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Distanze tra costruzioni e ristrutturazione: le novità

Una società immobiliare demolisce un piccolo fabbricato per costruirne uno più grande, violando, secondo i vicini, le norme sulle distanze tra costruzioni. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20727/2025, accoglie il ricorso della società, chiarendo che le recenti riforme legislative hanno ampliato il concetto di “ristrutturazione edilizia”. Ora, anche la demolizione e ricostruzione con aumento di volume e modifica di sagoma può beneficiare del mantenimento delle distanze preesistenti, a patto che l’edificio originario fosse legittimo. La Corte cassa la sentenza d’appello e rinvia la causa per una nuova valutazione alla luce della normativa sopravvenuta.

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Distanze tra costruzioni: Ristrutturare in deroga si può?

La questione delle distanze tra costruzioni è un classico del contenzioso civile e una fonte costante di preoccupazione per chiunque intraprenda lavori edili. La regola generale impone il rispetto di distanze minime dal confine e dagli altri edifici, ma cosa succede quando si interviene su un fabbricato preesistente che già non rispettava tali limiti? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali, analizzando le novità legislative in materia di ristrutturazione edilizia.

I fatti di causa

Una società immobiliare aveva acquistato un terreno su cui sorgeva un piccolo edificio unifamiliare, posizionato a una distanza inferiore a quella legale sia dal confine che dalla villa dei vicini. La società, dopo aver ottenuto i permessi per una “ristrutturazione con ampliamento e sopraelevazione”, procedeva alla demolizione completa del vecchio stabile per realizzare una palazzina di tre piani con cinque unità abitative.

I proprietari della villa confinante citavano in giudizio la società, sostenendo che un intervento così radicale non potesse qualificarsi come ristrutturazione, ma dovesse essere considerato una nuova costruzione. Come tale, avrebbe dovuto rispettare le distanze minime previste dalla normativa nazionale e locale (5 metri dal confine). Chiedevano quindi l’arretramento dell’edificio e il risarcimento dei danni.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello davano ragione ai vicini, ordinando alla società di arretrare la costruzione. Secondo i giudici di merito, la totale demolizione e la creazione di un organismo edilizio completamente diverso per sagoma, dimensioni e superficie configuravano inequivocabilmente una nuova costruzione, soggetta integralmente alla disciplina sulle distanze.

L’analisi della Corte di Cassazione sulle distanze tra costruzioni

La società immobiliare ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, lamentando l’errata interpretazione delle norme urbanistiche. I giudici supremi hanno accolto le sue ragioni, ribaltando la prospettiva e basando la propria decisione sulle importanti modifiche legislative intervenute negli ultimi anni, in particolare con il Decreto Semplificazioni (D.L. 76/2020).

La nuova nozione di Ristrutturazione Edilizia

Il cuore della sentenza risiede nella corretta qualificazione dell’intervento edilizio. La Cassazione ha sottolineato come la nozione di “ristrutturazione edilizia” sia stata notevolmente ampliata dal legislatore con l’obiettivo di favorire la rigenerazione urbana e il recupero del patrimonio esistente. Se in passato la ristrutturazione con demolizione e ricostruzione richiedeva il rispetto della stessa sagoma e volumetria, la nuova normativa consente interventi molto più incisivi. Oggi, rientrano nella ristrutturazione anche opere che portano a un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente, con modifiche di:

* Sagoma
* Prospetti
* Sedime
* Caratteristiche planivolumetriche e tipologiche

Sono inoltre ammessi incrementi di volumetria, specialmente se finalizzati all’adeguamento antisismico, all’efficientamento energetico o all’accessibilità.

Deroga alle distanze tra costruzioni

La conseguenza più rilevante di questa evoluzione normativa riguarda proprio le distanze tra costruzioni. L’art. 2-bis del Testo Unico dell’Edilizia (D.P.R. 380/2001) stabilisce ora un principio fondamentale: in caso di demolizione e ricostruzione, la nuova struttura può essere edificata nel rispetto delle distanze legittimamente preesistenti, anche se inferiori ai limiti attuali.

Questa deroga è applicabile anche in caso di ampliamenti (fuori sagoma o in altezza), purché l’edificio originario fosse stato costruito legittimamente. Lo scopo è chiaro: incentivare il recupero di edifici esistenti senza imporre arretramenti che, in molti casi, renderebbero l’intervento impossibile o non conveniente.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello perché i giudici di merito avevano erroneamente applicato una nozione di ristrutturazione ormai superata. Basandosi sul principio iura novit curia (il giudice conosce le leggi), la Suprema Corte ha applicato la normativa sopravvenuta, più favorevole alla società costruttrice. La decisione non significa una vittoria automatica per la società, ma impone alla Corte d’Appello di riesaminare il caso applicando i nuovi e corretti principi. Il giudice del rinvio dovrà quindi verificare se l’intervento realizzato rientri nella nuova e più ampia definizione di ristrutturazione edilizia e se l’aumento di volume sia giustificato da finalità premiate dal legislatore (es. adeguamento sismico, efficientamento energetico), che consentono il mantenimento delle distanze originarie.

Le conclusioni

Questa sentenza rappresenta un punto di svolta per l’interpretazione delle norme sulle distanze tra costruzioni in caso di interventi sul patrimonio esistente. Viene sancito che anche una trasformazione radicale di un immobile, attraverso demolizione e ricostruzione, può essere considerata “ristrutturazione” e non “nuova costruzione”, con la conseguente possibilità di mantenere le distanze preesistenti. Ciò offre maggiori certezze agli operatori del settore e promuove attivamente la riqualificazione del tessuto edilizio, in linea con gli obiettivi di sostenibilità e rigenerazione urbana perseguiti dal legislatore.

È possibile demolire un edificio e ricostruirne uno diverso (più grande e con altra sagoma) mantenendo le stesse distanze dal confine, anche se inferiori a quelle legali?
Sì, secondo la sentenza e le recenti normative è possibile. A condizione che l’edificio originario fosse legittimamente esistente, un intervento di demolizione e ricostruzione, anche con modifiche di sagoma e aumenti di volume (specie se legati a incentivi come adeguamento sismico o efficientamento energetico), può essere qualificato come ristrutturazione e beneficiare del mantenimento delle distanze preesistenti.

Un intervento di demolizione e ricostruzione va sempre considerato “nuova costruzione” ai fini delle distanze?
No. La Cassazione chiarisce che, a seguito delle modifiche al Testo Unico dell’Edilizia, la demolizione e ricostruzione non equivale automaticamente a una “nuova costruzione”. Se l’intervento mira al recupero di un fabbricato preesistente, rientra nella più ampia categoria della “ristrutturazione edilizia”, con un regime più favorevole in materia di distanze.

Il creditore ipotecario è un litisconsorte necessario nelle cause sulle distanze tra edifici?
No, la sentenza conferma che nelle azioni dirette al rispetto delle distanze legali (configurate come actio negatoria servitutis), il creditore ipotecario non è un litisconsorte necessario. L’azione va intentata esclusivamente nei confronti del proprietario dell’immobile confinante, poiché è l’unico titolare del diritto reale oggetto della contestazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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