni postali per un valore così elevato non rientra in questa categoria.
* La donazione remuneratoria (art. 770, co. 1 c.c.) è una donazione a tutti gli effetti, motivata da un sentimento di gratitudine per servizi resi. Proprio perché è una donazione, essa deve rispettare la forma prevista dalla legge (art. 782 c.c.), ovvero l’atto pubblico. La mancanza di tale forma ha reso l’argomento irrilevante ai fini della validità dell’atto.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto infondati tutti i motivi di ricorso. In primo luogo, ha stabilito che il valore di 116.000 euro non poteva in alcun modo essere considerato ‘modico’, rendendo necessaria la forma dell’atto pubblico per la validità della donazione. La mancanza di tale requisito formale ha determinato la nullità dell’atto di liberalità.

Inoltre, la Corte ha specificato che la qualificazione come donazione remuneratoria non avrebbe salvato l’atto dalla nullità, poiché anche questa tipologia di donazione è soggetta alla forma solenne. È stata respinta anche la questione procedurale relativa al disconoscimento della firma del defunto sui buoni, giudicata irrilevante: anche se la firma fosse stata autentica, ciò avrebbe provato solo la consegna materiale dei titoli, ma non avrebbe potuto sanare il vizio di forma che rendeva nulla la donazione.

Infine, la Corte ha confermato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese legali di entrambi i gradi di giudizio. Quando una sentenza viene riformata in appello, il giudice ha il potere di ridefinire completamente l’allocazione delle spese in base all’esito finale della lite, che in questo caso vedeva il ricorrente come parte prevalentemente soccombente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale in materia di donazioni: la forma non è un mero formalismo. L’atto pubblico notarile serve a garantire la ponderazione e la consapevolezza del donante, specialmente quando si spoglia di un bene di valore significativo. La qualifica di donazione di modico valore è un’eccezione da interpretare restrittivamente. Un regalo di valore considerevole, anche se fatto da una persona molto facoltosa, non può sfuggire alla forma solenne prescritta dalla legge. La sua mancanza comporta la nullità insanabile della donazione, con la conseguenza che il bene dovrà essere restituito agli eredi legittimi.

Quando una donazione si considera di ‘modico valore’ e non necessita del notaio?
Una donazione è di modico valore quando, in base a una valutazione sia oggettiva (valore del bene) sia soggettiva (condizioni economiche del donante), non incide in modo apprezzabile sul patrimonio di chi dona. Se l’impatto è significativo, è necessario l’atto notarile.

Un regalo fatto per riconoscenza, come per aver ricevuto assistenza, richiede l’atto notarile?
Sì. Secondo la Corte, un’elargizione fatta per riconoscenza per servizi resi si qualifica come ‘donazione remuneratoria’. Questa, a differenza delle liberalità d’uso (es. regali di compleanno), è una donazione a tutti gli effetti e per essere valida richiede la forma dell’atto pubblico redatto da un notaio.

Se una sentenza di primo grado viene modificata in appello, cosa succede alle spese legali già decise?
Quando la Corte d’Appello riforma la sentenza di primo grado, deve necessariamente riconsiderare e decidere nuovamente sulla ripartizione delle spese legali di entrambi i gradi di giudizio. La nuova decisione si baserà sull’esito complessivo della controversia, potendo addossare le spese alla parte che, alla fine, risulta soccombente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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