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Domanda nuova art. 183 c.p.c.: quando è lecita?

Le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che, in una causa per negatoria servitutis, se il convenuto contesta la proprietà dell’attore, quest’ultimo può legittimamente presentare una domanda nuova ex art. 183 c.p.c. per l’accertamento della proprietà con efficacia di giudicato. Tale domanda è ammissibile non solo all’udienza di trattazione, ma anche con la prima memoria scritta, in quanto considerata una reazione difensiva connessa alla vicenda sostanziale originaria, in linea con i principi di economia processuale e ragionevole durata del processo.

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Domanda nuova art. 183 c.p.c.: le Sezioni Unite aprono alla flessibilità

Nel corso di una causa civile, può un attore modificare la propria richiesta iniziale in risposta alle difese del convenuto? La questione sulla ammissibilità di una domanda nuova ex art. 183 c.p.c. è da sempre al centro di un acceso dibattito giuridico. Una recente sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, spostando l’ago della bilancia verso una maggiore flessibilità processuale, in nome dell’economia e della ragionevole durata del processo.

I fatti del caso

La vicenda ha origine da una controversia tra proprietari di terreni confinanti. La proprietaria di un fondo citava in giudizio il suo vicino, lamentando che i lavori di sbancamento e livellamento eseguiti da quest’ultimo avessero modificato il naturale deflusso delle acque piovane, causando allagamenti e frane nella sua proprietà. Chiedeva quindi la condanna del vicino a realizzare un muro di contenimento e al risarcimento dei danni.

Il convenuto, nel costituirsi in giudizio, non si limitava a negare le proprie responsabilità, ma contestava radicalmente il diritto di proprietà dell’attrice sulla porzione di terreno interessata dai lavori, affermando di esserne lui stesso il legittimo proprietario.

In risposta a questa specifica difesa, l’attrice, nella sua prima memoria scritta (ai sensi dell’art. 183, comma 6, c.p.c.), chiedeva al giudice di accertare, con efficacia di giudicato, di aver acquistato la proprietà di quel terreno per usucapione. I giudici di merito, sia in primo grado che in appello, consideravano ammissibile questa domanda, portando il convenuto a ricorrere in Cassazione.

L’ammissibilità della domanda nuova art. 183 c.p.c. secondo la Cassazione

Il quesito centrale posto alle Sezioni Unite era se la domanda di accertamento della proprietà per usucapione, formulata dall’attore solo nella prima memoria scritta e non alla prima udienza, dovesse essere considerata una mutatio libelli inammissibile.

La Corte, con una decisione innovativa, ha rigettato il ricorso, affermando che la domanda è perfettamente ammissibile. Ha stabilito il seguente principio di diritto: in un processo (soggetto alle regole precedenti alla Riforma Cartabia), l’attore che agisce con azione negatoria può proporre domanda di accertamento della proprietà con efficacia di giudicato non solo all’udienza di trattazione, ma anche nella prima memoria ex art. 183 c.p.c., qualora tale esigenza nasca dalla contestazione del diritto sollevata dal convenuto nella sua comparsa di risposta.

Le motivazioni della decisione

Le Sezioni Unite hanno superato l’orientamento più rigido del passato, che distingueva nettamente tra una semplice modifica (emendatio) e una domanda radicalmente nuova (mutatio). L’analisi della Corte si è focalizzata sui principi di funzionalità del processo.

1. Connessione Sostanziale: La nuova domanda, sebbene formalmente diversa, è strettamente connessa alla vicenda sostanziale originaria. Non è un’istanza autonoma e slegata, ma una reazione difensiva diretta e conseguente all’eccezione del convenuto. La contestazione della proprietà ha trasformato un presupposto del diritto (il ‘punto pregiudiziale’) in un oggetto di controversia (‘questione pregiudiziale’). La richiesta di accertare tale diritto con efficacia di giudicato mira a risolvere in modo completo e definitivo il conflitto.

2. Economia Processuale e Ragionevole Durata: Ammettere questa domanda nello stesso processo evita la necessità di avviare un nuovo, separato giudizio per accertare la proprietà. Ciò realizza i principi costituzionali di economia processuale e ragionevole durata del processo, concentrando la risoluzione dell’intera controversia davanti a un unico giudice.

3. Assenza dell’Effetto Sorpresa: Il convenuto non subisce alcun pregiudizio o ‘effetto sorpresa’. È stata la sua stessa strategia difensiva (contestare la proprietà) a rendere necessario l’accertamento. Egli, quindi, è pienamente consapevole del tema e ha a disposizione i termini processuali per articolare le proprie difese in merito.

4. Il Concetto di ‘Domanda Complanare’: La Corte ha implicitamente fatto riferimento al concetto di ‘domanda complanare’. Si tratta di domande che, pur essendo diverse, viaggiano su un piano parallelo per soddisfare il medesimo interesse sostanziale sotteso alla lite. In questo caso, l’interesse dell’attore è sempre quello di tutelare il suo fondo dalle turbative. L’accertamento della proprietà diventa uno strumento necessario per garantire la piena ed efficace tutela di tale interesse, una volta che esso è stato messo in discussione.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un passo importante verso una concezione più moderna e funzionale del processo civile. Abbandonando un formalismo eccessivo, la Corte di Cassazione ha privilegiato una soluzione che consente di recepire e risolvere la vicenda sostanziale nella sua interezza, assicurando una tutela giurisdizionale più stabile, efficiente e rapida. Il principio affermato chiarisce che la reazione dell’attore alle difese del convenuto può legittimamente concretizzarsi in una domanda nuova ex art. 183 c.p.c., purché questa sia intrinsecamente legata al nucleo originario della controversia, promuovendo così la concentrazione delle tutele e la definitiva risoluzione del conflitto.

È possibile per un attore modificare la propria domanda dopo l’inizio della causa?
Sì, secondo questa sentenza, l’attore può proporre una domanda nuova se questa è una conseguenza diretta delle difese sollevate dal convenuto. In particolare, è ammissibile farlo non solo alla prima udienza, ma anche con la prima memoria scritta prevista dall’art. 183 c.p.c.

Cosa si intende per ‘domanda complanare’ e perché è importante?
Una ‘domanda complanare’ è una richiesta formalmente nuova ma strettamente connessa alla vicenda sostanziale originaria. È importante perché la sua ammissibilità si fonda sui principi di economia processuale e ragionevole durata del processo, permettendo di risolvere l’intero conflitto in un unico giudizio, senza costringere le parti a iniziarne uno nuovo.

Qual era la domanda nuova nel caso specifico e perché è stata ammessa?
La domanda nuova era la richiesta di accertare la proprietà di un terreno per usucapione con efficacia di giudicato. È stata ammessa perché non era un’iniziativa arbitraria dell’attore, ma una reazione necessaria alla difesa del convenuto, il quale aveva contestato proprio quella proprietà. La Corte ha ritenuto che questa domanda fosse funzionale a garantire una tutela piena e definitiva del diritto originariamente fatto valere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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