LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Divieto di nova in appello: limiti e spese legali

Una figlia cita in giudizio una compagnia assicurativa dopo essere stata esclusa come beneficiaria dalla polizza vita della madre. La Corte d’Appello le riconosce solo il diritto di conoscere il nome del nuovo beneficiario. La Corte di Cassazione conferma la decisione, facendo chiarezza sui limiti del divieto di nova in appello e sui criteri di ripartizione delle spese legali in caso di vittoria solo parziale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Divieto di nova in appello: limiti e spese legali secondo la Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti su due aspetti cruciali del processo civile: il divieto di nova in appello e la corretta ripartizione delle spese legali in caso di accoglimento solo parziale delle domande. La vicenda, che nasce da una disputa familiare su una polizza vita, diventa l’occasione per la Suprema Corte di ribadire principi fondamentali per chiunque affronti un contenzioso.

I fatti di causa

La vicenda giudiziaria ha origine dalla richiesta di una donna nei confronti di una compagnia di assicurazioni. La sua defunta madre aveva stipulato una polizza vita indicando inizialmente come beneficiari gli “eredi testamentari o legittimi”. Successivamente, la madre aveva modificato tale designazione, escludendo di fatto la figlia dall’indennizzo. Quest’ultima, venuta a conoscenza del fatto che la compagnia aveva già liquidato il premio a terzi, citava in giudizio l’assicurazione per svariate ragioni: chiedeva la dichiarazione di nullità o l’annullamento della nuova designazione del beneficiario e, di conseguenza, il pagamento della sua quota di premio. In subordine, chiedeva che la compagnia fosse condannata a comunicarle il nominativo del nuovo beneficiario, richiesta rifiutata in precedenza per motivi di privacy.

Le decisioni dei giudici di merito

Il Tribunale di primo grado respingeva integralmente tutte le domande dell’attrice, condannandola al pagamento totale delle spese legali. La Corte d’Appello, invece, riformava parzialmente la sentenza: pur respingendo le domande principali di nullità e annullamento, accoglieva quella subordinata, ordinando alla compagnia di comunicare il nome del nuovo beneficiario. Per quanto riguarda le spese, la Corte territoriale decideva per una compensazione parziale, ponendo a carico dell’appellante i due terzi delle spese di entrambi i gradi di giudizio.

Il divieto di nova in appello e la decisione della Cassazione

La questione giungeva dinanzi alla Corte di Cassazione con due ricorsi contrapposti. La figlia lamentava l’errata ripartizione delle spese, sostenendo di non doverle pagare in maggioranza, avendo ottenuto una vittoria seppur parziale. La sorella, intervenuta nel giudizio, proponeva un ricorso incidentale sostenendo che la domanda di comunicazione del nominativo fosse inammissibile in appello perché “nuova”, violando così il cosiddetto divieto di nova in appello (art. 345 c.p.c.).

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i ricorsi, fornendo motivazioni di grande interesse. Sul ricorso incidentale, ha stabilito che la domanda non era nuova, in quanto sia il petitum (l’ottenimento dell’informazione) sia la causa petendi (l’interesse a riscuotere la somma) erano rimasti sostanzialmente invariati tra i due gradi di giudizio. La Corte ha inoltre colto l’occasione per illustrare un’interpretazione moderna e flessibile del divieto di nova, spiegando che le domande “sostitutive” (che si pongono in alternativa a quelle originarie) sono ammissibili per garantire l’efficienza del processo e una risoluzione definitiva della controversia.

Le motivazioni

La Corte ha chiarito che il principio del divieto di nova in appello va interpretato in modo restrittivo. Sono inammissibili solo le domande che si aggiungono a quelle originarie, non quelle che le sostituiscono per risolvere la stessa vicenda sostanziale. Questo approccio mira a “massimizzare la portata dell’intervento giurisdizionale”, evitando che le parti debbano iniziare una nuova causa per problemi strettamente connessi a quello già in discussione.

Per quanto riguarda il ricorso principale sulle spese legali, la Cassazione ha ritenuto corretta la decisione della Corte d’Appello. Richiamando un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 32061/2022), ha ribadito che si ha “soccombenza reciproca parziale” non solo quando entrambe le parti vedono accolte alcune delle loro domande, ma anche quando l’attore formula più domande e se ne vede accogliere solo una (o alcune). In questo caso, l’attrice aveva avanzato diverse richieste (nullità, annullamento, pagamento) ma aveva ottenuto solo la comunicazione del nominativo. Questa vittoria su un singolo capo di domanda, a fronte del rigetto degli altri, giustificava pienamente la valutazione del giudice d’appello di considerare l’attrice prevalentemente soccombente e di porre a suo carico la maggior parte delle spese, pur con una compensazione parziale.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame consolida due principi fondamentali. Primo, l’interpretazione del divieto di nova in appello si evolve verso una maggiore flessibilità, privilegiando l’economia processuale e la risoluzione completa delle liti. Secondo, l’esito della condanna alle spese dipende da una valutazione complessiva dell’esito del giudizio: vincere su una singola domanda quando se ne erano proposte molte altre può portare a una condanna a rimborsare gran parte delle spese della controparte. Una lezione importante sulla necessità di calibrare attentamente le proprie richieste in giudizio.

È possibile presentare una domanda ‘nuova’ in appello?
No, in linea di principio vige il divieto di ‘nova’. Tuttavia, la Cassazione interpreta questa regola in modo restrittivo, ritenendo ammissibili le domande che, pur nuove, si ‘sostituiscono’ a quelle originarie per risolvere la medesima vicenda, anziché semplicemente ‘aggiungersi’ ad esse. L’obiettivo è massimizzare l’efficienza del processo.

Come vengono ripartite le spese legali se vinco solo una parte della causa?
Se un attore propone più domande e ne ottiene l’accoglimento solo di alcune (o anche solo di una), si configura una ‘soccombenza reciproca parziale’. In questo caso, il giudice può decidere di compensare parzialmente le spese, condannando la parte che ha visto respinte le domande più importanti a pagare la maggior parte delle spese legali all’altra parte.

La modifica della ‘ragione della domanda’ (causa petendi) rende automaticamente una domanda inammissibile in appello?
Non necessariamente. La Corte ha stabilito che, ai fini della valutazione della novità della domanda, ciò che conta è la sostanziale immutabilità dell’interesse perseguito e del bene della vita richiesto (petitum). Anche se i fatti o le ragioni giuridiche a sostegno della richiesta cambiano parzialmente tra primo e secondo grado, la domanda può non essere considerata ‘nuova’ se l’obiettivo finale rimane lo stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati