LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Distanze tra costruzioni: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello in un caso riguardante le distanze tra costruzioni e l’usucapione di un terreno. La controversia vedeva opposti due proprietari confinanti. La Suprema Corte ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse errato nel non motivare adeguatamente l’applicazione di una deroga alle distanze legali e nel negare l’interesse degli appellanti a contestare una dichiarazione di usucapione. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Distanze tra costruzioni e Usucapione: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è intervenuta su un complesso caso di diritto immobiliare, affrontando temi cruciali come le distanze tra costruzioni e l’usucapione. La decisione annulla una sentenza della Corte d’Appello, fornendo importanti principi guida per la risoluzione di controversie tra proprietari confinanti. Analizziamo insieme i dettagli di questa vicenda.

I Fatti di Causa

La controversia nasce tra due famiglie proprietarie di immobili confinanti in un comune del Friuli-Venezia Giulia. Una famiglia citava in giudizio il vicino, chiedendo la demolizione di un fabbricato accessorio costruito, a suo dire, a una distanza non conforme alla legge. Il vicino, a sua volta, presentava una domanda riconvenzionale per la rimozione di un cavo elettrico e per l’accertamento dell’usucapione su una particella di terreno (il mappale 856), originariamente parte di una corte comune.

Il Tribunale di primo grado aveva respinto la domanda di demolizione, basandosi sulle norme di attuazione del piano regolatore locale. La Corte d’Appello, successivamente, confermava questa decisione, rigettando sia l’appello principale della prima famiglia che quello incidentale del vicino. La questione è quindi giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

Le Norme sulle distanze tra costruzioni e la decisione della Cassazione

Il primo motivo di ricorso si concentrava sull’errata interpretazione delle norme in materia di distanze tra costruzioni. I ricorrenti sostenevano che la Corte d’Appello avesse illegittimamente permesso una deroga all’art. 9 del D.M. 1444/1968, che impone una distanza minima di 10 metri tra pareti finestrate di edifici antistanti.

La Suprema Corte ha accolto questa doglianza, rilevando una carenza di motivazione nella sentenza impugnata. I giudici di legittimità hanno sottolineato che, sebbene le normative locali (come le Norme Tecniche di Attuazione del PRGC) possano prevedere deroghe, il giudice di merito ha l’obbligo di verificare in modo rigoroso la sussistenza di tutti i presupposti per la loro applicazione. Nel caso specifico, la Corte d’Appello si era limitata a richiamare una legge regionale che escludeva dal calcolo delle distanze i manufatti pertinenziali fino a 3 metri di altezza, senza però spiegare perché tale norma fosse applicabile al caso concreto, né verificare se l’edificio in questione rispettasse effettivamente tale limite di altezza, come contestato dai ricorrenti.

La questione dell’Usucapione e l’interesse ad agire

Il terzo motivo di ricorso, anch’esso accolto, riguardava l’usucapione del mappale 856. I ricorrenti avevano contestato la decisione dei giudici di merito, sostenendo che il termine di 20 anni necessario per l’usucapione non fosse maturato. Essi evidenziavano che un atto notarile del 1998 aveva trasferito a loro la proprietà esclusiva di quella porzione di terreno, che prima era in comproprietà. Pertanto, il possesso utile ai fini dell’usucapione da parte del vicino non poteva essere iniziato prima di tale data.

La Corte d’Appello aveva dichiarato inammissibile questo motivo, ritenendo erroneamente che i ricorrenti non avessero interesse a impugnare la decisione. La Cassazione ha ribaltato questa conclusione, affermando che l’interesse dei ricorrenti era evidente: essi miravano a far negare il diritto di comproprietà vantato dal vicino su un bene che, a seguito dell’atto notarile, era diventato di loro esclusiva pertinenza. La Corte d’Appello, quindi, avrebbe dovuto esaminare nel merito la questione.

Le Motivazioni

La Cassazione ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali. Sul fronte delle distanze, ha ribadito che qualsiasi deroga alle normative nazionali deve essere interpretata restrittivamente e la sua applicazione deve essere supportata da una motivazione puntuale e completa, che dia conto della sussistenza di tutti i requisiti di legge. Un semplice richiamo alla norma non è sufficiente. Sul versante dell’usucapione, la Corte ha riaffermato il principio secondo cui l’interesse ad agire (e a impugnare) deve essere valutato in concreto. Negare a un proprietario esclusivo il diritto di contestare una pretesa di usucapione sul proprio bene costituisce un errore di diritto.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato la sentenza e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Trieste, in diversa composizione. Il nuovo giudice dovrà riesaminare l’intera vicenda, attenendosi ai principi di diritto enunciati. Dovrà, in particolare, verificare scrupolosamente se sussistono le condizioni per applicare la deroga in materia di distanze e valutare nel merito la domanda di usucapione, considerando la data dell’atto notarile come spartiacque. Questa ordinanza rappresenta un importante monito sulla necessità di rigore motivazionale per i giudici di merito e sulla corretta applicazione delle norme in materia di diritto immobiliare.

Una norma urbanistica locale può derogare alle distanze minime tra edifici previste dalla legge nazionale?
Sì, ma solo a condizioni specifiche e ben definite. La Corte di Cassazione ha chiarito che le norme di un Piano Regolatore locale possono introdurre eccezioni all’art. 9 del D.M. 1444/1968, ma il giudice deve motivare in modo approfondito perché tale deroga sia applicabile al caso concreto, verificando la sussistenza di tutti i presupposti richiesti dalla norma stessa (es. altezza del manufatto).

Come si contesta l’usucapione di un bene che prima era in comproprietà?
Se un bene precedentemente comune diventa di proprietà esclusiva tramite un atto formale (come un rogito notarile), il proprietario ha pieno interesse a contestare una successiva pretesa di usucapione da parte dell’ex comproprietario. La Corte ha stabilito che il termine ventennale non può iniziare a decorrere prima che la situazione di comproprietà sia cessata, e la Corte d’Appello ha il dovere di esaminare nel merito tale contestazione.

Cosa succede quando la Cassazione ‘cassa con rinvio’?
Significa che la sentenza del giudice precedente (in questo caso, la Corte d’Appello) è stata annullata a causa di errori di diritto. La causa non è finita, ma viene rinviata alla stessa Corte d’Appello, che dovrà emettere una nuova sentenza. I nuovi giudici, tuttavia, saranno vincolati a rispettare i principi giuridici stabiliti dalla Corte di Cassazione nella sua ordinanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati