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Divieto di espulsione: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un Giudice di Pace che convalidava un decreto di espulsione a carico di un cittadino straniero con una richiesta di protezione internazionale pendente. La Suprema Corte ha ribadito il principio del divieto di espulsione in pendenza del procedimento, come sancito dalla legge, cassando la decisione e rinviando il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Divieto di Espulsione: La Cassazione Annulla Decreto Esecutivo

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato un principio cardine in materia di immigrazione: il divieto di espulsione per chi ha presentato una domanda di protezione internazionale. Questa pronuncia chiarisce che la pendenza della procedura di richiesta d’asilo sospende automaticamente la possibilità di allontanare lo straniero dal territorio nazionale, annullando una decisione di merito che aveva erroneamente interpretato la normativa.

I Fatti del Caso

Un cittadino di origine pakistana aveva ricevuto un decreto di espulsione emesso dal Prefetto. Contro tale provvedimento, aveva proposto opposizione al Giudice di Pace, sostenendo la sua illegittimità. Il motivo principale era che, al momento dell’emissione del decreto, era già pendente una sua domanda di protezione internazionale, presentata alcuni mesi prima.

Il Giudice di Pace, pur riconoscendo la pendenza della domanda e dichiarando lo straniero ‘inespellibile’ fino alla conclusione del relativo procedimento, aveva comunque rigettato l’opposizione e convalidato il decreto di espulsione. Questa decisione, apparentemente contraddittoria, si basava sull’erronea convinzione che non esistesse una norma specifica che vietasse l’espulsione in pendenza di richiesta di protezione. Lo straniero ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte e il Principio del Divieto di Espulsione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando l’ordinanza del Giudice di Pace. Il punto centrale della decisione è la violazione del divieto di espulsione sancito dalla legge. Gli Ermellini hanno evidenziato come il Giudice di merito sia incorso in un grave errore di diritto.

Il ricorso si basava su tre motivi:

1. La violazione del divieto di allontanamento in pendenza di richiesta di protezione.
2. La nullità del decreto per omessa traduzione e assenza di un interprete, dato l’analfabetismo del ricorrente.
3. La violazione delle norme sulla comunicazione di avvio del procedimento amministrativo.

La Cassazione ha ritenuto fondato e decisivo il primo motivo, assorbendo il secondo. Ha invece rigettato il terzo, confermando l’orientamento secondo cui le garanzie partecipative della Legge 241/90 non si estendono alle procedure di espulsione.

Le Motivazioni Giuridiche

La motivazione della Corte si fonda sull’interpretazione chiara e inequivocabile dell’articolo 7 del D.Lgs. n. 25 del 2008. Tale norma prevede espressamente che “Il richiedente è autorizzato a rimanere nel territorio dello Stato, ai fini esclusivi della procedura”.

Questa disposizione, secondo la Cassazione, non lascia spazio a dubbi: la semplice presentazione della domanda di protezione internazionale legittima la permanenza dello straniero sul territorio fino alla decisione della Commissione territoriale competente. Il diritto a rimanere nel Paese è una conseguenza diretta e automatica (ope legis) della presentazione della domanda. Pertanto, qualsiasi decreto di espulsione emesso durante questo periodo è illegittimo e deve essere annullato.

Il Giudice di Pace aveva errato nel sostenere l’assenza di una norma impeditiva. Al contrario, la legge fornisce una tutela piena, volta a garantire che il richiedente possa attendere l’esito della sua domanda senza il rischio di essere allontanato. La Corte ha quindi cassato l’ordinanza e rinviato la causa allo stesso Giudice di Pace, in diversa composizione, per un nuovo esame che tenga conto di questo principio inderogabile.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza della Corte di Cassazione è di fondamentale importanza perché ribadisce una garanzia essenziale per i richiedenti protezione internazionale. La decisione chiarisce che il divieto di espulsione non è una facoltà discrezionale dell’amministrazione o del giudice, ma un obbligo di legge che scatta con la presentazione della domanda.

In pratica, questo significa che un decreto di espulsione non può essere né emesso né convalidato se è pendente un procedimento per il riconoscimento della protezione. La pronuncia rafforza la tutela dei diritti fondamentali degli stranieri e fornisce un chiaro indirizzo interpretativo per i giudici di merito, prevenendo decisioni contraddittorie come quella oggetto del ricorso.

È possibile espellere un cittadino straniero mentre la sua richiesta di protezione internazionale è in attesa di una decisione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la legge stabilisce un chiaro divieto di espulsione per tutta la durata del procedimento di valutazione della domanda di protezione internazionale, in quanto il richiedente è autorizzato a rimanere sul territorio nazionale.

Perché la Corte ha annullato la decisione del Giudice di Pace?
La Corte ha annullato la decisione perché il Giudice di Pace ha erroneamente affermato che non esistesse una norma che vieta l’espulsione di chi ha presentato domanda di protezione. Al contrario, l’art. 7 del D.Lgs. n. 25 del 2008 stabilisce proprio questo principio.

L’amministrazione deve comunicare l’avvio del procedimento di espulsione allo straniero?
No. La Corte ha confermato il suo precedente orientamento secondo cui gli obblighi di comunicazione dell’avvio del procedimento, previsti in generale dalla Legge n. 241/1990, non si applicano alla specifica procedura di espulsione dello straniero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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