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Distrazione spese: come correggere l’omissione?

La Corte di Cassazione chiarisce che l’omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione spese a favore del difensore costituisce un errore materiale. Pertanto, il rimedio corretto non è l’impugnazione, ma la più rapida procedura di correzione. Nel caso specifico, un avvocato aveva ottenuto una vittoria per il proprio cliente ma il giudice, nel condannare la controparte al pagamento delle spese legali, aveva omesso di disporne la distrazione diretta a favore del legale. La Corte ha accolto l’istanza di correzione, ordinando l’integrazione del provvedimento originale.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Distrazione Spese: la Cassazione Chiarisce Come Correggere l’Omissione del Giudice

La distrazione spese è un istituto fondamentale per la tutela del credito professionale dell’avvocato. Ma cosa accade se il giudice, pur accogliendo la domanda della parte vittoriosa, dimentica di pronunciarsi sulla richiesta di distrazione avanzata dal suo difensore? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito che in questi casi non è necessario intraprendere un complesso giudizio di impugnazione, ma è sufficiente avvalersi della più snella procedura di correzione dell’errore materiale. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Una società, risultata vittoriosa in un giudizio, si vedeva liquidare le spese processuali a carico della controparte. Tuttavia, il dispositivo della sentenza ometteva di menzionare la distrazione di tali spese a favore del legale della società, nonostante quest’ultimo ne avesse fatto esplicita richiesta. L’avvocato, per veder tutelato il suo diritto a ricevere direttamente dalla parte soccombente quanto dovutogli per onorari e spese anticipate, ha quindi adito la Corte di Cassazione chiedendo la correzione dell’ordinanza per errore materiale.

Il Rimedio Corretto per l’Omessa Distrazione Spese

La questione centrale affrontata dalla Suprema Corte è stata quella di individuare lo strumento processuale corretto per sanare questo tipo di omissione. Secondo i giudici, quando il giudice omette di pronunciarsi sull’istanza di distrazione delle spese, si configura un errore materiale. Questo perché la richiesta di distrazione non è una domanda autonoma, ma un’istanza accessoria che non incide sul merito della decisione.
Di conseguenza, il rimedio esperibile non è un mezzo di impugnazione ordinario (come l’appello o il ricorso), ma la procedura di correzione degli errori materiali prevista dagli articoli 287 e 288 del codice di procedura civile. Questa interpretazione è in linea con il principio costituzionale della ragionevole durata del processo, in quanto garantisce al difensore di ottenere un titolo esecutivo in tempi molto più rapidi.

le motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Ha precisato che la procedura di correzione, oltre a essere più celere, è pienamente in linea con la logica dell’art. 93 c.p.c., che regola proprio l’istituto della distrazione. L’omissione non riguarda il “chi” deve pagare o l'”importo”, ma semplicemente la modalità di pagamento, ovvero a chi deve essere versata la somma. Si tratta quindi di una svista che non altera la sostanza della decisione principale.
Un altro punto rilevante chiarito dalla Corte riguarda la notifica del ricorso per correzione. È stato stabilito che l’istanza non deve essere notificata anche alla parte vittoriosa (il cliente dell’avvocato), ma solo alla parte soccombente. Questo perché l’avvocato agisce in forza della procura già ricevuta nel giudizio principale, e la sua richiesta non si pone in conflitto con gli interessi del proprio assistito, ma mira unicamente a dare attuazione a un suo diritto.

le conclusioni

La pronuncia in esame offre un’importante conferma pratica per tutti i professionisti legali. Stabilisce in modo inequivocabile che l’omissione sulla richiesta di distrazione spese è un errore materiale emendabile con una procedura rapida e semplificata. Questa decisione non solo tutela il diritto dell’avvocato a veder soddisfatto il proprio credito professionale, ma contribuisce anche all’efficienza del sistema giudiziario, evitando il sovraccarico delle corti con impugnazioni per questioni che possono essere risolte più agevolmente. Gli avvocati possono quindi fare affidamento su questo strumento per correggere rapidamente eventuali dimenticanze da parte dell’organo giudicante, ottenendo il titolo esecutivo necessario per il recupero delle proprie competenze.

Qual è il rimedio corretto se un giudice omette di pronunciarsi sulla richiesta di distrazione delle spese?
Il rimedio corretto è il procedimento di correzione degli errori materiali disciplinato dagli artt. 287 e 288 c.p.c., e non un mezzo di impugnazione ordinario.

Perché l’omessa pronuncia sulla distrazione spese è considerata un errore materiale?
Perché la richiesta di distrazione non è una domanda autonoma che incide sul merito della controversia, ma una modalità di esecuzione della condanna alle spese. L’omissione, quindi, non altera la sostanza della decisione ma è una mera svista formale.

L’avvocato che chiede la correzione per omessa distrazione deve notificare l’istanza anche al proprio cliente?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che il ricorso per la correzione deve essere notificato solo alla parte soccombente, in quanto l’avvocato agisce in forza della procura originaria e non in proprio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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