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Domanda di manleva: chi giudica il gestore idrico?

Una società di gestione idrica ha fornito acqua non potabile ai suoi utenti. Citata in giudizio per il risarcimento dei danni, la società ha presentato una domanda di manleva contro l’ente regionale. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice ordinario civile ha giurisdizione non solo sulla richiesta degli utenti, ma anche sulla domanda di manleva accessoria contro l’ente pubblico, in quanto intrinsecamente legata alla controversia contrattuale principale.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Domanda di Manleva: Giudice Ordinario Competente Anche se Coinvolge la P.A.

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un’importante questione di procedura civile riguardante la domanda di manleva presentata da un gestore del servizio idrico nei confronti di un ente pubblico. Il caso, scaturito dalla fornitura di acqua non potabile, chiarisce i confini della giurisdizione tra giudice ordinario e giudice amministrativo, stabilendo un principio fondamentale sull’accessorietà delle cause di garanzia.

I Fatti del Caso: Acqua Contaminata e la Richiesta di Risarcimento

Alcuni utenti convenivano in giudizio la società di gestione del servizio idrico, lamentando la fornitura di acqua non idonea al consumo domestico a causa della presenza di arsenico e floruri in quantità superiori ai limiti di legge. Chiedevano, quindi, la restituzione del 50% del canone pagato in un determinato periodo e il risarcimento dei danni subiti.

La società fornitrice, a sua volta, si difendeva chiamando in causa l’Ente Regionale e l’Autorità d’Ambito Territoriale, presentando nei loro confronti una domanda di manleva. Il gestore sosteneva che la responsabilità dell’accaduto fosse da attribuire a tali enti pubblici, i quali non avrebbero creato le infrastrutture necessarie alla dearsenificazione dell’acqua.

Il Tribunale, in sede di appello, pur riconoscendo la responsabilità del gestore verso gli utenti e la competenza del giudice ordinario su tale rapporto, dichiarava il proprio difetto di giurisdizione sulla domanda di manleva, ritenendola di competenza del giudice amministrativo in quanto coinvolgente l’esercizio di poteri pubblici. Contro questa decisione, la società ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte: la competenza sulla domanda di manleva

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione del giudice d’appello, accogliendo il motivo di ricorso relativo alla giurisdizione sulla domanda di garanzia.

La Questione della Giurisdizione sul Danno all’Utente

Innanzitutto, la Corte ha confermato, rigettando il primo motivo di ricorso, che la controversia tra l’utente e il gestore del servizio idrico rientra a pieno titolo nella giurisdizione del giudice ordinario. Non si tratta di contestare un atto amministrativo come la tariffa, ma di far valere un inadempimento contrattuale: la fornitura di un bene (l’acqua) privo delle qualità pattuite e previste dalla legge. Il rapporto di utenza è un rapporto privatistico e la violazione degli obblighi che ne derivano genera una questione di diritto soggettivo tutelabile davanti al giudice civile.

Il Cuore della Sentenza: La Giurisdizione sulla Domanda di Manleva

Il punto cruciale della pronuncia riguarda il secondo motivo di ricorso. La Cassazione ha affermato che la domanda di manleva, anche se proposta contro un ente pubblico, deve essere decisa dallo stesso giudice competente per la domanda principale. Questo perché la domanda di garanzia (in questo caso, una “garanzia impropria”) è accessoria e strettamente dipendente da quella principale.

Affermare la giurisdizione del giudice ordinario sulla richiesta di risarcimento degli utenti e, contemporaneamente, quella del giudice amministrativo sulla manleva, creerebbe una frattura processuale inaccettabile. Si rischierebbe di avere decisioni contrastanti sullo stesso fatto storico. Pertanto, per un principio di economia processuale e per evitare il rischio di giudicati contraddittori, la causa accessoria segue la sorte di quella principale.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando la propria giurisprudenza consolidata, anche a Sezioni Unite. Si è chiarito che la domanda di manleva proposta dal gestore del servizio idrico contro l’ente territoriale concedente qualifica una garanzia impropria, che è un riflesso della domanda principale risarcitoria. Di conseguenza, essa condivide il radicamento nella giurisdizione ordinaria.

Il Tribunale aveva errato nel non cogliere questo nesso di accessorietà, statuendo che “non è consentita l’attrazione della causa ad un giudice privo di giurisdizione”. La Cassazione corregge questa impostazione: non si tratta di un’attrazione indebita, ma del corretto funzionamento del principio secondo cui il giudice della causa principale è competente anche per le cause accessorie ad essa legate.

La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata nella parte relativa alla giurisdizione sulla manleva, rinviando la causa al Tribunale in diversa composizione per un nuovo esame che includa anche la domanda di garanzia.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale per la gestione delle controversie complesse che vedono coinvolti sia soggetti privati che enti pubblici. Stabilisce che, quando un operatore privato viene citato per un inadempimento contrattuale e ritiene che la responsabilità ultima sia di un ente pubblico, l’intera vicenda deve essere trattata in un unico processo davanti al giudice ordinario. Ciò garantisce una maggiore coerenza delle decisioni e una tutela più efficace ed efficiente per tutte le parti coinvolte, concentrando l’accertamento dei fatti e delle responsabilità in un’unica sede giurisdizionale.

A quale giudice devono rivolgersi gli utenti se il gestore fornisce acqua non potabile?
Gli utenti devono rivolgersi al giudice ordinario (civile), perché la fornitura di acqua non conforme ai requisiti di potabilità costituisce un inadempimento contrattuale relativo al singolo rapporto di utenza, e non una questione di legittimità di atti amministrativi.

Se il gestore idrico viene citato in giudizio, può chiedere di essere manlevato da un ente pubblico (es. la Regione) davanti allo stesso giudice?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la domanda di manleva (o di garanzia impropria) è accessoria alla domanda principale. Pertanto, essa rientra nella giurisdizione dello stesso giudice ordinario competente per la causa principale, anche se è rivolta contro un ente pubblico.

La determinazione amministrativa della tariffa dell’acqua sposta la competenza dal giudice ordinario a quello amministrativo in caso di inadempimento?
No. La Corte ha chiarito che la richiesta di riduzione del canone a causa di un inadempimento (acqua non potabile) non contesta la legittimità della tariffa in sé, ma l’inesatto adempimento di un’obbligazione contrattuale. La questione rimane quindi di competenza del giudice ordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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