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Domanda riconvenzionale: quando è ammissibile?

La Corte di Cassazione ha stabilito un importante principio procedurale in materia di domanda riconvenzionale. In un caso di danni da allagamento, la domanda riconvenzionale di un ente pubblico era stata dichiarata inammissibile per tardività. La Suprema Corte ha annullato la decisione, chiarendo che se il giudice ordina l’integrazione di una domanda e fissa una nuova udienza, i termini per la costituzione e la proposizione della domanda riconvenzionale decorrono da questa nuova data. Viene così garantito il pieno diritto di difesa del convenuto.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Domanda Riconvenzionale: La Cassazione e i Termini dopo l’Integrazione della Domanda

Nel complesso mondo del processo civile, il rispetto dei termini è fondamentale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un chiarimento cruciale sulla tempistica per la presentazione di una domanda riconvenzionale, specialmente in seguito a un ordine del giudice di integrare l’atto introduttivo del giudizio. Questa decisione sottolinea l’importanza di garantire il diritto di difesa e il corretto svolgimento del contraddittorio tra le parti.

Il Contesto: Danni da Allagamento e Chiamata in Causa

La vicenda ha origine da una causa per risarcimento danni avviata nel 2003. Un inquilino citava in giudizio il proprietario del suo appartamento e i proprietari di un terrapieno adiacente a causa di continui allagamenti. Questi ultimi, eredi del proprietario originale, si difendevano chiamando in causa un Ente Pubblico, gestore di un vicino parco, e il Comune, ritenendoli i veri responsabili a causa della cattiva manutenzione delle fognature e di altre opere pubbliche.

Il Percorso Giudiziario e la Questione sulla Domanda Riconvenzionale

Il processo di primo grado si è rivelato particolarmente tortuoso. Inizialmente, il Tribunale dichiarava nulle per indeterminatezza alcune domande, inclusa quella dei proprietari del terrapieno contro l’Ente Pubblico. Tuttavia, concedeva un termine per sanare tale nullità, ordinando l’integrazione delle domande e fissando una nuova prima udienza, come previsto dall’art. 164 del codice di procedura civile.

La Decisione di Primo Grado e d’Appello

L’Ente Pubblico, costituendosi in giudizio, proponeva a sua volta una domanda riconvenzionale contro i proprietari del terrapieno. Sia il Tribunale che, successivamente, la Corte d’Appello dichiaravano tale domanda inammissibile perché tardiva. Secondo i giudici di merito, il termine per la sua proposizione doveva essere calcolato con riferimento alla prima udienza originaria, e non a quella nuova fissata dopo l’ordine di integrazione. L’Ente veniva quindi condannato a risarcire i danni.

L’Analisi della Cassazione sulla Domanda Riconvenzionale

La questione è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha ribaltato completamente il verdetto dei gradi precedenti. La Suprema Corte ha accolto il motivo di ricorso dell’Ente Pubblico, incentrato proprio sulla violazione delle norme processuali relative ai termini per la costituzione in giudizio.

L’Errore della Corte d’Appello

I giudici di legittimità hanno definito ‘del tutto scorretta in iure’ la decisione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva erroneamente ritenuto che la fissazione di una nuova udienza non potesse ‘sanare’ la decadenza già maturata. La Cassazione ha invece chiarito che non si trattava di sanare una decadenza, ma di applicare correttamente le norme procedurali.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha spiegato che, a norma dell’art. 164, ultimo comma, del codice di procedura civile, quando il giudice concede un termine per rinnovare o integrare una domanda, fissa una nuova udienza e si applicano le disposizioni dell’art. 167 c.p.c. Questo significa che i termini per la costituzione del convenuto e per la proposizione di eventuali domande riconvenzionali decorrono ex novo, avendo come riferimento la data della nuova udienza. Nel caso specifico, l’Ente Pubblico, convenuto con una domanda che è stata integrata, aveva pieno diritto di proporre la propria domanda riconvenzionale nei termini calcolati a ritroso dalla nuova udienza fissata dal Tribunale. La precedente decisione aveva, di fatto, negato all’Ente il suo pieno diritto di difesa.

Le Conclusioni: Principio di Diritto e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza stabilisce un principio di diritto chiaro: l’ordine di integrazione di una domanda, con la conseguente fissazione di una nuova prima udienza, ‘resetta’ i termini per la costituzione del convenuto. Di conseguenza, la domanda riconvenzionale proposta nel rispetto dei termini calcolati dalla nuova data è pienamente ammissibile. La Corte ha quindi cassato la sentenza d’appello e rinviato la causa a un’altra sezione della stessa Corte, che dovrà riesaminare il merito della vicenda tenendo conto della piena ammissibilità della domanda dell’Ente, con tutte le conseguenze del caso anche sulla domanda principale.

Quando un giudice ordina di integrare una domanda nulla e fissa una nuova udienza, da quale momento si calcola il termine per proporre una domanda riconvenzionale?
Il termine per proporre una domanda riconvenzionale si calcola a ritroso dalla data della nuova udienza fissata dal giudice per la comparizione, e non dalla data dell’udienza originaria. Questo perché la fissazione della nuova udienza, ai sensi dell’art. 164 cod. proc. civ., riapre i termini per la costituzione del convenuto.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto errata la decisione dei giudici di merito sull’inammissibilità della domanda riconvenzionale?
La Corte di Cassazione ha ritenuto la decisione errata perché i giudici di merito non hanno applicato correttamente l’ultimo comma dell’art. 164 cod. proc. civ. Hanno considerato il termine per la domanda riconvenzionale già scaduto rispetto alla prima udienza, senza tener conto che l’ordine di integrazione e la fissazione di una nuova udienza avevano di fatto azzerato e fatto ripartire tali termini.

Cosa significa che un motivo di ricorso viene ‘assorbito’?
Significa che, una volta accolto un motivo di ricorso (in questo caso, quello procedurale sulla domanda riconvenzionale), la Corte non ha più bisogno di esaminare e decidere sugli altri motivi (quello sul merito della responsabilità), perché la decisione sul primo motivo è sufficiente a invalidare la sentenza impugnata e a richiedere un nuovo esame della causa da parte del giudice di rinvio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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