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Documenti in lingua straniera: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni fideiussori contro un istituto di credito. La decisione chiarisce che i documenti in lingua straniera, se non specificamente contestati, possono essere utilizzati per provare la legittimazione processuale. Inoltre, viene ribadito il limite alla contestazione dei fatti in presenza di una ‘doppia conforme’, ovvero due sentenze di merito identiche nel risultato e nelle motivazioni fattuali.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Documenti in lingua straniera nel processo: la Cassazione fa chiarezza

L’utilizzo di documenti in lingua straniera all’interno del processo civile italiano rappresenta una questione delicata, che bilancia il principio di obbligatorietà della lingua italiana con le esigenze di un contesto economico sempre più globalizzato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti spunti di riflessione su questo tema, oltre a ribadire consolidati principi in materia di impugnazioni e onere della prova.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo emesso da un Tribunale a favore di una società di leasing contro diversi soggetti che avevano prestato fideiussione. Gli opponenti contestavano il decreto per vari motivi, tra cui la presunta falsità delle loro firme sull’atto di garanzia (apocrifia).

Il Tribunale, a seguito di una CTU grafologica, accertava la falsità della firma di uno solo dei fideiussori, revocando per quest’ultimo il decreto, ma condannando gli altri al pagamento. Questi ultimi proponevano appello. Nel corso del giudizio di secondo grado, la società creditrice cedeva il proprio credito a un’altra società finanziaria, che interveniva nel processo.

La Corte d’Appello rigettava il gravame, confermando la sentenza di primo grado. In particolare, riteneva provato il subentro del nuovo creditore sulla base di documentazione prodotta in lingua inglese. Avverso tale decisione, i debitori proponevano ricorso per Cassazione.

Il ricorso in Cassazione e i documenti in lingua straniera

I ricorrenti basavano le loro doglianze su diversi punti. In primo luogo, contestavano la legittimazione della nuova società creditrice, sostenendo che la cessione del credito non era stata adeguatamente provata. La documentazione prodotta, infatti, era in lingua inglese, priva di traduzione giurata e, a loro dire, inammissibile.

In secondo luogo, insistevano sulla necessità di rinnovare la CTU grafologica, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello insufficiente e contraddittoria, specialmente alla luce del fatto che la perizia aveva già accertato la falsità di una delle firme apposte sul medesimo documento.

La tardività del ricorso incidentale

Prima di esaminare il merito, la Corte ha affrontato una questione pregiudiziale: la tardività del ricorso incidentale presentato da due dei debitori. La Cassazione ha ricordato che, in presenza di più cause scindibili (come nel caso di obbligati solidali), il ricorso incidentale deve essere notificato nel termine di 20 giorni dall’iscrizione a ruolo del ricorso principale. Poiché la notifica era avvenuta ben oltre tale termine, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile anche il ricorso principale. Sul tema cruciale dei documenti in lingua straniera, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale: l’obbligo dell’uso della lingua italiana, sancito dall’art. 122 c.p.c., si applica agli atti processuali in senso stretto (atti introduttivi, comparse, verbali), ma non ai documenti probatori prodotti dalle parti.

Per questi ultimi, l’art. 123 c.p.c. conferisce al giudice la facoltà, non l’obbligo, di nominare un traduttore. Il giudice può farne a meno se conosce la lingua, se vi è accordo tra le parti sul contenuto, o se il documento è accompagnato da una traduzione che, sebbene non giurata, non è stata oggetto di specifiche e tempestive contestazioni dalla controparte. Nel caso di specie, i ricorrenti non avevano dimostrato di aver sollevato tali contestazioni nelle sedi opportune.

Riguardo alla richiesta di una nuova CTU, la Corte ha applicato il principio della ‘doppia conforme’ previsto dall’art. 348-ter c.p.c. Tale norma preclude la contestazione in Cassazione degli accertamenti di fatto quando la sentenza d’appello conferma la decisione di primo grado. Per superare questo sbarramento, il ricorrente ha l’onere di dimostrare che le due decisioni, pur giungendo allo stesso risultato, si fondano su ragioni di fatto differenti, cosa che non è avvenuta nel caso in esame. Il motivo è stato quindi giudicato inammissibile per non aver assolto a tale onere.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma due importanti principi del diritto processuale civile. Primo, la produzione di documenti in lingua straniera non è di per sé vietata e la loro valutazione è rimessa alla prudente discrezionalità del giudice, soprattutto in assenza di contestazioni specifiche e puntuali da parte avversa. Secondo, il limite della ‘doppia conforme’ rappresenta un ostacolo significativo per chi intende rimettere in discussione in sede di legittimità l’accertamento dei fatti compiuto nei gradi di merito. La decisione sottolinea l’importanza di una difesa tecnica attenta e tempestiva sin dalle prime fasi del giudizio, poiché le omissioni e le tardività possono precludere irrimediabilmente la possibilità di far valere le proprie ragioni.

Un documento in lingua straniera è sempre inammissibile in un processo civile senza traduzione giurata?
No. Il giudice ha la facoltà, non l’obbligo, di nominare un traduttore. Può valutare direttamente il documento se conosce la lingua o se esso è accompagnato da una traduzione, anche non asseverata, che non sia stata oggetto di specifiche contestazioni dalla controparte.

Quando un ricorso incidentale in Cassazione viene considerato tardivo?
Nel caso di cause scindibili, come quelle contro più debitori solidali, il ricorso incidentale è tardivo se non viene notificato entro 20 giorni dall’iscrizione a ruolo del ricorso principale, qualora per la parte sia già scaduto il termine per proporre un’impugnazione autonoma.

È possibile chiedere in Cassazione una nuova perizia tecnica (CTU) se le sentenze di primo e secondo grado sono conformi?
No, di regola non è possibile. Il principio della ‘doppia conforme’ impedisce di contestare in Cassazione l’accertamento dei fatti se la sentenza d’appello ha confermato integralmente quella di primo grado. L’unica eccezione si ha quando il ricorrente dimostra che le due decisioni si basano su ricostruzioni dei fatti diverse, un onere probatorio molto specifico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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