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Domanda protezione internazionale: obbligo di sospensione

La Corte di Cassazione ha stabilito che, qualora venga presentata una domanda di protezione internazionale dopo l’emissione di un decreto di espulsione, il giudice che valuta l’opposizione a tale decreto ha l’obbligo di sospenderne l’efficacia. Sebbene la domanda non annulli l’espulsione, ne congela gli effetti fino alla decisione sulla richiesta di protezione. Il caso riguardava un cittadino straniero il cui ricorso contro l’espulsione era stato respinto dal Giudice di Pace senza la dovuta sospensione.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Domanda protezione internazionale: cosa succede al decreto di espulsione?

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta su un tema cruciale in materia di immigrazione, chiarendo gli effetti di una domanda protezione internazionale presentata dopo la notifica di un decreto di espulsione. Il principio affermato è netto: il giudice chiamato a decidere sull’opposizione al decreto di espulsione deve sospenderne l’efficacia, in attesa che si concluda il procedimento relativo alla richiesta di protezione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla vicenda di un cittadino straniero, destinatario di un decreto di espulsione emesso dalla Prefettura. Successivamente alla notifica del provvedimento, e prima che l’espulsione diventasse esecutiva, l’uomo presentava una formale istanza per il riconoscimento della protezione internazionale, motivata da gravi condizioni di salute.

Nonostante ciò, il Giudice di Pace adito per l’opposizione al decreto di espulsione rigettava il ricorso, senza disporre la sospensione dell’efficacia del provvedimento espulsivo. Secondo il giudice di primo grado, la domanda di protezione successiva non incideva sulla validità dell’espulsione già disposta. Contro questa decisione, il cittadino ha proposto ricorso per cassazione.

L’impatto della domanda protezione internazionale sul decreto di espulsione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ribaltando la decisione del Giudice di Pace. Gli Ermellini hanno chiarito un punto fondamentale: la presentazione di una domanda protezione internazionale non determina una “invalidità sopravvenuta” del decreto di espulsione. Il provvedimento amministrativo resta formalmente valido.

Tuttavia, la legge impone una conseguenza procedurale ineludibile: l’efficacia del decreto di espulsione deve essere sospesa. Il giudice che esamina l’opposizione all’espulsione non può né annullare il decreto sulla base della mera presentazione della domanda di protezione, né ignorarla e procedere con la valutazione nel merito. La sua unica facoltà, anzi il suo dovere, è quello di “congelare” gli effetti dell’espulsione fino a quando le autorità competenti non si saranno pronunciate sulla richiesta di asilo.

Le Motivazioni della Cassazione

La decisione della Suprema Corte si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale (richiamando le sentenze Cass. n. 5437/2020 e Cass. n. 32137/2022) e sulla corretta interpretazione delle normative in materia di immigrazione (art. 13, comma 8, del D.Lgs. 286/98 e art. 7 del D.Lgs. 25/2008).

La logica sottostante è quella della pregiudizialità: l’esito della domanda di protezione internazionale è un fatto potenzialmente idoneo a paralizzare definitivamente l’espulsione. Se al richiedente venisse riconosciuta una forma di protezione, l’allontanamento dal territorio nazionale diventerebbe illegittimo. Per questo motivo, è necessario attendere la definizione di tale procedura prima di poter decidere sulla legittimità del decreto di espulsione.

Il Giudice di Pace, nel caso di specie, ha errato proprio perché, pur dando atto della presentazione della domanda di protezione internazionale in data successiva al decreto, ha proceduto a rigettare l’opposizione senza sospendere l’efficacia del provvedimento impugnato, violando così un preciso obbligo di legge.

Conclusioni

L’ordinanza in commento stabilisce un principio di garanzia fondamentale per lo straniero. In conclusione, quando un cittadino straniero presenta una domanda di protezione internazionale, anche se dopo aver ricevuto un ordine di espulsione, il procedimento di opposizione a tale ordine deve essere sospeso. La Corte ha quindi cassato l’ordinanza impugnata e ha rinviato la causa al Giudice di Pace, che dovrà attenersi a questo principio, sospendendo l’efficacia del decreto espulsivo in attesa della decisione sulla richiesta di protezione. Questo garantisce che i diritti del richiedente asilo siano pienamente tutelati e che non si proceda a un allontanamento potenzialmente illegittimo.

Cosa succede a un decreto di espulsione se viene presentata una domanda di protezione internazionale successivamente?
Il decreto di espulsione non diventa automaticamente invalido, ma la sua efficacia viene sospesa per legge. Ciò significa che l’ordine di lasciare il territorio nazionale è temporaneamente “congelato”.

Il giudice che valuta l’opposizione a un decreto di espulsione è obbligato a sospenderlo se c’è una domanda di protezione pendente?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, il giudice non può decidere nel merito dell’opposizione ma deve sospendere l’efficacia del decreto di espulsione fino a quando non ci sarà una decisione definitiva sulla domanda di protezione internazionale.

Perché l’efficacia del decreto di espulsione viene sospesa?
Viene sospesa perché l’esito della domanda di protezione è pregiudiziale rispetto alla legittimità dell’espulsione. Se la protezione venisse concessa, l’espulsione non potrebbe essere eseguita, quindi è necessario attendere tale decisione per evitare un potenziale allontanamento illegittimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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