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Distrazione delle spese: quando va richiesta?

Un’azienda sanitaria pubblica, dopo una condanna, si è vista opporre un’istanza di correzione per omessa distrazione delle spese legali a favore dell’avvocato della controparte. La Corte di Cassazione ha respinto l’istanza, chiarendo un principio fondamentale: la richiesta di distrazione delle spese deve essere espressamente formulata in ogni singolo grado di giudizio. Poiché il legale non aveva rinnovato la richiesta nella fase di cassazione, la sua omissione nel provvedimento non costituisce un errore materiale. La Corte ha inoltre stabilito che nel procedimento di correzione non sono dovute spese legali.

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Distrazione delle Spese: Perché Deve Essere Richiesta in Ogni Grado di Giudizio?

L’istituto della distrazione delle spese rappresenta una tutela fondamentale per l’avvocato che ha assistito la parte vittoriosa in un giudizio. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda che la sua applicazione è subordinata a regole procedurali ferree. Un’omissione, anche se apparentemente piccola, può vanificare il diritto del difensore a ricevere il pagamento diretto dalla controparte. Analizziamo insieme un caso pratico per capire perché la richiesta deve essere reiterata in ogni fase del processo.

I Fatti del Caso

Una lavoratrice ottiene una vittoria legale contro un’Azienda Sanitaria Provinciale (A.S.P.). La Corte Suprema di Cassazione, nel rigettare il ricorso dell’A.S.P., condanna quest’ultima alla rifusione delle spese di lite. Successivamente, il difensore della lavoratrice presenta un’istanza per la correzione di errore materiale, lamentando che la Corte aveva omesso di disporre la distrazione delle spese in suo favore, nonostante ne avesse fatto richiesta.

L’Azienda Sanitaria si è opposta all’istanza, sostenendo che non vi fosse alcun errore da correggere. La questione è dunque finita nuovamente al vaglio della Suprema Corte per decidere sulla legittimità della richiesta di correzione.

La Decisione della Corte e la Regola sulla Distrazione delle Spese

La Corte di Cassazione ha rigettato l’istanza di correzione, affermando un principio procedurale di cruciale importanza. La richiesta di distrazione delle spese, prevista dall’art. 93 del codice di procedura civile, deve essere formulata specificamente in ogni grado del giudizio. Non è sufficiente averla avanzata nel primo grado o in appello per vederla automaticamente accolta in Cassazione.

Nel caso di specie, i giudici hanno verificato che né nel controricorso né nelle memorie successive presentate nel giudizio di legittimità, il difensore aveva reiterato la richiesta di distrarsi le spese. L’omissione nel provvedimento finale, quindi, non era un errore materiale della Corte, ma una diretta conseguenza di una mancanza della parte interessata.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda su solide argomentazioni giuridiche e logiche.

1. Autonomia di ogni grado di giudizio: La Corte spiega che la domanda di distrazione deve trovare la sua collocazione nell’ambito dello stesso grado del processo in cui viene articolata. La richiesta avanzata in un grado precedente non ha effetto in quello successivo. Questo perché, in ogni fase, il giudice deve poter verificare la sussistenza dei presupposti, in primis la dichiarazione del difensore di non aver ancora ricevuto il compenso dal proprio cliente per quella specifica attività.

2. Impossibilità di verifica: In assenza di una reiterazione della dichiarazione, è impossibile per il giudice di legittimità stabilire se, nelle more del giudizio, il difensore abbia ricevuto o meno dal cliente la rifusione delle spese e il pagamento degli onorari. La richiesta serve proprio a confermare questa circostanza al momento della decisione finale sulle spese.

3. Spese del procedimento di correzione: Un altro punto fondamentale chiarito dall’ordinanza riguarda le spese legali del procedimento di correzione. Citando una recentissima sentenza delle Sezioni Unite (n. 29432 del 2024), la Corte ha stabilito che in questa sede non si applica il principio della soccombenza. Il procedimento di correzione ha una natura sostanzialmente amministrativa, non contenziosa. Di conseguenza, anche se una parte si oppone e ‘perde’, non può essere condannata al pagamento delle spese. Questo principio mira a evitare che un procedimento nato per correggere semplici errori diventi un’ulteriore occasione di scontro processuale.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni pratiche per gli avvocati. La prima è un monito alla massima diligenza procedurale: la richiesta di distrazione delle spese va sempre e comunque riproposta in ogni atto e in ogni grado di giudizio in cui si chiede la condanna alle spese della controparte. Dare per scontato il suo trasferimento da un grado all’altro è un errore che può costare caro.

La seconda lezione, di più ampia portata, riguarda la natura del procedimento di correzione degli errori materiali. La statuizione delle Sezioni Unite chiarisce che tale procedura non è un terreno per nuove battaglie sulle spese, ma uno strumento agile e neutro per emendare i provvedimenti da vizi formali, senza ulteriori aggravi economici per le parti.

È sufficiente chiedere la distrazione delle spese solo nel primo grado di giudizio?
No, la richiesta di distrazione delle spese, per essere accolta, deve essere specificamente formulata e riproposta in ogni singolo grado del processo in cui si chiede la condanna alle spese.

Perché la Corte di Cassazione ha rigettato l’istanza di correzione per errore materiale?
La Corte ha rigettato l’istanza perché l’omissione della distrazione delle spese nel provvedimento non era un errore del giudice, ma una conseguenza del fatto che il difensore non aveva rinnovato tale richiesta negli atti del giudizio di Cassazione.

Sono dovute le spese legali nel procedimento di correzione di errore materiale se la controparte si oppone?
No. La Corte, richiamando una decisione delle Sezioni Unite, ha stabilito che il procedimento di correzione ha natura amministrativa e non contenziosa. Pertanto, non si procede alla liquidazione delle spese secondo il principio di soccombenza, neppure se una parte si oppone alla richiesta di rettifica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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