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Docenti civili scuole militari: è lavoro subordinato

La Corte di Cassazione ha stabilito che il rapporto di lavoro dei docenti civili presso le scuole militari, anche se basato su convenzioni annuali, deve essere qualificato come lavoro subordinato di pubblico impiego. L’ordinanza accoglie il ricorso degli eredi di un professore, cassando la precedente decisione della Corte d’Appello che aveva negato la natura subordinata del rapporto. La Suprema Corte ha ribadito un proprio orientamento consolidato, sottolineando l’applicazione del principio di non discriminazione per i lavoratori a tempo determinato e rinviando il caso per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Docenti Civili Scuole Militari: la Cassazione conferma la natura di lavoro subordinato

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha consolidato un importante principio a tutela dei docenti civili scuole militari. La Suprema Corte ha stabilito che il rapporto di lavoro che lega questi professionisti alle istituzioni militari, anche se regolato da convenzioni annuali, ha natura di lavoro subordinato di pubblico impiego. Questa decisione chiarisce definitivamente la posizione di numerosi insegnanti e apre la strada al riconoscimento dei loro diritti retributivi e previdenziali.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla domanda presentata dagli eredi di un professore che aveva insegnato materie scientifiche presso la Scuola Sottufficiali della Marina Militare per un lungo periodo, dall’1 gennaio 1996 al 20 dicembre 2008. Il rapporto era stato regolato da una serie di convenzioni annuali. Gli eredi, ritenendo che il rapporto avesse le caratteristiche della subordinazione, avevano citato in giudizio il Ministero della Difesa per ottenere il riconoscimento della natura subordinata del rapporto e, di conseguenza, il pagamento delle differenze retributive maturate e del trattamento di fine rapporto (TFR).

La Decisione della Corte d’Appello

In un primo momento, la Corte d’Appello di Lecce, riformando la sentenza del Tribunale di Taranto, aveva respinto la domanda degli eredi. Secondo i giudici di secondo grado, non era stata fornita una prova sufficiente della subordinazione. La Corte territoriale aveva ritenuto che le circostanze emerse fossero compatibili anche con uno schema di lavoro in convenzione, non decisivo per inferire l’esistenza di un vincolo di dipendenza gerarchica tipico del lavoro subordinato.

L’Orientamento della Cassazione per i Docenti Civili Scuole Militari

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha completamente ribaltato la decisione d’appello. La Suprema Corte ha accolto il ricorso degli eredi, richiamando un proprio orientamento già consolidato (espresso in particolare nella sentenza n. 12361/2020). Secondo questo principio, il rapporto di lavoro dei docenti civili presso le scuole militari della Marina e dell’Aeronautica, disciplinato dalla legge n. 1023/1969 e oggi dal Codice dell’ordinamento militare (d.lgs. n. 66/2010), è per sua natura un rapporto di lavoro subordinato di pubblico impiego.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse commesso un errore di diritto, seguendo un iter logico e giuridico incongruo. Invece di valutare la natura del rapporto alla luce della specifica normativa di settore che già lo qualifica come subordinato, la corte territoriale si era concentrata sulla ricerca di indici fattuali della subordinazione, ritenendoli non provati. La Cassazione ha chiarito che la qualificazione giuridica del rapporto discende direttamente dalla legge e non necessita di ulteriori prove sul concreto esercizio del potere direttivo, essendo questo implicito nella natura stessa dell’incarico. Inoltre, la Corte ha ribadito che, una volta riconosciuta la natura subordinata, si applica il principio di non discriminazione previsto dalla direttiva europea 99/70/CE. Questo principio consente di comparare la posizione del lavoratore a tempo determinato con quella di un dipendente a tempo indeterminato di un altro Ministero, al fine di riconoscere la progressione stipendiale legata all’anzianità di servizio, a meno che non sussistano “ragioni obiettive” che giustifichino un trattamento diverso.

Conclusioni

L’ordinanza rappresenta una vittoria significativa per i docenti civili scuole militari. La decisione della Cassazione non solo ha accolto le ragioni degli eredi nel caso specifico, ma ha rafforzato un principio giuridico fondamentale. La sentenza impugnata è stata cassata e il giudizio è stato rinviato alla Corte d’Appello di Lecce, in diversa composizione, che dovrà ora decidere nuovamente la controversia attenendosi al principio stabilito dalla Suprema Corte. In pratica, la Corte d’Appello dovrà partire dal presupposto che il rapporto di lavoro fosse subordinato e, su questa base, calcolare le differenze retributive e il TFR spettanti. Questa pronuncia consolida le tutele per un’intera categoria di lavoratori, garantendo loro parità di trattamento e il pieno riconoscimento dei diritti derivanti da un rapporto di lavoro dipendente con la Pubblica Amministrazione.

Come viene qualificato il rapporto di lavoro di un docente civile presso una scuola militare?
Secondo la Corte di Cassazione, il rapporto di lavoro dei docenti civili nelle scuole militari, anche se basato su convenzioni annuali, ha natura di rapporto di lavoro subordinato di pubblico impiego, regolato da norme speciali.

Perché la Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
La Cassazione ha annullato la decisione perché la Corte d’Appello ha erroneamente ritenuto non provata la subordinazione, senza considerare che la qualificazione del rapporto come subordinato deriva direttamente da un orientamento consolidato della stessa Cassazione e dalla normativa di settore.

Quali sono le conseguenze pratiche di questa decisione?
La Corte d’Appello dovrà riesaminare il caso partendo dal presupposto che il rapporto fosse di lavoro subordinato. Questo implica che dovrà valutare le richieste degli eredi relative al pagamento delle differenze retributive e del Trattamento di Fine Rapporto (TFR), applicando anche il principio di non discriminazione rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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