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Domanda di manleva tardiva: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5804/2024, ha stabilito l’inammissibilità di una domanda di manleva tardiva proposta dal convenuto. Il caso riguardava un forno difettoso per cui un panettiere aveva chiesto i danni al venditore e al produttore. La richiesta del venditore di essere tenuto indenne dal produttore è stata respinta perché presentata oltre i termini processuali previsti, confermando invece la condanna al risarcimento del danno verso l’acquirente.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Domanda di Manleva Tardiva: La Cassazione Sottolinea i Termini Processuali

Il rispetto dei termini processuali è un pilastro fondamentale del sistema giudiziario. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 5804/2024) lo ribadisce con forza, chiarendo le conseguenze di una domanda di manleva tardiva. La decisione scaturisce da un caso riguardante la vendita di un forno difettoso, ma le sue implicazioni si estendono a innumerevoli contenziosi civili, offrendo una lezione cruciale per avvocati e parti in causa sull’importanza della tempestività.

I Fatti del Caso: Il Forno Difettoso e la Richiesta di Risarcimento

La vicenda ha inizio quando il titolare di un’attività di panificazione acquista un nuovo forno. Dopo un breve periodo di corretto funzionamento, l’apparecchiatura manifesta gravi difetti, tra cui il distacco della vernice interna, che compromettono la produzione. Nonostante diversi interventi di riparazione e tentativi di risoluzione, inclusa la modifica della canna fumaria, i problemi persistono. La situazione si protrae per mesi, causando notevoli disagi e perdite economiche al panettiere, fino a quando il forno non viene finalmente sostituito. A questo punto, l’imprenditore decide di agire in giudizio contro il venditore del forno e l’azienda produttrice, chiedendo il risarcimento in solido per tutti i danni subiti.

Il Percorso Giudiziario: Dal Tribunale alla Corte d’Appello

In primo grado, il Tribunale, pur riconoscendo l’esistenza dei vizi del bene, rigetta la domanda di risarcimento del panettiere per mancata dimostrazione dell’effettivo pregiudizio economico. Il venditore, costituitosi in giudizio, aveva a sua volta chiesto di essere tenuto indenne (in manleva) dal produttore.

La Corte d’Appello ribalta la decisione. Raccogliendo nuove testimonianze, i giudici di secondo grado ritengono provato il danno subito dal panettiere e condannano il venditore a un risarcimento di 40.000 euro. Inoltre, la Corte accoglie la domanda di manleva, ordinando all’azienda produttrice di rimborsare al venditore quanto pagato all’acquirente.

La Decisione della Cassazione e la Domanda di Manleva Tardiva

L’azienda produttrice ricorre in Cassazione, sollevando una questione procedurale decisiva: la domanda di manleva tardiva del venditore. Il produttore sostiene che la richiesta di essere tenuto indenne era stata formulata dal venditore non nella comparsa di costituzione e risposta depositata nei termini, ma solo in occasione della prima udienza, incorrendo così in una decadenza.

La Suprema Corte accoglie questa tesi. Sottolinea che, ai sensi degli artt. 166 e 167 del Codice di procedura civile, il convenuto deve proporre tutte le sue difese, incluse le domande riconvenzionali e le chiamate di terzo in garanzia, nella comparsa di risposta da depositare entro termini precisi. La presentazione tardiva di tale domanda la rende inammissibile, un vizio che il giudice d’appello avrebbe dovuto rilevare. Di conseguenza, la Corte cassa la sentenza d’appello nella parte in cui accoglieva la manleva.

Contestualmente, la Cassazione rigetta il ricorso incidentale del venditore, il quale contestava la quantificazione del danno. Secondo i giudici, la Corte d’Appello aveva correttamente valutato le prove testimoniali per accertare l’esistenza del danno (l’an) e aveva legittimamente fatto uso del suo potere di liquidazione equitativa (art. 1226 c.c.) per determinarne l’importo (il quantum), data la difficoltà di una prova matematica precisa.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si concentra sul rigore delle norme procedurali. I termini per la costituzione in giudizio e la proposizione delle domande non sono mere formalità, ma garanzie per il corretto e ordinato svolgimento del processo e per il diritto di difesa della controparte. La decadenza per la proposizione della domanda di manleva è una conseguenza inevitabile del mancato rispetto di tali termini. Il fatto che il giudice di primo grado non l’abbia esaminata perché la domanda principale era stata rigettata non sana il vizio originario, che doveva essere riesaminato in appello. Per quanto riguarda il risarcimento, la Corte ribadisce un principio consolidato: una volta provata l’esistenza del danno, se la sua quantificazione precisa è complessa, il giudice può ricorrere a una valutazione equitativa basata sugli elementi emersi in causa, come le dichiarazioni testimoniali sulla riduzione della produzione giornaliera.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito sulla centralità delle preclusioni processuali. Una difesa di merito, anche se potenzialmente fondata come una richiesta di manleva, può essere vanificata da un errore procedurale. Per le aziende e i professionisti, ciò significa che la gestione di un contenzioso richiede non solo argomentazioni solide nel merito, ma anche e soprattutto un’attenzione scrupolosa alle scadenze e alle formalità imposte dal codice di rito. Ignorare questi aspetti può comportare la perdita di un diritto e conseguenze economiche significative, come in questo caso per il venditore, che si è trovato a dover risarcire il danno senza potersi rivalere sul produttore, a causa di una domanda di manleva tardiva.

Entro quale termine deve essere proposta la domanda di manleva dal convenuto?
Secondo la sentenza, la domanda di manleva, al pari delle domande riconvenzionali, deve essere proposta dal convenuto a pena di decadenza nella comparsa di risposta, da depositare nei termini previsti dall’art. 166 del codice di procedura civile.

Cosa succede se la domanda di manleva viene proposta in ritardo?
Se la domanda di manleva viene proposta oltre i termini di legge (ad esempio, alla prima udienza anziché nella comparsa di risposta), essa è inammissibile. Il giudice deve dichiarare tale inammissibilità, e la parte perde il diritto di far valere la propria pretesa di garanzia in quel processo.

È possibile per il giudice liquidare il danno in via equitativa?
Sì. La sentenza conferma che, una volta raggiunta la prova sull’esistenza del danno (l'”an”), se risulta impossibile o particolarmente difficile provarne il preciso ammontare (il “quantum”), il giudice può determinarlo in via equitativa, ai sensi dell’art. 1226 del codice civile, basandosi sugli elementi di prova disponibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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