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Divieto di espulsione: il Giudice deve valutare tutto

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Giudice di Pace che confermava un decreto di espulsione. La Corte ha stabilito che il giudice di merito ha l’obbligo di valutare ogni potenziale divieto di espulsione, inclusa la pendenza di una domanda di protezione speciale e i nuovi fatti che dimostrano l’integrazione del cittadino straniero, come un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Il Giudice non può dichiararsi incompetente sulla base di precedenti decisioni se sono intervenuti elementi nuovi.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Divieto di Espulsione: Il Giudice Deve Sempre Valutare Fatti Nuovi e Domande Pendenti

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale in materia di immigrazione: l’ampiezza dei poteri del giudice nel valutare un divieto di espulsione. Con una decisione netta, la Suprema Corte ha stabilito che il giudice chiamato a decidere sull’impugnazione di un decreto di espulsione non può limitarsi a un esame formale, ma deve condurre un’analisi approfondita di tutte le circostanze, inclusi i fatti sopravvenuti che dimostrano l’integrazione dello straniero e la pendenza di altre domande di protezione.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un cittadino turco di etnia curda, il quale si era visto rigettare il ricorso contro un decreto di espulsione emesso dal Prefetto. In precedenza, al ricorrente era stato negato il rinnovo di un permesso di soggiorno per motivi umanitari ottenuto nel 2017. Successivamente, aveva presentato un’istanza per ottenere la protezione speciale. Tuttavia, al momento della presentazione formale della pratica presso la Questura, gli veniva notificato il decreto di espulsione. Il cittadino impugnava tale decreto dinanzi al Giudice di Pace, lamentando l’omesso esame dei divieti di espellibilità, ma il ricorso veniva respinto.

La Decisione del Giudice di Pace e il Ricorso in Cassazione

Il Giudice di Pace aveva rigettato il ricorso dichiarandosi ‘privo di competenza’ a valutare la circostanza ostativa all’espulsione, ovvero il rischio per l’incolumità del ricorrente nel suo Paese d’origine. Secondo il giudice, tale questione era già stata oggetto di un giudizio con esito negativo da parte del Tribunale di Firenze in un precedente procedimento.
Contro questa decisione, il cittadino ha proposto ricorso in Cassazione, denunciando la violazione di legge e l’omesso esame di fatti determinanti. In particolare, il ricorrente sosteneva che il giudice non avesse considerato né la pendenza della sua nuova domanda di protezione speciale, né un fatto nuovo e decisivo: l’aver ottenuto un contratto di lavoro a tempo indeterminato, chiaro segno del suo radicamento in Italia.

Le Motivazioni della Cassazione e il divieto di espulsione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, individuando due errori fondamentali nell’operato del Giudice di Pace.

Errore sulla Competenza e sulla Domanda Pendente

In primo luogo, la Suprema Corte ha chiarito che il giudice ha sbagliato a dichiararsi incompetente. La presentazione di un’istanza di protezione speciale, anche se successiva ad un precedente diniego, rende la domanda pendente e, ai sensi della normativa vigente, conferisce al richiedente il diritto di rimanere sul territorio dello Stato fino alla decisione. Il Giudice di Pace avrebbe dovuto verificare tale circostanza, invece di ignorarla.

Errore sull’Omesso Esame dei Fatti Nuovi

In secondo luogo, e in modo ancora più significativo, l’errore del giudice di merito è consistito nell’aver limitato la sua analisi al solo rischio nel Paese di provenienza, trascurando un elemento fondamentale addotto dal ricorrente: l’assunzione con un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Questo fatto, sopravvenuto dopo la precedente decisione del Tribunale, era cruciale per valutare il grado di radicamento dell’immigrato nel territorio nazionale e l’eventuale incompatibilità dell’espulsione con il rispetto della sua vita privata. Il giudice non poteva liquidare questo aspetto con un vago riferimento a una decisione passata che non poteva averlo considerato.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato l’ordinanza impugnata e ha rinviato la causa al Giudice di Pace di Grosseto, in persona di un altro magistrato, per una nuova e completa valutazione. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: il giudizio su un decreto di espulsione non è una mera formalità. Il giudice ha il dovere di esaminare in modo approfondito tutti gli elementi che possono integrare un divieto di espulsione, sia quelli legati ai rischi nel paese d’origine, sia quelli relativi alla vita privata e all’integrazione sociale e lavorativa in Italia. I fatti nuovi, come un’assunzione stabile, devono sempre essere presi in debita considerazione, poiché possono modificare radicalmente il quadro e rendere l’espulsione incompatibile con i diritti fondamentali della persona.

Un giudice può dichiararsi incompetente a valutare un divieto di espulsione basandosi su una precedente decisione negativa?
No, il giudice non può dichiararsi incompetente, specialmente se sono stati presentati fatti nuovi e rilevanti, come un’assunzione a tempo indeterminato, avvenuti dopo la decisione precedente. Deve procedere a una nuova e completa valutazione.

La presentazione di un’istanza di protezione speciale ha effetti su un decreto di espulsione?
Sì, la presentazione di un’istanza di protezione rende la domanda pendente e, di norma, attribuisce al richiedente il diritto di rimanere nel territorio dello Stato fino alla decisione della Commissione territoriale. Il giudice deve verificare questa circostanza.

Quali elementi deve considerare il giudice nel valutare un ricorso contro un decreto di espulsione?
Il giudice deve considerare tutti i potenziali divieti di espellibilità. Questi includono non solo il rischio per l’incolumità della persona nel Paese di origine, ma anche il suo grado di integrazione in Italia, come dimostrato da un rapporto di lavoro stabile, al fine di valutare la compatibilità dell’espulsione con il diritto al rispetto della vita privata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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