LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Domanda protezione internazionale: no urgenza con la PEC

Un cittadino straniero ha presentato ricorso d’urgenza per obbligare la Questura a formalizzare la sua domanda protezione internazionale, inviata via PEC e rimasta senza risposta. Il Tribunale di Napoli, pur riconoscendo il diritto del richiedente (fumus boni iuris), ha respinto il ricorso. La motivazione si basa sull’assenza di un pericolo imminente e irreparabile (periculum in mora), poiché la sola manifestazione di volontà di chiedere asilo, anche tramite PEC, è sufficiente a proteggere il soggetto dal rischio di espulsione e a garantirgli l’accesso alle cure mediche essenziali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 gennaio 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Domanda Protezione Internazionale: L’Inerzia della P.A. Giustifica un Ricorso d’Urgenza?

La presentazione di una domanda protezione internazionale rappresenta un diritto fondamentale per chi fugge da persecuzioni. Ma cosa succede se l’amministrazione competente non risponde, lasciando il richiedente in un limbo giuridico? Una recente ordinanza del Tribunale di Napoli analizza il caso di un cittadino straniero che, di fronte al silenzio della Questura dopo l’invio di una PEC, ha richiesto un provvedimento d’urgenza. La decisione del giudice offre spunti cruciali sulla distinzione tra la fondatezza del diritto e l’effettiva urgenza di un intervento giudiziario.

I Fatti del Caso

Un cittadino marocchino era entrato in Italia con un visto per lavoro agricolo stagionale. A seguito dell’irreperibilità del suo datore di lavoro, si era ritrovato senza mezzi e impossibilitato a rientrare nel suo Paese d’origine, dove, essendo omosessuale, rischiava sanzioni penali e discriminazioni. Trovata una nuova opportunità lavorativa, aveva manifestato la sua volontà di chiedere protezione internazionale inviando una PEC alla Questura competente, ma non aveva ricevuto alcuna convocazione per formalizzare la richiesta. Per questo motivo, si era rivolto al Tribunale con un ricorso d’urgenza (ex art. 700 c.p.c.) per ordinare all’amministrazione di procedere.

L’analisi del Tribunale: Diritto Riconosciuto, Urgenza Negata

Il giudice ha diviso la sua valutazione in due parti, come richiesto dalla procedura d’urgenza: l’analisi del fumus boni iuris (la parvenza del buon diritto) e quella del periculum in mora (il pericolo nel ritardo).

Il Fumus Boni Iuris: un Diritto Incontestabile

Sul primo punto, il Tribunale non ha avuto dubbi: il ricorrente ha pieno diritto a presentare la domanda protezione internazionale. La normativa europea (Direttiva 2013/32/UE) e quella nazionale (D.Lgs. 25/2008) impongono allo Stato di registrare e processare tali domande in tempi congrui. L’obbligo della Questura è quello di ricevere la richiesta, raccogliere le dichiarazioni e trasmetterle alla Commissione Territoriale. Questo diritto fondamentale non può essere derogato per difficoltà organizzative interne dell’amministrazione.

Il Periculum in Mora e la Reale Necessità di una domanda protezione internazionale formale

È sul secondo requisito, il periculum in mora, che il ricorso è naufragato. Il Tribunale ha ritenuto che, nonostante l’inerzia della Questura, il ricorrente non corresse un rischio di pregiudizio imminente e, soprattutto, irreparabile.

Le Motivazioni

La decisione si fonda su tre pilastri argomentativi:

1. Protezione dall’espulsione: Il giudice ha sottolineato che, secondo la giurisprudenza consolidata sia nazionale che europea, la semplice manifestazione della volontà di chiedere protezione internazionale è sufficiente a far scattare il divieto di espulsione. Anche una comunicazione via PEC, come nel caso di specie, attiva questa tutela. Pertanto, il ricorrente non era a rischio concreto di essere rimpatriato, annullando il pericolo più grave.
2. Diritto alla salute: Il Tribunale ha ricordato che la legge italiana (art. 35 del Testo Unico sull’Immigrazione) garantisce a tutti gli stranieri presenti sul territorio, anche se irregolari, l’accesso a un nucleo irriducibile di cure sanitarie urgenti ed essenziali. Di conseguenza, anche senza la formalizzazione della domanda, il diritto alla salute del ricorrente era tutelato.
3. Diritto al lavoro: Pur riconoscendo l’importanza del lavoro, il giudice non ha ravvisato un pregiudizio così imminente e irreparabile da giustificare un provvedimento d’urgenza per questo specifico aspetto.

In sostanza, il Tribunale ha stabilito che, sebbene il comportamento della Pubblica Amministrazione fosse inadempiente, le tutele minime e fondamentali (protezione dall’espulsione e accesso alle cure) erano già garantite dalla legge a partire dalla manifestazione di volontà del richiedente. Mancava quindi quel danno grave e non risarcibile che è il presupposto indispensabile per l’accoglimento di un ricorso ex art. 700 c.p.c.

Le Conclusioni

L’ordinanza chiarisce un punto fondamentale: la tutela cautelare d’urgenza non serve a sanzionare l’inerzia della Pubblica Amministrazione, ma a prevenire un danno irreparabile a un diritto. Se le garanzie essenziali sono comunque attive in virtù di altre norme, come il divieto di espulsione per chi ha manifestato l’intenzione di chiedere asilo, il giudice può ritenere che non sussista il requisito del periculum in mora. La decisione, pur respingendo la richiesta specifica, riafferma indirettamente la forza della semplice manifestazione di volontà come atto idoneo ad attivare le prime e più importanti tutele per il richiedente protezione internazionale.

La semplice manifestazione di volontà di chiedere asilo, ad esempio tramite PEC, protegge dall’espulsione?
Sì. Secondo il Tribunale, che richiama la giurisprudenza nazionale ed europea, la manifestazione della volontà di presentare una domanda di protezione internazionale è sufficiente ad attivare il divieto di espulsione, anche prima della sua formalizzazione presso gli uffici competenti.

Perché il giudice ha rigettato il ricorso d’urgenza nonostante l’inerzia della Questura?
Il ricorso è stato rigettato per mancanza del requisito del periculum in mora (pericolo di un danno grave e irreparabile nel ritardo). Il giudice ha ritenuto che i diritti fondamentali del ricorrente, come la protezione dall’espulsione e l’accesso alle cure mediche essenziali, fossero già tutelati dalla legge a seguito della sua manifestata volontà di chiedere asilo. Di conseguenza, non sussisteva un’urgenza tale da giustificare un provvedimento cautelare.

Un richiedente asilo ha diritto all’assistenza sanitaria anche prima della formalizzazione della domanda?
Sì. Il giudice ha affermato che, in base all’art. 35 del Testo Unico sull’Immigrazione e all’interpretazione della Corte Costituzionale, lo straniero presente sul territorio ha diritto a un nucleo irriducibile di tutela della propria salute, che include le prestazioni sanitarie indifferibili e urgenti, a prescindere dalla regolarità della sua posizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati