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Distanze tra costruzioni: la sopraelevazione è nuova

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 7595/2024, ha rigettato il ricorso di una proprietaria che aveva realizzato una sopraelevazione e una scala esterna senza rispettare le normative locali sulle distanze. La Corte ha ribadito che tali interventi si qualificano come ‘nuova costruzione’ e, pertanto, devono rispettare le distanze tra costruzioni più restrittive previste dagli strumenti urbanistici locali, non essendo sufficiente il rispetto della distanza minima del Codice Civile. Confermato l’obbligo di arretramento e rimozione delle opere.

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Distanze tra costruzioni: la Sopraelevazione è Nuova Costruzione

Quando si decide di ampliare la propria abitazione costruendo un piano superiore, è fondamentale conoscere le regole sulle distanze tra costruzioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: la sopraelevazione di un edificio esistente è a tutti gli effetti una nuova costruzione e, come tale, deve rispettare non solo il Codice Civile, ma anche le più stringenti normative previste dai regolamenti edilizi locali. Vediamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti: Una Sopraelevazione al Centro della Contesa

Il caso ha origine dalla disputa tra proprietari di appartamenti vicini. Due condomini citavano in giudizio la proprietaria di un’unità immobiliare adiacente, accusandola di aver realizzato una sopraelevazione e una scala esterna in cemento a una distanza inferiore a quella prescritta dal programma di fabbricazione locale e dall’art. 873 del Codice Civile. Chiedevano quindi la demolizione delle opere e il risarcimento dei danni.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello davano ragione ai due vicini, condannando la convenuta ad arretrare la sopraelevazione e a rimuovere la scala, oltre a un risarcimento di 1.000,00 euro. La proprietaria, non rassegnata, decideva di ricorrere in Cassazione, sollevando ben sette motivi di contestazione.

L’Analisi dei Motivi di Ricorso sulla Violazione delle Distanze tra Costruzioni

La ricorrente ha tentato di smontare le sentenze precedenti attraverso diverse argomentazioni, sia di natura procedurale che di merito. Tra le più rilevanti, ha contestato la regolarità della mediazione obbligatoria, la validità del titolo di acquisto delle controparti e la tardività della sua domanda riconvenzionale. Tuttavia, il cuore della questione riguardava la qualificazione giuridica delle opere realizzate.

La Qualificazione di Nuova Costruzione

Il punto centrale del ricorso era la tesi secondo cui la sopraelevazione non fosse una ‘nuova costruzione’, ma una ‘mera ristrutturazione’ e che, pertanto, non fosse soggetta alle normative sulle distanze. La ricorrente sosteneva che, essendo già rispettata la distanza minima di 3 metri del Codice Civile, non vi fosse alcuna violazione.

Il Principio del Rispetto dei Regolamenti Locali

La difesa si basava su un’interpretazione restrittiva delle norme, ignorando che i regolamenti edilizi comunali possono (e spesso lo fanno) imporre distanze maggiori rispetto a quelle del Codice Civile per tutelare l’interesse pubblico a un corretto sviluppo urbanistico. In questo caso, il regolamento locale prevedeva una distanza minima di 10 metri.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto integralmente il ricorso, fornendo chiarimenti fondamentali. In primo luogo, ha confermato senza esitazioni che la sopraelevazione di un edificio preesistente costituisce a tutti gli effetti una nuova costruzione. Questo perché determina un incremento volumetrico del fabbricato. Di conseguenza, chi sopraeleva non può beneficiare del principio di prevenzione (diritto di chi costruisce per primo) e deve inderogabilmente rispettare le distanze vigenti al momento della realizzazione.

La Corte ha specificato che non ha alcuna rilevanza il fatto che la sopraelevazione rispetti la distanza minima di tre metri prevista dall’art. 873 c.c., poiché è obbligatorio adeguarsi alla maggior distanza prevista dalle norme integrative locali. Lo stesso principio è stato applicato alla scala esterna, definita come ‘costruzione’ in quanto manufatto stabile, solido e immobilizzato al suolo, a prescindere dal materiale utilizzato.

Gli Ermellini hanno anche respinto le eccezioni procedurali, chiarendo che i termini per la costituzione in giudizio e la proposizione della domanda riconvenzionale si calcolano sulla data della prima udienza indicata nell’atto di citazione, anche se questa viene poi rinviata d’ufficio.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. Chiunque intenda realizzare una sopraelevazione deve essere consapevole che sta intraprendendo una ‘nuova costruzione’. Ciò comporta l’obbligo di verificare attentamente non solo il Codice Civile, ma soprattutto i regolamenti edilizi e gli strumenti urbanistici del proprio Comune. Ignorare queste norme può portare a conseguenze severe, come l’ordine di demolizione e il risarcimento dei danni ai vicini. La decisione riafferma la prevalenza delle norme locali, poste a tutela di un ordinato assetto del territorio, rispetto alle disposizioni generali del Codice Civile in materia di distanze tra costruzioni.

Una sopraelevazione è considerata una nuova costruzione ai fini delle distanze legali?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la sopraelevazione di un edificio esistente determina un incremento volumetrico e va qualificata come ‘nuova costruzione’, soggetta al rispetto delle distanze legali vigenti al momento della sua realizzazione.

Una scala esterna in cemento deve rispettare le distanze tra costruzioni?
Sì. Secondo la Corte, costituisce ‘costruzione’ qualsiasi manufatto non completamente interrato che abbia caratteri di solidità, stabilità ed immobilizzazione al suolo. Una scala esterna rientra in questa definizione e deve quindi rispettare le distanze previste dalla legge e dai regolamenti locali.

È sufficiente rispettare la distanza minima di 3 metri prevista dal Codice Civile?
No, non è sufficiente se i regolamenti edilizi locali prevedono una distanza maggiore. In tal caso, è obbligatorio rispettare la norma locale più restrittiva, come nel caso di specie dove era prevista una distanza non inferiore a 10 metri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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