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Divisione bene comune e funzionalità: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9911/2024, ha stabilito che la divisione di un bene comune non può essere disposta se ne compromette la funzione essenziale. Nel caso specifico di una strada condivisa che serve da accesso a più proprietà, il diritto alla divisione sancito dall’art. 1111 c.c. cede il passo al divieto di cui all’art. 1112 c.c., che tutela l’uso a cui il bene è destinato. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva dato prevalenza assoluta al diritto di sciogliere la comunione, senza valutare l’effettiva funzione della strada.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Divisione bene comune: quando la funzione prevale sul diritto

Il diritto di chiedere la divisione di un bene comune è uno dei pilastri della nostra normativa sulla comunione. Tuttavia, questo diritto non è assoluto. La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 9911/2024 ha ribadito un principio fondamentale: la divisione non è ammissibile se rende il bene inservibile all’uso a cui è destinato. Il caso, che riguardava una strada privata condivisa, offre spunti cruciali per comprendere i limiti del diritto potestativo di sciogliere la comunione.

I fatti del caso: una strada in comune

La vicenda legale ha origine dalla richiesta di un comproprietario di sciogliere la comunione su una strada privata (“stradone”) che serviva da accesso sia alla sua proprietà, comprensiva di un fabbricato rurale, sia ai fondi degli altri comproprietari. Questi ultimi si opponevano alla divisione, sostenendo l’indivisibilità del bene proprio in virtù della sua funzione essenziale di accesso per tutte le proprietà coinvolte.

Il percorso giudiziario

In primo grado, il Tribunale aveva respinto la domanda, riconoscendo che la funzione della strada era un ostacolo insormontabile alla sua divisione. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva ribaltato la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, il diritto di ogni comunista di chiedere lo scioglimento della comunione (art. 1111 c.c.) doveva prevalere sulla funzione precedentemente assolta dal bene. Di conseguenza, avendo ritenuto la strada non comodamente divisibile, l’aveva attribuita per intero al richiedente, con l’obbligo di versare un conguaglio agli altri.

Contro questa sentenza, uno dei comproprietari soccombenti ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando la violazione dell’art. 1112 c.c., che pone un limite esplicito alla divisibilità dei beni.

La divisione di un bene comune e i suoi limiti

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi del ricorso, ritenendo la decisione della Corte d’Appello erronea nell’applicazione delle norme. La Suprema Corte ha chiarito che il diritto potestativo di chiedere la divisione, sancito dall’art. 1111 c.c., non può essere considerato in modo isolato, ma deve essere bilanciato con il principio enunciato dall’art. 1112 c.c.

L’errore della Corte d’Appello

L’errore fondamentale dei giudici d’appello è stato quello di attribuire un valore assoluto al diritto di divisione, trascurando completamente di indagare la funzione concreta della strada. Hanno ritenuto superfluo accertare a cosa servisse effettivamente il bene, concentrandosi unicamente sulla facoltà del singolo di uscire dalla comunione. Questo approccio, secondo la Cassazione, porta a un’erronea applicazione della legge.

Il principio dell’Art. 1112 c.c.

L’articolo 1112 del Codice Civile stabilisce che la divisione non può essere richiesta “per le cose che, se divise, cesserebbero di servire all’uso a cui sono destinate”. Questa norma non è una semplice eccezione, ma un limite intrinseco al diritto di divisione. Essa si applica a tutti quei beni che, come una strada di accesso, un cortile o un pozzo, hanno un’utilità funzionale e accessoria rispetto ad altri beni di proprietà individuale dei comunisti. La divisione materiale, o anche l’assegnazione in proprietà esclusiva a uno solo dei comproprietari, vanificherebbe questa utilità, precludendo di fatto la divisione stessa.

Le motivazioni della Cassazione

Nelle motivazioni, la Suprema Corte ha sottolineato che il legislatore ha volutamente posto un limite al diritto di sciogliere la comunione per preservare l’integrità funzionale dei beni. Un bene comune adibito concordemente a strada per servire le proprietà individuali non può essere diviso se ciò comporta l’interruzione di tale uso. La Corte d’Appello avrebbe dovuto valutare l’effettiva funzione dello stradone e verificare se la sua divisione o assegnazione esclusiva ne avrebbe compromesso l’utilità, lasciando potenzialmente interclusi gli altri fondi. Ignorare questa valutazione ha significato disapplicare di fatto l’art. 1112 c.c.

Conclusioni: l’importanza della funzione del bene

La decisione in commento riafferma con forza un principio cardine del diritto immobiliare: la funzionalità di un bene condiviso è un fattore determinante che può paralizzare il diritto individuale alla divisione. Non basta essere comproprietari per poter pretendere lo scioglimento della comunione; è necessario che tale operazione non distrugga l’utilità per la quale il bene è stato mantenuto in comune. La Cassazione ha quindi annullato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte d’Appello per un nuovo esame che tenga debitamente conto della funzione della strada e dei limiti imposti dall’art. 1112 del Codice Civile.

Si può sempre chiedere la divisione di un bene in comunione?
No. Sebbene l’art. 1111 c.c. riconosca a ciascun comproprietario il diritto potestativo di chiedere la divisione, questo diritto è limitato dall’art. 1112 c.c., che ne vieta l’esercizio se la divisione renderebbe il bene inservibile all’uso cui è destinato.

Cosa succede se la divisione di un bene comune lo rende inutilizzabile per il suo scopo originario?
In tal caso, la divisione non può essere disposta. La legge tutela la destinazione funzionale del bene. Se, ad esempio, una strada condivisa venisse divisa in modo da non permettere più l’accesso alle proprietà che serve, la domanda di divisione deve essere rigettata.

La funzione di una strada comune prevale sul diritto di un singolo proprietario di chiederne la divisione?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la funzione di accesso a più fondi, assolta da una strada in comunione, rappresenta un limite legale alla facoltà di chiederne la divisione. La valutazione di questa funzione è un passaggio obbligato per il giudice prima di poter decidere sullo scioglimento della comunione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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