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Distanze tra costruzioni: vince la legge del tempo

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d’appello che ordinava l’arretramento di un edificio. L’errore del giudice di secondo grado è stato applicare una normativa sulle distanze tra costruzioni entrata in vigore dopo la fine dei lavori, violando il principio ‘tempus regit actum’. La Suprema Corte ha ribadito che la legittimità di una costruzione va valutata sulla base delle norme vigenti al momento della sua edificazione, non di quelle successive.

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Distanze tra costruzioni: la normativa da applicare è quella vigente al momento dell’edificazione

Il rispetto delle distanze tra costruzioni è una delle questioni più spinose e frequenti nel diritto immobiliare, fonte di innumerevoli contenziosi tra vicini. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cardine per risolvere queste dispute: la normativa da applicare è sempre quella in vigore al momento in cui l’edificio è stato costruito. Approfondiamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla controversia tra il proprietario di un fondo e una società costruttrice che aveva edificato un fabbricato sul terreno adiacente. Il proprietario lamentava la violazione delle distanze minime dal confine previste dal regolamento edilizio locale e chiedeva, di conseguenza, l’arretramento della costruzione.

Il Tribunale di primo grado aveva respinto la domanda. La Corte d’Appello, invece, aveva ribaltato la decisione, accogliendo la richiesta di arretramento. Secondo i giudici d’appello, la costruzione violava le Norme Tecniche di Attuazione (N.T.O.) del Comune, che imponevano una distanza di cinque metri dal confine. Contro questa sentenza, la società costruttrice e gli acquirenti degli appartamenti hanno proposto ricorso in Cassazione.

Il Principio Fondamentale sulle Distanze tra Costruzioni

Il motivo principale del ricorso si basava su un punto cruciale: la Corte d’Appello avrebbe erroneamente applicato le N.T.O. vigenti al momento della decisione, senza verificare se fossero le stesse in vigore all’epoca dell’effettiva edificazione dell’immobile. I ricorrenti sostenevano che l’applicazione di una normativa successiva e più restrittiva violasse il principio fondamentale tempus regit actum (il tempo regola l’atto).

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo fondata la censura. Gli Ermellini hanno evidenziato come la sentenza impugnata si fosse basata acriticamente sulla consulenza tecnica d’ufficio (CTU), la quale faceva riferimento alle norme vigenti nel 2014, senza però svolgere alcun accertamento sulla data di conclusione dei lavori e sulla disciplina locale applicabile in quel preciso momento storico.

La Suprema Corte ha ricordato che le prescrizioni dei piani regolatori e dei regolamenti edilizi comunali, pur essendo norme secondarie, integrano la disciplina del Codice Civile in materia di distanze e hanno valore di norme giuridiche. Pertanto, in base al principio iura novit curia (‘il giudice conosce le leggi’), spetta al giudice acquisirne conoscenza d’ufficio e applicare quella corretta.

Il punto centrale della decisione risiede nel principio tempus regit actum. Una nuova normativa urbanistica (ius superveniens) che introduce prescrizioni più restrittive in materia di distanze tra costruzioni non può essere applicata retroattivamente a edifici che, al momento della sua entrata in vigore, erano già stati realizzati nelle loro strutture organiche essenziali. Farlo significherebbe ledere i cosiddetti ‘diritti quesiti’, ovvero i diritti già acquisiti dal costruttore sulla base della normativa precedente.

Le Conclusioni

In definitiva, la Cassazione ha cassato la sentenza d’appello e ha rinviato la causa ad un’altra sezione della stessa Corte, che dovrà riesaminare la questione attenendosi a questo principio. Il nuovo giudice dovrà accertare quale fosse la normativa edilizia comunale in vigore al momento della costruzione dell’edificio e, solo sulla base di quella, valutare se le distanze siano state rispettate. Questa pronuncia è un monito fondamentale per operatori del settore e proprietari: la legittimità di un’opera edilizia, per quanto riguarda le distanze, si cristallizza al momento della sua costruzione e non può essere messa in discussione da successive modifiche normative più sfavorevoli.

Quale normativa si applica per le distanze tra costruzioni se il regolamento comunale cambia nel tempo?
Si applica la normativa edilizia e urbanistica in vigore al momento in cui la costruzione è stata realizzata nelle sue strutture organiche, in base al principio ‘tempus regit actum’.

Il giudice deve cercare d’ufficio la normativa locale applicabile in una causa sulle distanze?
Sì. Poiché i regolamenti edilizi comunali integrano il Codice Civile e hanno valore di norme giuridiche, il giudice ha il dovere di acquisirne conoscenza d’ufficio e applicarli correttamente, secondo il principio ‘iura novit curia’.

Una nuova legge più restrittiva sulle distanze può obbligare ad arretrare un edificio costruito prima della sua entrata in vigore?
No, una nuova normativa più restrittiva (ius superveniens) non può essere applicata retroattivamente a costruzioni che, al momento della sua entrata in vigore, erano già sorte, poiché ciò violerebbe i diritti quesiti del proprietario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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