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Domanda di manleva e servizio idrico: la giurisdizione

A seguito di una causa intentata da alcuni cittadini contro una società idrica per la fornitura di acqua non potabile, la società ha chiamato in causa l’ente regionale con una domanda di manleva. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 636/2024, ha stabilito che la giurisdizione su tale domanda spetta al giudice ordinario e non a quello amministrativo. La Corte ha chiarito che la manleva, in questo contesto, si configura come una garanzia di natura privatistica, strettamente connessa alla principale azione di risarcimento, e non come una contestazione dell’esercizio di poteri pubblici.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Domanda di manleva e giurisdizione: il caso della fornitura di acqua non potabile

Quando un fornitore di un servizio pubblico, come quello idrico, viene citato in giudizio per un disservizio, può a sua volta rivalersi su un ente pubblico che ritiene responsabile? La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 636/2024 affronta proprio questa complessa questione, chiarendo a quale giudice spetta decidere sulla domanda di manleva in contesti che intrecciano diritto privato e pubblico. La decisione offre un’importante guida sulla ripartizione della giurisdizione tra giudice ordinario e giudice amministrativo.

I Fatti del Caso: Acqua Contaminata e la Richiesta dei Cittadini

La vicenda ha origine dall’azione legale intrapresa da un gruppo di cittadini contro la società che gestisce il servizio idrico nel loro comune. Gli utenti lamentavano che, per un lungo periodo, l’acqua fornita conteneva una concentrazione di arsenico superiore ai limiti di legge, tanto da essere stata dichiarata non potabile. Di conseguenza, hanno chiesto al tribunale di ottenere una riduzione del 50% del canone pagato e di quello futuro, oltre al risarcimento dei danni subiti a causa dell’inadempimento contrattuale della società fornitrice.

La Difesa della Società Idrica e la Chiamata in Causa della Regione

Costituendosi in giudizio, la società idrica ha eccepito il difetto di giurisdizione del giudice ordinario, sostenendo che la questione, incidendo sulle tariffe di un servizio pubblico, dovesse essere trattata dal giudice amministrativo. Inoltre, ha attribuito la responsabilità della contaminazione all’inerzia dell’ente regionale, che non avrebbe adottato i necessari provvedimenti per risolvere il problema dell’inquinamento della rete idrica. Per questo motivo, la società ha richiesto di poter chiamare in causa la Regione, presentando nei suoi confronti una domanda di manleva per essere tenuta indenne da un’eventuale condanna.

L’Iter Giudiziario e il Conflitto di Giurisdizione

Nei primi due gradi di giudizio, i tribunali hanno adottato una soluzione ‘mista’. Hanno riconosciuto la propria competenza a decidere sulla richiesta di rimborso e risarcimento dei cittadini, ma hanno dichiarato il proprio difetto di giurisdizione sulla domanda di manleva contro la Regione. Secondo i giudici di merito, questa seconda domanda implicava una valutazione sull’esercizio di poteri pubblici (come la gestione della rete idrica e dei piani tariffari), materia di esclusiva competenza del giudice amministrativo. Contro questa decisione, la società idrica ha proposto ricorso in Cassazione.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo il motivo di ricorso relativo alla giurisdizione sulla domanda di manleva. Il ragionamento della Suprema Corte si fonda su un principio consolidato: la domanda con cui il gestore di un servizio idrico integrato chiede di essere tenuto indenne dall’ente territoriale concedente rientra nella giurisdizione del giudice ordinario.

La Corte ha chiarito che, sebbene la controversia coinvolga un ente pubblico, la manleva non mira a contestare la legittimità di atti amministrativi o l’esercizio di poteri pubblici. Al contrario, essa si qualifica come una ‘garanzia impropria’, un istituto di natura privatistica. In sostanza, la richiesta della società idrica è il riflesso dell’azione risarcitoria principale avviata dagli utenti. Poiché la domanda principale (risarcimento per inadempimento contrattuale) appartiene pacificamente alla giurisdizione ordinaria, anche la domanda accessoria di garanzia deve essere decisa dallo stesso giudice. La pretesa del gestore non è quella di sindacare le scelte discrezionali della Regione, ma di ottenere un ristoro economico per le conseguenze patrimoniali subite a causa della condotta (omissiva o commissiva) dell’ente.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un importante principio in materia di riparto di giurisdizione. Stabilisce che, nelle cause di risarcimento danni per disservizi pubblici, la domanda di manleva del gestore contro l’ente pubblico concedente deve essere trattata dal giudice ordinario. Questa soluzione garantisce il principio di concentrazione delle tutele e l’economia processuale, evitando che la stessa vicenda venga frammentata tra giurisdizioni diverse, con il rischio di decisioni contrastanti e un allungamento dei tempi della giustizia. Per le società di servizi pubblici, significa poter gestire l’intero contenzioso, sia passivo (verso l’utente) che attivo (verso l’ente responsabile), all’interno di un unico procedimento giudiziario.

A quale giudice spetta decidere sulla domanda di manleva di un gestore di servizio pubblico contro un ente territoriale?
Secondo la Corte di Cassazione, la giurisdizione sulla domanda di manleva proposta dal gestore del servizio idrico nei confronti dell’ente territoriale (in questo caso, la Regione) spetta al giudice ordinario.

Perché la domanda di manleva contro un ente pubblico rientra nella giurisdizione ordinaria?
Perché non si contesta l’esercizio di poteri pubblici, ma si fa valere una ‘garanzia impropria’ di natura privatistica. La richiesta è un riflesso dell’azione di risarcimento principale degli utenti e condivide con essa la stessa natura, radicandosi pertanto nella giurisdizione ordinaria.

Qual è la principale conseguenza pratica di questa decisione?
La conseguenza principale è che l’intera controversia (richiesta di risarcimento degli utenti contro il gestore e richiesta di manleva del gestore contro l’ente pubblico) può essere trattata e decisa all’interno dello stesso processo davanti al giudice ordinario, garantendo una maggiore efficienza e coerenza del sistema giudiziario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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