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Distrazione delle spese: come correggere l’omissione

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza del 2024, ha corretto una sua precedente decisione per un errore materiale. Nello specifico, era stata omessa la pronuncia sulla distrazione delle spese legali a favore dell’avvocato della parte vittoriosa. La Corte ha ribadito che il rimedio corretto per tale omissione non è un’impugnazione, ma la più celere procedura di correzione dell’errore materiale, garantendo al difensore un titolo esecutivo in tempi rapidi. Il caso era sorto da una controversia tra una società di costruzioni e un istituto bancario.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Distrazione delle Spese Omessa: La Cassazione Chiarisce il Rimedio Corretto

Nel complesso mondo della procedura civile, anche una semplice dimenticanza può avere conseguenze significative. Un caso emblematico è l’omissione della pronuncia sulla distrazione delle spese legali, un istituto fondamentale per la tutela del lavoro dell’avvocato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sul rimedio più rapido ed efficace per correggere questo tipo di svista, confermando un orientamento consolidato che privilegia l’efficienza e la rapidità.

I Fatti del Caso: Una Svista nel Dispositivo

Una società di costruzioni aveva vinto una causa in Cassazione contro un importante istituto di credito. La Corte, nella sua decisione, aveva correttamente condannato la banca alla refusione delle spese processuali. Tuttavia, nel dispositivo della sentenza, era stata omessa una parte cruciale: l’attribuzione di tali spese direttamente in favore del legale della società, il quale ne aveva fatto esplicita richiesta dichiarando di aver anticipato i costi e di non aver ricevuto il proprio compenso.

Di fronte a questo error calami, ovvero un mero errore materiale di scrittura, il difensore ha attivato una procedura specifica per chiedere la correzione del provvedimento, senza dover intraprendere un nuovo e lungo percorso di impugnazione.

La Procedura di Correzione per la distrazione delle spese

La questione centrale affrontata dalla Corte era determinare quale fosse lo strumento giuridico corretto per rimediare all’omissione. L’alternativa era tra l’avvio di un complesso giudizio di impugnazione e la più snella procedura di correzione di errore materiale prevista dagli articoli 287 e 288 del codice di procedura civile.

La Suprema Corte ha confermato, senza esitazioni, che la seconda via è quella corretta. L’omessa pronuncia sulla richiesta di distrazione non costituisce un vizio che incide sulla decisione di merito della causa, ma una semplice svista che può e deve essere sanata rapidamente.

Il Rimedio Adeguato: Correzione e non Impugnazione

Secondo gli Ermellini, la richiesta di distrazione delle spese non si qualifica come una domanda autonoma, ma come una modalità di esecuzione della condanna alle spese. Pertanto, la sua omissione non richiede i mezzi di impugnazione ordinari. Il procedimento di correzione garantisce con maggiore rapidità lo scopo del difensore: ottenere un titolo esecutivo valido per recuperare direttamente dalla parte soccombente le somme a lui dovute.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione fonda la sua decisione su un principio di economia processuale e di effettività della tutela giurisdizionale. Consentire la correzione dell’errore materiale per l’omessa distrazione delle spese evita di appesantire il sistema giudiziario con impugnazioni superflue. La giurisprudenza citata, anche a Sezioni Unite, è concorde nel ritenere che questo tipo di errore non altera la sostanza della decisione, ma riguarda solo l’individuazione del soggetto creditore delle spese legali. La pronuncia chiarisce che il difensore distrattario ha un diritto proprio a ricevere tali somme, e la procedura di correzione è lo strumento più idoneo a garantirgli questo diritto in modo celere, anche per le pronunce della stessa Corte di Cassazione.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte ha disposto la correzione della precedente ordinanza, aggiungendo la clausola mancante nel dispositivo. È stato quindi ordinato che le spese del giudizio di appello e di legittimità fossero liquidate “con distrazione […] in favore del difensore costituito, […] per dichiarazione di anticipo resa”. Questa decisione rafforza la tutela degli avvocati, fornendo loro uno strumento agile ed efficace per sanare le sviste dei giudici e ottenere il giusto riconoscimento economico per il lavoro svolto, senza dover attendere i tempi di un nuovo giudizio.

Cosa succede se il giudice omette di pronunciarsi sulla richiesta di distrazione delle spese?
Se un giudice, per una svista, omette di inserire nel provvedimento la clausola di distrazione delle spese a favore dell’avvocato che ne ha fatto richiesta, si verifica un errore materiale.

Qual è il rimedio corretto per l’omessa pronuncia sulla distrazione delle spese?
Il rimedio corretto, come confermato dalla Corte di Cassazione, è il procedimento di correzione degli errori materiali (ex artt. 287 e 288 c.p.c.), che è più rapido ed efficiente rispetto a un’impugnazione ordinaria.

La richiesta di distrazione delle spese è considerata una domanda autonoma?
No, la giurisprudenza costante, ribadita in questa ordinanza, stabilisce che la richiesta di distrazione non è una domanda autonoma, ma una specificazione relativa al pagamento delle spese processuali. Per questo motivo, la sua omissione non è un errore di giudizio ma un errore materiale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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