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Distrazione spese: no all’indennizzo per l’avvocato

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’avvocato che ottiene la distrazione delle spese legali non acquisisce la qualità di parte nel processo di merito. Di conseguenza, non ha diritto all’indennizzo per l’eccessiva durata di tale giudizio (c.d. Legge Pinto), poiché il diritto a un processo di ragionevole durata appartiene esclusivamente al suo assistito. Il diritto del legale diventa autonomo solo nella successiva fase esecutiva per il recupero del proprio credito.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Distrazione Spese: l’Avvocato non ha Diritto all’Indennizzo per Irragionevole Durata del Processo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande interesse per gli operatori del diritto, chiarendo la posizione del legale in caso di distrazione spese. La questione centrale era se l’avvocato, ottenendo la distrazione delle competenze, acquisisca la qualifica di ‘parte’ del processo e, di conseguenza, il diritto a un indennizzo per l’eccessiva durata del giudizio. La risposta della Corte è stata negativa, tracciando una netta linea di demarcazione tra i diritti del cliente e quelli del suo difensore.

I Fatti del Caso

Un avvocato, dopo aver assistito un cliente in un procedimento per equa riparazione (secondo la Legge n. 89/2001), aveva ottenuto un provvedimento di distrazione spese a suo favore. Successivamente, ritenendo che anche il procedimento per il recupero di tali somme avesse avuto una durata irragionevole, ha agito in giudizio contro il Ministero della Giustizia per ottenere a sua volta un indennizzo.

La sua tesi si fondava sull’idea che la richiesta di distrazione lo avesse reso titolare di un diritto autonomo, equiparandolo a una parte processuale, e che quindi avesse diritto a un’equa riparazione per il ritardo accumulato sia nella fase di cognizione del giudizio originario sia in quella esecutiva. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva respinto la sua domanda, ritenendo che il legale non fosse parte del giudizio di merito e che la fase esecutiva non avesse superato i limiti di durata ragionevole.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Principio sulla Distrazione Spese

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del legale, confermando la decisione di merito. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: l’istanza di distrazione delle spese processuali, prevista dall’art. 93 c.p.c., non trasforma l’avvocato in una parte processuale.

La Corte ha chiarito che tale istanza ha natura accessoria e incidentale. Il suo unico scopo è quello di consentire al giudice di sostituire un soggetto (il difensore) a un altro (la parte assistita) nella legittimazione a ricevere il pagamento delle spese dal soccombente. Non introduce, quindi, una nuova e autonoma domanda nel giudizio.

Le Motivazioni

Il cuore della motivazione risiede nell’interpretazione dell’art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che garantisce a ogni persona il diritto a che la sua causa sia esaminata entro un termine ragionevole. La Corte ha sottolineato che il processo in questione è quello del cliente, non dell’avvocato. Il diritto all’equa riparazione per l’eccessiva durata del giudizio spetta a chi è formalmente ‘parte’ della controversia.

L’avvocato, sebbene portatore di un interesse economico diretto, non diventa parte del merito del processo principale. Il suo diritto di credito per le competenze professionali sorge nei confronti del proprio cliente e, solo grazie al provvedimento di distrazione, può essere soddisfatto direttamente dalla controparte soccombente.

La Corte ha specificato che il diritto del legale diventa autonomo solo in un momento successivo: nella fase esecutiva, quando agisce in forza del titolo (la sentenza con la distrazione) per recuperare coattivamente il proprio credito. Solo la durata irragionevole di questa specifica fase esecutiva potrebbe, in teoria, dargli diritto a un indennizzo. Nel caso di specie, tuttavia, la Corte ha ritenuto che la durata della fase esecutiva fosse rimasta entro i limiti della ragionevolezza.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione consolida un importante principio di procedura civile con rilevanti implicazioni pratiche. L’istituto della distrazione spese è uno strumento di tutela per il credito professionale dell’avvocato, ma non ne altera la posizione processuale nel giudizio di merito.

Di conseguenza:
1. L’avvocato antistatario non può richiedere l’indennizzo per l’eccessiva durata della fase di cognizione del processo in cui ha assistito il proprio cliente.
2. Il diritto a tale indennizzo rimane in capo esclusivamente alla parte processuale (il cliente).
3. Il legale può, invece, vantare un diritto all’equa riparazione solo se la successiva ed eventuale fase esecutiva, promossa per il recupero delle spese distratte, superi essa stessa una durata ragionevole.

L’avvocato che ottiene la distrazione delle spese può essere considerato ‘parte’ del processo principale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’istanza di distrazione delle spese è una richiesta accessoria che non conferisce al difensore la qualità di parte processuale nel giudizio di merito.

L’avvocato con distrazione delle spese ha diritto all’indennizzo per l’eccessiva durata del processo del suo cliente?
No, non per la durata del processo di merito (fase di cognizione). Il diritto all’equa riparazione per la durata irragionevole del processo spetta esclusivamente alla parte assistita, in quanto è il ‘suo’ processo a essere stato ritardato.

In quale fase del procedimento l’avvocato con distrazione delle spese acquisisce un diritto autonomo tutelabile?
L’avvocato acquisisce un diritto autonomo solo nella fase esecutiva. Se questa specifica fase, avviata per ottenere il pagamento delle spese liquidate in suo favore, dovesse avere una durata irragionevole, solo allora potrebbe astrattamente sorgere un suo diritto all’indennizzo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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