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Domanda di manleva: Giudice Ordinario per acqua inquinata

Una consumatrice ha citato in giudizio la società fornitrice per aver ricevuto acqua con arsenico oltre i limiti. La società ha a sua volta presentato una domanda di manleva contro l’ente regionale. La Corte di Cassazione ha stabilito che la giurisdizione su entrambe le cause, inclusa la domanda di manleva, spetta al Giudice Ordinario e non a quello Amministrativo, poiché la richiesta del gestore è una conseguenza diretta della pretesa risarcitoria del consumatore.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Domanda di manleva e giurisdizione: il Giudice Ordinario decide su tutto

Quando un utente fa causa al gestore del servizio idrico per la fornitura di acqua contaminata, e il gestore a sua volta ritiene responsabile un ente pubblico, chi decide su tutta la vicenda? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20972/2024, chiarisce un punto fondamentale sulla giurisdizione in caso di domanda di manleva, stabilendo la competenza del Giudice Ordinario per l’intera controversia.

I fatti del caso: acqua contaminata e la chiamata in causa dell’Ente

Il caso nasce dalla richiesta di risarcimento danni avanzata da una consumatrice nei confronti della società fornitrice del servizio idrico. La causa della richiesta era la fornitura di acqua potabile contenente una concentrazione di arsenico superiore ai limiti di legge. La società, pur difendendosi, eccepiva il proprio difetto di legittimazione passiva e chiamava in causa l’Ente Regionale, presentando una domanda di manleva per essere tenuta indenne da un’eventuale condanna.

Il Giudice di Pace accoglieva la domanda della consumatrice, condannando la società al pagamento di una somma simbolica e rigettando le eccezioni sollevate, inclusa la richiesta verso l’Ente Regionale.

In sede di appello, il Tribunale confermava la condanna della società ma, riformando parzialmente la sentenza, dichiarava il proprio difetto di giurisdizione sulla domanda di manleva, ritenendo che la controversia tra la società e l’Ente Regionale dovesse essere decisa dal giudice amministrativo. Contro questa decisione, la società fornitrice ha proposto ricorso in Cassazione.

L’erronea statuizione sulla giurisdizione della domanda di manleva

Il cuore della questione portata all’attenzione della Suprema Corte riguardava la corretta individuazione del giudice competente a decidere sulla domanda di manleva. La società ricorrente lamentava che il Tribunale avesse erroneamente negato la potestas judicandi del giudice ordinario su tale domanda, scindendo di fatto una controversia che, a suo avviso, doveva essere trattata unitariamente.

Secondo l’orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità, l’azione risarcitoria dell’utente contro il gestore del servizio idrico per la fornitura di acqua contaminata rientra pacificamente nella giurisdizione del giudice ordinario. Si tratta, infatti, di una controversia che attiene al non corretto adempimento di un’obbligazione derivante da un contratto di utenza individuale. L’attività di programmazione e organizzazione della Pubblica Amministrazione, in questo contesto, costituisce solo il presupposto del rapporto contrattuale, ma non ne altera la natura privatistica.

Le motivazioni della Cassazione: la giurisdizione del Giudice Ordinario

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi di ricorso della società, ribadendo i principi già affermati dalle Sezioni Unite. La Corte ha chiarito che la domanda di manleva (o garanzia impropria) proposta dal gestore contro l’ente pubblico non è altro che un “riflesso” della domanda risarcitoria principale avanzata dal privato.

Di conseguenza, anche la domanda accessoria di manleva appartiene alla giurisdizione del giudice ordinario. Scindere i giudizi comporterebbe una violazione dei principi di economia processuale e il rischio di decisioni contrastanti. La controversia tra il gestore e l’ente pubblico, sebbene coinvolga un soggetto pubblico, non riguarda l’esercizio di un potere autoritativo, ma si inserisce in una catena di responsabilità di natura essenzialmente civilistica, originata dall’inadempimento contrattuale verso l’utente finale.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della decisione

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza del Tribunale e ha rinviato la causa allo stesso giudice, in diversa composizione, affinché esamini nel merito anche la domanda di manleva. Questa ordinanza rafforza un principio cruciale: quando un contenzioso nasce da un rapporto contrattuale tra utente e gestore, la giurisdizione del giudice ordinario si estende a tutte le questioni connesse, incluse quelle che coinvolgono eventuali responsabilità di enti pubblici. Per le parti coinvolte, questo significa poter risolvere l’intera vicenda in un unico processo, garantendo maggiore coerenza e celerità nella definizione delle responsabilità.

Chi è competente a decidere sulla richiesta di risarcimento di un utente per la fornitura di acqua non potabile?
La competenza spetta al Giudice Ordinario, poiché la controversia riguarda l’inadempimento di un contratto di fornitura tra l’utente e il gestore del servizio.

Il gestore del servizio idrico può chiamare in causa l’ente pubblico (come la Regione) nello stesso processo civile?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la domanda di manleva del gestore contro l’ente pubblico rientra nella giurisdizione del Giudice Ordinario, in quanto è una domanda accessoria e strettamente connessa a quella principale dell’utente.

Qual è il principio affermato dalla Cassazione sulla giurisdizione in caso di domanda di manleva del gestore idrico?
Il principio è che la domanda di garanzia impropria (manleva) proposta dal gestore verso l’ente pubblico è un riflesso della domanda risarcitoria del privato. Pertanto, per ragioni di connessione e unitarietà, l’intera controversia, inclusa la manleva, deve essere decisa dal Giudice Ordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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