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Distanze tra costruzioni: ricostruzione e regole

Una società edilizia cita in giudizio un’altra impresa per la costruzione di un edificio a distanza non regolamentare dal confine. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11193/2024, ha chiarito due principi fondamentali sulle distanze tra costruzioni. Primo, le norme locali che impongono una distanza minima dal confine si applicano sempre, anche se gli edifici non si fronteggiano. Secondo, un intervento di demolizione e ricostruzione non è automaticamente una ‘nuova costruzione’ solo perché presenta un aumento di volumetria. Il giudice deve verificare la normativa locale e nazionale, anche sopravvenuta, che potrebbe consentire il mantenimento delle distanze preesistenti. La Corte ha quindi cassato la sentenza d’appello e rinviato il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Distanze tra Costruzioni: Le Regole in Caso di Demolizione e Ricostruzione

Il tema delle distanze tra costruzioni è una fonte costante di contenzioso tra vicini. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 11193 del 26 aprile 2024) offre chiarimenti cruciali su due aspetti fondamentali: l’applicazione delle distanze dal confine e la corretta qualificazione di un intervento come ‘nuova costruzione’ o ‘ricostruzione’. Questa decisione stabilisce principi importanti per chiunque si appresti a costruire o ristrutturare, delineando i confini tra diritti edificatori e tutela della proprietà altrui.

I Fatti del Caso: Una Controversia tra Vicini

La vicenda nasce dalla denuncia di una società costruttrice, la Costruzioni Alfa S.r.l., contro un’altra impresa, la Edilizia Beta S.r.l., per la realizzazione di un nuovo edificio. Secondo Alfa, il fabbricato di Beta non rispettava né le distanze minime tra costruzioni né quelle dal confine, come previsto dal Piano Regolatore Generale (PRG) del Comune.

Il Tribunale di primo grado aveva parzialmente accolto le ragioni di Alfa, ordinando l’arretramento di alcuni balconi ma respingendo la domanda relativa alla distanza della parete dal confine. La Corte d’Appello, successivamente, aveva confermato questa decisione, ritenendo che la norma sulla distanza dal confine non fosse applicabile poiché i due edifici non si fronteggiavano direttamente.

Insoddisfatta, Costruzioni Alfa ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, contestando la decisione d’appello. Parallelamente, anche Edilizia Beta ha proposto un ricorso incidentale, sostenendo, tra le altre cose, che il suo intervento non fosse una ‘nuova costruzione’ ma una ‘ristrutturazione con demolizione e ricostruzione’, e che quindi dovessero valere regole diverse.

L’Analisi delle distanze tra costruzioni secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto sia il motivo principale del ricorso di Alfa, sia un motivo cruciale del ricorso incidentale di Beta, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame. I giudici supremi hanno stabilito due principi di diritto di notevole importanza pratica.

La Distanza dal Confine si Applica Sempre

Il primo punto chiarito dalla Corte riguarda l’applicabilità delle norme del PRG che fissano una distanza minima delle costruzioni dal confine. La Corte d’Appello aveva escluso l’applicazione di tale norma perché gli edifici non erano ‘frontistanti’. La Cassazione ha ribaltato questa interpretazione, affermando che le norme dei regolamenti edilizi locali che stabiliscono distanze dal confine hanno lo scopo di tutelare l’assetto urbanistico e la densità edilizia di una zona. Pertanto, la loro applicazione è vincolata alla semplice misurazione della distanza in sé, a prescindere dal fatto che le costruzioni si fronteggino o meno. Questo principio rafforza il valore delle normative locali come strumento integrativo del Codice Civile.

La Differenza tra Nuova Costruzione e Ricostruzione

Il secondo e più complesso punto riguarda la qualificazione dell’intervento edilizio. La Corte d’Appello lo aveva classificato come ‘nuova costruzione’ perché l’edificio ricostruito era più alto del preesistente. La Cassazione ha ritenuto questa valutazione errata e semplicistica. Ha spiegato che, in caso di demolizione e successiva ricostruzione, l’opera viene considerata ‘nuova costruzione’ nel suo complesso solo se una specifica norma urbanistica lo prevede espressamente. In assenza di tale norma, si considera ‘nuova costruzione’ solo per le parti che eccedono le dimensioni (volume, sagoma, ecc.) dell’edificio originario.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ripercorso la complessa evoluzione legislativa in materia di ristrutturazioni edilizie, dal D.P.R. 380/2001 (Testo Unico Edilizia) fino ai recenti decreti ‘Sblocca Cantieri’ e ‘Semplificazioni’. La normativa attuale, infatti, è spesso più favorevole al costruttore, consentendo in molti casi di demolire e ricostruire mantenendo le distanze legittimamente preesistenti, anche se inferiori a quelle imposte dalle norme attuali. Questo orientamento mira a favorire la rigenerazione urbana e l’adeguamento sismico ed energetico degli edifici.

La decisione di cassare con rinvio si fonda sulla necessità che il giudice di merito compia una doppia verifica che era stata omessa:

1. Verificare la normativa locale vigente all’epoca della costruzione: Bisogna accertare se il PRG locale estendeva esplicitamente le regole sulle distanze per le nuove costruzioni anche agli interventi di ricostruzione.
2. Valutare la normativa sopravvenuta: Il giudice deve considerare se le leggi più recenti e più favorevoli in tema di distanze per le ricostruzioni siano applicabili al caso specifico. Se una costruzione, pur essendo illecita secondo le vecchie norme, risulta conforme a quelle nuove (e non si è formato un giudicato), non se ne può ordinare la demolizione.

Conclusioni: Cosa Cambia per le Ristrutturazioni Edilizie?

Questa ordinanza della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Innanzitutto, ribadisce che le prescrizioni dei piani regolatori sulle distanze dai confini sono cogenti e non possono essere aggirate sostenendo che gli edifici non si fronteggiano. In secondo luogo, impone ai giudici un’analisi più attenta e dettagliata per distinguere tra nuova costruzione e ristrutturazione. Non basta un semplice aumento di volume per applicare automaticamente le regole più severe previste per le nuove opere.

Per i proprietari e le imprese edili, ciò significa che in un progetto di demolizione e ricostruzione è fondamentale analizzare non solo la normativa attuale, ma anche quella passata e l’evoluzione giurisprudenziale, per poter legittimamente beneficiare delle disposizioni che consentono di ricostruire nel rispetto delle distanze preesistenti. Il caso torna ora alla Corte d’Appello di Messina, che dovrà riesaminare l’intera vicenda attenendosi a questi chiari principi di diritto.

Le norme sulle distanze dal confine si applicano anche se i fabbricati non sono uno di fronte all’altro?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che le norme dei regolamenti edilizi locali che impongono una distanza minima dal confine sono volte a tutelare l’assetto urbanistico e la densità edificatoria. Pertanto, rileva la distanza in sé, a prescindere dal fatto che le costruzioni si fronteggino.

Un edificio demolito e ricostruito più alto è sempre considerato una ‘nuova costruzione’ ai fini delle distanze?
No, non automaticamente. La Corte ha chiarito che, salvo diversa ed espressa previsione della normativa urbanistica locale, un intervento di demolizione e ricostruzione va considerato ‘nuova costruzione’ solo per le parti che eccedono le dimensioni dell’edificio originario. Per la parte conforme a quella preesistente, possono applicarsi regole diverse e più favorevoli.

In caso di demolizione e ricostruzione, si possono mantenere le distanze preesistenti anche se inferiori a quelle attuali?
Sì, è possibile. La normativa più recente, come interpretata dalla Corte, consente in molti casi di realizzare l’intervento di demolizione-ricostruzione nel rispetto delle distanze legittimamente preesistenti, anche se inferiori a quelle previste oggi, per favorire la rigenerazione urbana. Il giudice del rinvio dovrà verificare se ricorrono le condizioni per l’applicazione di questa disciplina più favorevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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