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Distanze tra costruzioni: ricorso inammissibile

Un proprietario ha impugnato in Cassazione la costruzione del vicino, lamentando la violazione delle distanze tra costruzioni e delle norme antisismiche. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che nuove questioni che richiedono accertamenti di fatto, come il rispetto della normativa antisismica, non possono essere sollevate per la prima volta in sede di legittimità. Inoltre, la Corte ha ribadito che la contestazione della firma di un giudice su una sentenza richiede una specifica procedura di querela di falso, non essendo sufficiente un semplice motivo di ricorso.

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Distanze tra costruzioni: quando le nuove contestazioni rendono il ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7626/2024, ha fornito importanti chiarimenti sui limiti del giudizio di legittimità nelle controversie riguardanti le distanze tra costruzioni. Il caso in esame, relativo a una sopraelevazione contestata, evidenzia come non sia possibile introdurre per la prima volta in Cassazione questioni che richiederebbero nuovi accertamenti sui fatti, come quelle relative alle normative antisismiche. Questa pronuncia ribadisce la natura del giudizio di Cassazione quale controllo di legittimità e non come un terzo grado di merito.

I Fatti del Caso: Una Sopraelevazione Contestata

La vicenda trae origine dalla domanda di un proprietario volta a far dichiarare illegittime le opere realizzate dalla vicina, consistenti in una sopraelevazione (un torrino e una scala) costruita a suo dire in violazione delle distanze legali e delle norme urbanistiche. In particolare, il ricorrente lamentava che la nuova costruzione, edificata a 3,97 metri dal muro divisorio comune, non rispettasse le distanze minime previste dal D.M. n. 1444/1968. Dopo aver visto respinte le proprie ragioni sia in primo grado che in appello, il proprietario decideva di rivolgersi alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorso si fondava su due motivi principali:
1. Vizio procedurale: Il ricorrente denunciava una presunta nullità della sentenza d’appello per una mancata corrispondenza tra il presidente del collegio giudicante indicato nell’intestazione della sentenza e il giudice che l’aveva effettivamente firmata.
2. Violazione di legge: Si contestava una violazione e falsa applicazione delle norme sulle distanze tra costruzioni (artt. 872 e 873 c.c.) e, per la prima volta, delle normative antisismiche (Legge n. 64/1974), sostenendo che in zona sismica non fosse possibile costruire in appoggio o aderenza, ma fosse necessario creare organismi edilizi a sé stanti.

L’analisi delle distanze tra costruzioni secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, respingendo entrambi i motivi. Sul primo punto, ha chiarito un principio fondamentale: l’attestazione del cancelliere, che con la pubblicazione certifica la provenienza e la sottoscrizione (anche digitale) della sentenza, costituisce un atto pubblico. Tale atto fa piena prova fino a querela di falso. Non è quindi sufficiente una semplice contestazione nel ricorso per metterne in dubbio la validità.

Sul secondo e più sostanziale motivo, relativo alle distanze tra costruzioni, la Corte ha rilevato un vizio insanabile. La questione del mancato rispetto della normativa antisismica non era mai stata sollevata nei precedenti gradi di giudizio. Introdurla per la prima volta in Cassazione è inammissibile, poiché richiederebbe accertamenti di fatto (come la classificazione sismica dell’area e le modalità costruttive adottate) che sono preclusi al giudice di legittimità. Il compito della Cassazione è, infatti, quello di verificare la corretta applicazione del diritto, non di riesaminare le prove e i fatti del caso.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando la natura del giudizio di legittimità. Le doglianze del ricorrente, in particolare quelle sulla normativa antisismica, pur riguardando norme inderogabili, non potevano essere esaminate perché avrebbero imposto alla Corte di compiere una nuova valutazione del merito della causa, attività riservata esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado. La Corte ha inoltre definito “confuso” e “vago” il resto del motivo, che si risolveva in una richiesta di riesame delle valutazioni già compiute dalla Corte d’Appello, la quale aveva correttamente inquadrato l’intervento come una sopraelevazione del muro di confine ai sensi dell’art. 885 c.c., confermando la decisione del Tribunale (c.d. “doppia conforme”).

Le Conclusioni: Principì di Diritto e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame ribadisce due principi cardine del nostro ordinamento processuale. In primo luogo, la validità formale di una sentenza, inclusa la corrispondenza tra giudici intestatari e firmatari, è assistita dalla fede pubblica dell’atto di pubblicazione e può essere contestata solo con lo strumento specifico della querela di falso. In secondo luogo, e con maggiore impatto pratico per le controversie immobiliari, le parti hanno l’onere di sollevare tutte le questioni di fatto e di diritto rilevanti sin dal primo grado di giudizio. Introdurre nuove tematiche, come la violazione di normative tecniche specifiche (es. antisismiche), per la prima volta in Cassazione, conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità del ricorso, con conseguente condanna alle spese e consolidamento della decisione impugnata.

È possibile contestare la violazione di norme antisismiche per la prima volta in Cassazione?
No, la Corte ha stabilito che il profilo di doglianza riguardante il rispetto della normativa antisismica non può essere vagliato se sollevato per la prima volta in sede di legittimità, in quanto richiederebbe accertamenti di fatto preclusi a tale Corte.

Come si può contestare la firma di un giudice su una sentenza?
La corrispondenza tra i giudici indicati nell’intestazione della sentenza e i firmatari è attestata da un atto pubblico (la pubblicazione del cancelliere). Pertanto, può essere contestata solo attraverso uno specifico procedimento legale chiamato “querela di falso”, non con un semplice motivo di ricorso.

Cosa succede se un motivo di ricorso richiede una nuova valutazione dei fatti?
Se un motivo di ricorso, anche se presentato come violazione di legge, implica in realtà una richiesta di riesaminare gli apprezzamenti di merito già effettuati dai giudici dei gradi precedenti, esso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione, il cui compito non è rivalutare i fatti, ma solo la corretta applicazione della legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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