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Documento di trasporto: obblighi anche per trasferimenti

Un’agenzia di controllo ha sanzionato una catena della grande distribuzione per l’incompletezza del documento di trasporto di prodotti ortofrutticoli trasferiti tra il proprio magazzino e i punti vendita. Dopo due gradi di giudizio favorevoli all’azienda, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Sulla base di una recente pronuncia della Corte di Giustizia Europea, ha stabilito che l’espressione “tutte le fasi della commercializzazione” include anche i trasferimenti interni. Pertanto, se un operatore decide di emettere un documento di trasporto, questo deve contenere tutte le informazioni specifiche richieste dalla normativa UE per garantire tracciabilità e facilitare i controlli.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Documento di trasporto: Obblighi di completezza anche per trasferimenti interni

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, basata su un’interpretazione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ha chiarito un punto fondamentale per le aziende della grande distribuzione: il documento di trasporto per prodotti ortofrutticoli deve essere completo di tutte le informazioni specifiche anche se la merce si sposta tra due sedi della stessa azienda. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le sue importanti implicazioni.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un controllo effettuato da un’agenzia pubblica incaricata delle verifiche di conformità sui prodotti alimentari. Durante un’ispezione su un trasporto di prodotti ortofrutticoli (mele, pere, uva e pesche noci) da una piattaforma logistica a un punto vendita, entrambi appartenenti alla stessa società della grande distribuzione, gli ispettori rilevavano una violazione. Il documento di trasporto che accompagnava la merce non indicava alcune informazioni specifiche prescritte dalla normativa europea, come la varietà per mele e pere o il colore della polpa per le pesche.

Di conseguenza, l’agenzia emetteva un’ordinanza-ingiunzione, sanzionando l’azienda. Quest’ultima impugnava il provvedimento, sostenendo che l’obbligo di fornire tali dettagli non sussistesse per i trasferimenti interni, cioè per movimentazioni di merce all’interno della stessa entità giuridica. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello accoglievano questa tesi, annullando la sanzione e basandosi su un precedente orientamento della stessa Cassazione.

La questione legale sul documento di trasporto

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’espressione “in ogni fase della commercializzazione”, contenuta nei regolamenti europei (in particolare il Reg. UE n. 543/2011 e il Reg. CE n. 1234/2007). L’azienda sosteneva che questa espressione si riferisse solo a transazioni tra soggetti giuridici diversi (fornitore e distributore, distributore e cliente), escludendo i passaggi interni. L’agenzia di controllo, invece, propendeva per un’interpretazione più ampia, finalizzata a garantire la massima tracciabilità e trasparenza a tutela del consumatore finale, indipendentemente dai passaggi proprietari della merce.

L’Intervento Decisivo della Corte di Giustizia UE

Mentre il giudizio era in corso, su un caso analogo era intervenuta la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) con una pronuncia pregiudiziale. La CGUE ha stabilito due principi fondamentali:

1. Nessun obbligo di emissione: La normativa UE non impone di per sé l’obbligo di creare un documento di accompagnamento per i prodotti ortofrutticoli.
2. Obbligo di completezza se emesso: Tuttavia, se un operatore economico sceglie di emettere tale documento, esso deve obbligatoriamente contenere tutte le indicazioni specifiche richieste (varietà, origine, categoria, etc.), a prescindere dal fatto che tali informazioni siano già presenti sugli imballaggi o su altri documenti.

Soprattutto, la CGUE ha chiarito che l’espressione “in tutte le fasi di commercializzazione” deve essere intesa in senso ampio, includendo anche il trasporto tra la piattaforma di distribuzione e il punto vendita al dettaglio, anche se appartenenti allo stesso soggetto.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione, recependo integralmente l’interpretazione fornita dalla CGUE, ha cassato la sentenza della Corte d’Appello. I giudici supremi hanno affermato che l’orientamento precedente della giurisprudenza nazionale doveva considerarsi superato. La logica del sistema normativo europeo è quella di facilitare i controlli di conformità in qualsiasi momento, fornendo agli ispettori “informazioni di base” su documenti facilmente consultabili, come appunto quello di trasporto. Escludere i trasferimenti interni da questo obbligo creerebbe una falla nel sistema di tracciabilità, compromettendo la tutela del consumatore e la lealtà del mercato.

In definitiva, il documento di trasporto, sebbene facoltativo, una volta emesso diventa uno strumento di controllo cruciale e deve essere pienamente conforme alla normativa, anche quando la merce non cambia proprietario ma si sposta semplicemente all’interno della stessa organizzazione aziendale.

Conclusioni

Questa ordinanza rappresenta un importante monito per tutte le aziende del settore agroalimentare e della grande distribuzione. La sentenza chiarisce che la tracciabilità e la trasparenza sono valori prioritari per il legislatore europeo, che prevalgono su considerazioni di mera organizzazione interna aziendale. Le imprese devono quindi assicurarsi che ogni documento di trasporto emesso per prodotti ortofrutticoli, anche per semplici trasferimenti logistici, sia redatto con la massima cura e completezza, riportando tutte le indicazioni specifiche previste, per evitare di incorrere in sanzioni e garantire la piena conformità alla normativa vigente.

Un’azienda è obbligata a indicare le specifiche del prodotto (es. varietà) su un documento di trasporto per merce che si sposta tra il proprio magazzino e i propri negozi?
La normativa europea non obbliga a emettere un documento di accompagnamento. Tuttavia, se l’azienda decide di crearne uno, questo deve obbligatoriamente contenere tutte le informazioni specifiche richieste dalle norme di commercializzazione, anche se si tratta di un trasferimento interno.

Perché le regole sulla completezza del documento di trasporto si applicano anche ai trasferimenti interni a una stessa azienda?
Perché la Corte di Giustizia UE ha chiarito che l’espressione “in tutte le fasi della commercializzazione” deve essere interpretata in senso ampio, per garantire la tracciabilità del prodotto e l’efficacia dei controlli a tutela del consumatore finale, includendo quindi anche la logistica interna di un’impresa.

Un precedente orientamento della Cassazione che escludeva questo obbligo è ancora valido?
No. La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, ha dichiarato esplicitamente che il precedente orientamento giurisprudenziale è da considerarsi superato, alla luce della successiva e vincolante interpretazione fornita dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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