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Distanze tra costruzioni: muro e terrapieno

La Corte di Cassazione ha stabilito che un muro di sostegno per un terrapieno deve essere considerato a tutti gli effetti una ‘costruzione’ e, come tale, è tenuto al rispetto delle distanze legali previste dai regolamenti locali. Nel caso esaminato, i proprietari di un fondo avevano edificato un muro in violazione delle norme sulle distanze tra costruzioni, sostenendo che queste si applicassero solo agli ‘edifici’. La Corte ha respinto questa interpretazione, affermando che la nozione di costruzione è ampia e include qualsiasi manufatto stabile. È stata inoltre respinta la domanda riconvenzionale per una servitù di passaggio, poiché mirava a legalizzare un’opera illegittima e il fondo non risultava comunque intercluso.

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Pubblicato il 21 agosto 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Distanze tra Costruzioni: Anche un Muro di Sostegno Deve Rispettare le Regole

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di diritto immobiliare: le norme sulle distanze tra costruzioni si applicano in senso ampio, includendo non solo gli edifici abitativi ma anche manufatti come muri di sostegno e terrapieni. Questa decisione chiarisce che l’obiettivo della normativa è tutelare l’assetto del territorio, indipendentemente dalla destinazione d’uso dell’opera. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso e le sue importanti implicazioni.

I Fatti di Causa: Un Muro al Centro della Controversia

La vicenda ha origine dalla decisione di una proprietaria di citare in giudizio i suoi vicini. Questi ultimi avevano realizzato sul terreno confinante un muro di fabbrica a sostegno di un terrapieno artificiale, modificando così l’andamento del terreno e, secondo l’attrice, violando le distanze legali dal confine. I vicini, costituitisi in giudizio, non solo si difesero ma presentarono una domanda riconvenzionale per ottenere una servitù coattiva di passaggio sul fondo dell’attrice.

Dopo un primo grado di giudizio a loro favorevole, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, condannando i vicini a demolire o arretrare l’opera alla distanza regolamentare di sei metri dal confine. La Corte territoriale aveva infatti equiparato il muro, data la sua funzione di sostegno del terrapieno, a una vera e propria costruzione in senso tecnico-giuridico.

Il Nocciolo della Questione: le corrette distanze tra costruzioni

I proprietari del muro hanno quindi proposto ricorso in Cassazione, basandolo principalmente su tre motivi. Il punto centrale della loro difesa era l’interpretazione restrittiva del regolamento edilizio comunale: a loro dire, le norme sulle distanze si sarebbero dovute applicare solo agli “edifici” e non a tutte le “costruzioni”. Sostenevano, inoltre, che la loro richiesta di servitù fosse stata ingiustamente respinta.

Il Concetto di “Costruzione” e le Distanze Legali

La questione fondamentale sottoposta alla Corte era se un muro di contenimento dovesse sottostare alle stesse regole sulle distanze tra costruzioni previste per un edificio residenziale. I ricorrenti insistevano sul fatto che il regolamento locale menzionasse specificamente gli “edifici”, tentando così di escludere il loro manufatto dall’obbligo di arretramento.

La Domanda di Servitù Coattiva

Parallelamente, i ricorrenti lamentavano il rigetto della loro domanda di servitù. Secondo loro, la Corte d’Appello aveva errato a dichiararla inammissibile solo perché l’opera che ne avrebbe beneficiato era illegittima. Essi sostenevano che la valutazione avrebbe dovuto concentrarsi unicamente sulla necessità di accesso al fondo e sul criterio del minor aggravio per il fondo servente.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno chiarito che la nozione di “costruzione” ai fini delle distanze legali è unica e non può essere limitata dai regolamenti locali. Richiamando l’art. 873 del Codice Civile e una consolidata giurisprudenza, la Corte ha affermato che per “costruzione” si intende qualsiasi opera non completamente interrata avente le caratteristiche di stabilità, solidità e immobilizzazione rispetto al suolo. Pertanto, anche se il regolamento comunale faceva riferimento al termine “edificio” nella definizione del parametro di distanza, tale norma doveva essere interpretata in modo estensivo, applicando la distanza di sei metri a qualsiasi tipo di costruzione, incluso il muro di sostegno in questione. I regolamenti locali, infatti, possono solo prevedere distanze maggiori rispetto al Codice Civile, non restringere l’ambito di applicazione della norma.
Per quanto riguarda la servitù, la Corte ha ritenuto il motivo inammissibile. Ha evidenziato che la Corte d’Appello aveva comunque esaminato la questione nel merito, accertando che il fondo dei ricorrenti non era affatto intercluso, avendo accesso da altre vie pubbliche e vicinali nell’ambito di un piano di miglioramento fondiario. Mancava quindi il presupposto essenziale per la costituzione di una servitù coattiva, rendendo irrilevante la discussione sulla legittimità dell’opera.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza consolida un principio di vitale importanza per chiunque intenda edificare sul proprio terreno: il concetto di “costruzione” è ampio e non ammette interpretazioni di comodo. Qualsiasi manufatto stabile, che alteri in modo significativo e permanente lo stato dei luoghi, deve rispettare le normative sulle distanze tra costruzioni previste sia dal Codice Civile sia dai regolamenti edilizi locali. La decisione sottolinea inoltre che non è possibile utilizzare strumenti giuridici, come la servitù coattiva, per sanare situazioni nate da un illecito edilizio, soprattutto quando mancano i presupposti di legge, come l’effettiva interclusione del fondo.

Un muro di sostegno di un terrapieno è considerato una ‘costruzione’ ai fini del rispetto delle distanze legali?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la nozione di ‘costruzione’ si estende a qualsiasi manufatto non completamente interrato che abbia caratteristiche di stabilità, solidità e immobilizzazione rispetto al suolo, equiparandolo a un edificio ai fini delle distanze.

È possibile chiedere la costituzione di una servitù coattiva di passaggio per regolarizzare l’accesso creato con un’opera edilizia illegittima?
No. La Corte ha ritenuto inammissibile la domanda in quanto volta a consolidare una situazione di fatto illegittima. Inoltre, nel caso specifico, è stato accertato che il fondo non era intercluso, mancando quindi il presupposto fondamentale per la servitù.

I regolamenti edilizi comunali possono limitare l’applicazione delle norme sulle distanze solo agli ‘edifici’ escludendo altri manufatti?
No. La Corte ha chiarito che i regolamenti locali possono stabilire distanze maggiori rispetto a quelle del Codice Civile, ma non possono restringere il concetto di ‘costruzione’ per limitare l’applicazione delle norme sulle distanze ai soli edifici ad uso abitativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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