LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Distanze tra costruzioni: l’intercapedine è vietata

In una disputa tra vicini per una ristrutturazione, la Corte di Cassazione ha stabilito che le norme sulle distanze tra costruzioni sono inderogabili. La Corte ha chiarito che qualsiasi spazio vuoto tra due muri, anche se nascosto, costituisce un’intercapedine illegale. Inoltre, ha precisato che una modifica alla sagoma del tetto qualifica l’intervento come nuova costruzione, soggetta alle distanze legali. Infine, ha ribadito che la sicurezza di una canna fumaria non si valuta solo sulla distanza, ma su specifici accorgimenti tecnici.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Distanze tra costruzioni: La Cassazione chiarisce i limiti

Le norme sulle distanze tra costruzioni rappresentano un pilastro del diritto immobiliare, pensate per garantire sicurezza, salubrità e decoro abitativo. Tuttavia, la loro applicazione pratica genera spesso contenziosi complessi, specialmente in caso di ristrutturazioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali su tre aspetti cruciali: la nozione di costruzione in aderenza, la qualifica di ‘nuova costruzione’ e la pericolosità delle canne fumarie. Analizziamo la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

Il caso: una ristrutturazione contestata

La vicenda ha origine dalla causa intentata da due proprietari contro il loro vicino, accusato di aver realizzato lavori di ristrutturazione in violazione delle norme sulle distanze. Nello specifico, gli interventi contestati erano l’innalzamento del tetto, la creazione di un’intercapedine tra i due edifici e l’installazione di una canna fumaria a ridosso del confine.

Mentre il Tribunale di primo grado aveva dato parzialmente ragione agli attori, ordinando la demolizione e il risarcimento, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, ritenendo legittime le opere del vicino. La questione è così giunta all’attenzione della Corte di Cassazione, chiamata a fare luce sui principi di diritto da applicare.

L’aderenza e il divieto di intercapedine nelle distanze tra costruzioni

Il primo punto affrontato dalla Suprema Corte riguarda il concetto di ‘costruzione in aderenza’. La Corte d’Appello aveva ritenuto che l’opera fosse in aderenza, nonostante la presenza di un’intercapedine di circa 60 cm tra i due edifici, poiché tale spazio non era visibile dall’esterno.

La Cassazione ha bocciato questa interpretazione, riaffermando un principio consolidato: affinché si possa parlare di aderenza, i due muri devono combaciare perfettamente, senza lasciare alcuno spazio vuoto, anche se minimo e completamente chiuso. La creazione di un’intercapedine, definita ‘ope legis dannosa’ (cioè dannosa per legge), fa venir meno il requisito dell’aderenza e, di conseguenza, rende l’opera illegittima se non rispetta le distanze minime previste. Il fatto che lo spazio non sia visibile o accessibile è del tutto irrilevante.

Quando una ristrutturazione è una ‘nuova costruzione’?

Un altro aspetto fondamentale della decisione riguarda la qualificazione dell’intervento. La Corte d’Appello, pur riconoscendo che la modifica della sagoma del tetto (passato da una a due falde) costituiva una ‘nuova costruzione’, aveva erroneamente escluso la violazione delle distanze.

La Cassazione ha corretto questo errore, chiarendo che qualsiasi opera che modifichi la volumetria o la sagoma di un edificio esistente deve essere considerata a tutti gli effetti una nuova costruzione. Come tale, essa deve rispettare integralmente le normative vigenti in materia di distanze tra costruzioni, senza che il giudice possa avere margini di tolleranza o discrezionalità. Le norme sulle distanze sono infatti ispirate da finalità pubblicistiche e la loro applicazione è automatica.

La pericolosità delle canne fumarie e le distanze

Infine, la Corte si è pronunciata sulla canna fumaria installata a 3,80 metri dal confine. La Corte d’Appello aveva ritenuto tale distanza sufficiente a superare la presunzione di pericolosità.

Anche su questo punto, la Cassazione ha fornito un’interpretazione più rigorosa. La valutazione non può limitarsi a una mera misurazione. Il giudice ha il dovere di:
1. Verificare se il regolamento edilizio comunale prevede una distanza specifica per tali manufatti. Se esiste e non è rispettata, la pericolosità è presunta in modo assoluto.
2. In assenza di una norma locale, vige una presunzione relativa di pericolosità. Per superarla, non basta invocare una distanza ritenuta ‘congrua’, ma è necessario dimostrare, tramite prove concrete, di aver adottato tutti gli accorgimenti tecnici necessari per eliminare ogni possibile pericolo o danno per la proprietà vicina.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un nuovo esame. Il ragionamento si fonda sulla necessità di un’applicazione rigorosa e non discrezionale delle norme codicistiche e dei regolamenti locali in materia edilizia. I giudici hanno sottolineato che la ratio di queste norme è quella di tutelare interessi pubblici come la sicurezza e la salubrità, che non possono essere sacrificati da interpretazioni elastiche. La nozione di ‘aderenza’ è stata interpretata in senso letterale, escludendo qualsiasi tolleranza per intercapedini dannose. Allo stesso modo, la qualifica di ‘nuova costruzione’ è stata estesa a ogni modifica di sagoma, imponendo un adeguamento automatico alle normative sulle distanze. Infine, per le opere potenzialmente pericolose come le canne fumarie, è stato imposto un onere probatorio aggravato a carico di chi le realizza.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per chiunque intenda intraprendere lavori di ristrutturazione. Le conclusioni pratiche sono chiare: non esistono ‘zone grigie’ quando si parla di distanze legali. Ogni modifica che alteri la forma o il volume di un edificio lo assoggetta alle stesse regole di una costruzione ex novo. La creazione di intercapedini tra edifici è sempre vietata se si intende costruire in aderenza. Infine, la sicurezza di impianti come le canne fumarie deve essere provata con accorgimenti tecnici specifici, non potendo fare affidamento su una generica ‘distanza di sicurezza’. La decisione rafforza la tutela del proprietario che subisce un’edificazione illegittima e chiarisce gli stringenti obblighi a carico di chi costruisce.

È possibile costruire un nuovo edificio lasciando un piccolo spazio vuoto (intercapedine) rispetto a quello del vicino, se lo spazio non è visibile?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che per una ‘costruzione in aderenza’ i muri dei due edifici devono combaciare perfettamente. Qualsiasi spazio vuoto intermedio, anche se minimo, chiuso e non visibile dall’esterno, costituisce un’intercapedine illegale in quanto viola le norme sulle distanze tra costruzioni.

Una modifica al tetto di un edificio è considerata ‘nuova costruzione’ ai fini delle distanze?
Sì. Secondo la Corte, qualsiasi intervento che comporti una modifica della volumetria o della sagoma di un fabbricato preesistente, come la realizzazione di una nuova copertura con una forma diversa, integra una ‘nuova costruzione’. Di conseguenza, deve rispettare integralmente e senza alcuna tolleranza le norme sulle distanze legali.

A quale distanza deve essere posta una canna fumaria dal confine per essere considerata sicura?
Non è sufficiente una distanza generica. Il giudice deve prima verificare se il regolamento edilizio locale impone una distanza specifica. Se tale norma esiste, il suo mancato rispetto comporta una presunzione assoluta di pericolosità. In assenza di una norma locale, chi ha costruito la canna fumaria deve dimostrare di aver adottato accorgimenti tecnici idonei a eliminare concretamente ogni pericolo per il vicino.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati