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Domanda nuova e opposizione a decreto ingiuntivo

In un caso di opposizione a decreto ingiuntivo, la Corte di Cassazione si trova di fronte alla questione se il creditore (formalmente convenuto) possa introdurre una domanda nuova. Rilevando un contrasto giurisprudenziale sul punto, la Corte ha sospeso la decisione e ha rinviato la causa a nuovo ruolo, in attesa della pronuncia delle Sezioni Unite Civili, già investite della medesima questione. La controversia nasce da fatture che il debitore asseriva pagate e per le quali il creditore aveva chiesto, in subordine, l’imputazione dei pagamenti ad altri debiti.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Domanda Nuova nell’Opposizione a Decreto Ingiuntivo: La Cassazione Interpella le Sezioni Unite

Nell’ambito di un’opposizione a decreto ingiuntivo, quali sono i limiti per il creditore che, pur essendo formalmente il convenuto, è sostanzialmente l’attore? Può egli avanzare una domanda nuova nell’opposizione a decreto ingiuntivo? Questa è la complessa questione procedurale che la Corte di Cassazione, con l’ordinanza interlocutoria n. 127/2024, ha deciso di non risolvere, preferendo attendere un chiarimento dalle Sezioni Unite Civili. L’ordinanza sospende un giudizio tra una società fornitrice di strumentazione e un laboratorio di analisi, evidenziando un profondo contrasto giurisprudenziale.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo ottenuto da una società fornitrice di strumenti tecnici (la creditrice) contro un laboratorio di analisi (il debitore) per il mancato pagamento di fatture per circa 8.000 euro.

Il laboratorio si opponeva al decreto, sostenendo non solo la nullità dello stesso, ma anche di aver già pagato le somme, producendo fatture con la dicitura “pagato”. In aggiunta, sollevava un’eccezione di compensazione per i danni derivanti dal malfunzionamento di un macchinario.

Il Tribunale rigettava l’opposizione, ma la Corte d’Appello ribaltava la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, la dicitura “pagato” sulle fatture costituiva una quietanza liberatoria. La Corte, inoltre, dichiarava inammissibile la richiesta subordinata della società creditrice di imputare quei pagamenti ad altri debiti pregressi, ritenendola una domanda nuova e quindi vietata nel giudizio di opposizione.

La Questione Giuridica: I Limiti della Domanda Nuova nell’Opposizione a Decreto Ingiuntivo

La società fornitrice ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando principalmente due aspetti:
1. Errata valutazione della prova: La dicitura “pagato” non poteva essere considerata una quietanza liberatoria per quelle specifiche fatture, data l’esistenza di molteplici rapporti commerciali tra le parti.
2. Errata dichiarazione di inammissibilità: La richiesta di imputare i pagamenti ad altri debiti non era una domanda nuova nell’opposizione a decreto ingiuntivo, bensì una domanda consequenziale alla difesa del debitore. Nel giudizio di opposizione, infatti, le parti invertono solo formalmente la loro posizione: il creditore opposto è l’attore sostanziale e dovrebbe poter avanzare domande che sorgono dalle eccezioni della controparte.

Proprio su questo secondo punto si concentra l’attenzione della Suprema Corte. Esiste un contrasto giurisprudenziale consolidato sull’estensione dei poteri del creditore opposto, con sentenze che offrono soluzioni opposte.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Rinvio

La Terza Sezione Civile, con l’ordinanza in commento, prende atto che la stessa questione è già stata rimessa alle Sezioni Unite Civili dalla Prima Sezione con un’altra ordinanza (n. 20476 del 2023). Le Sezioni Unite, massimo organo nomofilattico, hanno il compito di risolvere i contrasti e fornire un’interpretazione uniforme della legge.

In attesa di questa fondamentale pronuncia, la Corte ha ritenuto necessario sospendere il giudizio. L’ordinanza è quindi “interlocutoria”, poiché non decide nel merito la controversia, ma si limita a gestire una fase del processo in attesa di un presupposto decisionale essenziale.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è puramente procedurale e improntata alla certezza del diritto. Proseguire con il giudizio senza attendere la decisione delle Sezioni Unite comporterebbe il rischio di emettere una sentenza potenzialmente in contrasto con il principio di diritto che verrà a breve stabilito. Per evitare disarmonie giurisprudenziali e garantire una corretta applicazione della legge, la scelta più prudente è quella di rinviare la causa a nuovo ruolo, ovvero di metterla in attesa. Questa decisione riflette la consapevolezza dell’importanza della questione e la volontà di assicurare che il caso venga deciso secondo un orientamento chiaro e definitivo.

Conclusioni

L’ordinanza n. 127/2024, pur non risolvendo la disputa tra le parti, riveste un’importanza significativa. Essa congela la situazione in attesa di un verdetto che farà chiarezza su un punto cruciale della procedura civile. La futura sentenza delle Sezioni Unite stabilirà una volta per tutte i confini della domanda nuova nell’opposizione a decreto ingiuntivo, influenzando innumerevoli contenziosi e fornendo a creditori e debitori un quadro normativo più certo per le loro strategie processuali.

In un’opposizione a decreto ingiuntivo, il creditore può presentare domande nuove?
La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, non fornisce una risposta definitiva. Riconosce l’esistenza di un contrasto giurisprudenziale sul punto e sospende il giudizio in attesa di una pronuncia risolutiva da parte delle Sezioni Unite Civili, già chiamate a decidere sulla medesima questione.

Cosa significa che la Corte ha rinviato la causa ‘a nuovo ruolo’?
Significa che il processo è temporaneamente sospeso. La causa viene tolta dal calendario delle udienze e vi sarà iscritta nuovamente solo dopo che le Sezioni Unite avranno pubblicato la loro decisione sulla questione di diritto preliminare, fornendo così il principio necessario per decidere il caso specifico.

Perché questa ordinanza è definita ‘interlocutoria’?
È definita ‘interlocutoria’ perché non conclude il giudizio decidendo chi ha ragione e chi ha torto nel merito della controversia. Si limita a risolvere una questione procedurale, disponendo la sospensione del processo in attesa di un evento futuro (la decisione delle Sezioni Unite).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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