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Domanda nuova in appello: no se cambia la qualifica

Un Ente Pubblico chiede la restituzione di un finanziamento a una società e al suo garante bancario. La Corte d’Appello dichiara inammissibile il ricorso, ravvisando una domanda nuova in appello perché l’Ente aveva cambiato la qualificazione giuridica della garanzia (da autonoma a fideiussoria). La Cassazione cassa la sentenza, stabilendo che la semplice diversa qualificazione giuridica, a parità di fatti e di richiesta economica, non costituisce una domanda nuova vietata dalla legge.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Domanda Nuova in Appello: Quando la Diversa Qualificazione Giuridica è Ammessa

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale del diritto processuale civile: il divieto di domanda nuova in appello. La pronuncia chiarisce che la modifica della qualificazione giuridica di un rapporto, se non altera i fatti costitutivi e la richiesta finale, non integra una domanda nuova e, pertanto, è ammissibile. Questa decisione offre importanti spunti di riflessione per gli operatori del diritto sulla distinzione tra emendatio libelli (precisazione della domanda) e mutatio libelli (modifica della domanda).

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un finanziamento concesso da un Ente Pubblico a una Società di Sviluppo, garantito da un Istituto di Credito. A seguito della revoca del finanziamento per inadempimento, l’Ente Pubblico agiva in giudizio per ottenere la restituzione della somma erogata, circa 420.000,00 euro, sia dalla società beneficiaria sia dalla banca garante.

In primo grado, l’Ente sosteneva la natura di ‘contratto autonomo di garanzia’, chiedendo la condanna separata di entrambi i soggetti. Il Tribunale accoglieva la domanda contro la società ma la rigettava nei confronti della banca.

L’Ente Pubblico proponeva appello, modificando parzialmente la propria argomentazione. In questa sede, qualificava la garanzia come ‘fideiussione’ e chiedeva la condanna della banca, anche ‘in solido’ con la società. La Corte d’Appello, tuttavia, dichiarava l’appello inammissibile, ritenendo che il passaggio da una qualificazione di garanzia autonoma a una di fideiussione costituisse una domanda nuova in appello, vietata dall’art. 345 c.p.c., a causa della ‘diversità ontologica’ tra i due istituti.

La Decisione della Corte di Cassazione e il concetto di Domanda Nuova in Appello

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha cassato con rinvio la sentenza d’appello, accogliendo il ricorso dell’Ente Pubblico. I giudici di legittimità hanno stabilito che la Corte territoriale ha errato nel considerare la diversa qualificazione giuridica come una domanda radicalmente nuova.

La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: non si ha una domanda nuova in appello quando la parte si limita a prospettare una diversa qualificazione giuridica del rapporto controverso, a condizione che rimangano invariati sia il petitum (il bene della vita richiesto) sia la causa petendi (i fatti storici posti a fondamento della pretesa).

Le Motivazioni

La Cassazione ha osservato che, nel caso di specie, l’Ente Pubblico non aveva introdotto fatti nuovi né modificato la sua richiesta sostanziale. L’obiettivo è sempre stato quello di ottenere il pagamento della somma garantita di 420.000,00 euro dall’Istituto di Credito. Il cambiamento della prospettazione giuridica – da contratto autonomo a fideiussione – rappresentava solo un diverso inquadramento legale dello stesso contratto di garanzia e degli stessi obblighi da esso nascenti.

Inoltre, la richiesta di condanna ‘anche in solido’ non modificava il petitum. Essa era finalizzata a ottenere una condanna che permettesse al creditore di agire indifferentemente contro il debitore principale o il garante, senza dover escutere prima il primo, in linea con la pattuizione contrattuale che prevedeva la rinuncia al beneficio della preventiva escussione. La sostanza della richiesta rimaneva quindi il pagamento di un’unica somma, non un ingiusto arricchimento come sostenuto dalla difesa della banca.

Infine, la Corte ha sottolineato che, anche nell’atto di appello, l’Ente aveva continuato a ribadire la natura ‘a prima richiesta’ della garanzia, dimostrando che non vi era stato un abbandono completo della tesi originaria, ma piuttosto una sua integrazione argomentativa.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un importante principio di flessibilità processuale. Stabilisce che le parti, nel passaggio dal primo al secondo grado di giudizio, possono affinare le loro difese e le loro argomentazioni giuridiche senza incorrere nel divieto di ius novorum. Ciò che conta è la coerenza dei fatti storici e dell’obiettivo finale perseguito. La decisione impedisce che cavilli procedurali, basati su distinzioni dogmatiche, possano prevalere sulla sostanza del diritto controverso, garantendo una maggiore effettività della tutela giurisdizionale.

Modificare la qualificazione giuridica di un contratto in appello costituisce una ‘domanda nuova’?
No, secondo la Corte di Cassazione non costituisce una domanda nuova, ai sensi dell’art. 345 c.p.c., la prospettazione in appello di una qualificazione giuridica del contratto diversa da quella sostenuta in primo grado, a condizione che sia basata sui medesimi fatti e che la richiesta sostanziale (petitum) non venga alterata.

Perché la richiesta di condanna ‘in solido’ in appello non ha cambiato la domanda originaria?
La richiesta di condanna ‘in solido’ non ha modificato la domanda perché non mirava a ottenere un accertamento del vincolo di solidarietà, ma semplicemente a conseguire una condanna che consentisse al creditore di agire per il pagamento dell’intero importo indifferentemente nei confronti del debitore principale o del garante, senza dover escutere preventivamente il debitore principale. Il petitum, cioè la somma richiesta, è rimasto invariato.

Qual è la differenza tra prospettare una diversa qualificazione giuridica e modificare i fatti costitutivi della domanda?
Prospettare una diversa qualificazione giuridica significa fornire una diversa interpretazione legale degli stessi fatti storici già presentati in primo grado. Modificare i fatti costitutivi (causa petendi) significa, invece, introdurre nel processo eventi, circostanze o elementi di fatto nuovi, che non erano stati allegati nel primo grado di giudizio. La prima attività è permessa in appello, la seconda è vietata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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