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Distanze tra costruzioni: chi paga i danni?

Una causa per violazione delle distanze tra costruzioni si conclude con una sentenza complessa: il Tribunale accerta una violazione reciproca da parte di entrambi i proprietari confinanti. Di conseguenza, rigetta la richiesta di risarcimento danni e ordina a entrambe le parti di chiudere le aperture irregolari. Il progettista dell’opera più recente viene ritenuto responsabile e condannato a manlevare i propri clienti dai costi. Tuttavia, la sua compagnia assicurativa non è tenuta a pagare, poiché il professionista era a conoscenza della violazione prima di stipulare la polizza, configurando una reticenza che rende il contratto inefficace.

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Distanze tra Costruzioni: Chi Paga in Caso di Violazione? Un’Analisi

Le controversie sulle distanze tra costruzioni sono una delle questioni più comuni e complesse nel diritto immobiliare. La legge stabilisce limiti precisi per garantire igiene, sicurezza e decoro, ma cosa succede quando queste regole vengono violate? E chi è responsabile: il proprietario, il costruttore o il progettista? Una recente sentenza del Tribunale di Bari offre un’analisi dettagliata di un caso emblematico, mettendo in luce le responsabilità a catena e il ruolo cruciale delle polizze assicurative professionali.

Il Caso: Una Sopraelevazione Contesa e la Violazione delle Distanze tra Costruzioni

La vicenda ha inizio quando i proprietari di un immobile citano in giudizio i loro vicini, accusandoli di aver realizzato una sopraelevazione in violazione della distanza minima di 10 metri prevista dal D.M. 1444/1968. Gli attori chiedevano la demolizione dell’opera e il risarcimento dei danni.

I convenuti si difendevano chiamando in causa il geometra che aveva progettato e diretto i lavori, chiedendo di essere tenuti indenni (manlevati) da eventuali conseguenze negative. A sua volta, il geometra chiamava in causa la propria compagnia di assicurazione per la responsabilità civile professionale.

La Decisione del Tribunale: Violazioni Reciproche

L’analisi del giudice ha portato a una conclusione inaspettata. Attraverso una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), è emerso che non solo la nuova sopraelevazione dei convenuti violava le distanze legali, ma anche un sottotetto realizzato decenni prima dagli stessi attori era stato costruito a una distanza inferiore a quella prescritta dal confine.

Il Tribunale ha stabilito che:
1. Esisteva una violazione reciproca: Entrambe le parti avevano costruito senza rispettare le norme sulle distanze.
2. Il principio di prevenzione non salvava nessuno: Poiché la prima costruzione (quella degli attori) era già irregolare, i convenuti non potevano essere costretti ad arretrare di 10 metri, ma erano comunque tenuti a rispettare la metà della distanza legale dal confine.
3. Nessun risarcimento del danno: Data la violazione reciproca e la mancata prova di un danno concreto, la richiesta di risarcimento è stata respinta.
4. Obbligo di chiusura delle aperture: Per ripristinare la legalità, il giudice ha ordinato a entrambe le parti di chiudere le rispettive aperture (finestre e altre) che si affacciavano sulla proprietà vicina a distanza irregolare.

La Responsabilità del Progettista nelle Distanze tra Costruzioni

Il punto focale della sentenza riguarda la responsabilità del geometra. Quest’ultimo sosteneva di non essere responsabile, poiché il suo progetto prevedeva una distanza corretta (10,10 metri) e che la violazione era dovuta a una decisione unilaterale del committente e dell’impresa costruttrice.

Il Tribunale ha respinto questa difesa, affermando che il direttore dei lavori ha un obbligo di alta sorveglianza. Non basta redigere un progetto conforme; il professionista deve:
* Controllare la corretta esecuzione dell’opera in ogni sua fase.
* Vigilare e impartire le opportune disposizioni per garantire la conformità al progetto e alle norme.
* In caso di difformità, ordinare la sospensione dei lavori e, se necessario, comunicarlo formalmente alle autorità competenti.

Non avendo fornito prova di aver adempiuto a questi doveri, il geometra è stato ritenuto responsabile per i danni subiti dai suoi clienti (i costi per la chiusura delle finestre) e condannato a manlevarli.

Assicurazione Professionale e Reticenza: Quando la Polizza non Copre

L’ultimo colpo di scena riguarda la compagnia assicurativa. Quest’ultima ha rifiutato di coprire il danno, sostenendo che il geometra, al momento della sottoscrizione della polizza, era già a conoscenza della violazione delle distanze in corso d’opera. Questo comportamento costituisce reticenza, ovvero l’omissione di informazioni determinanti per la valutazione del rischio da parte dell’assicuratore.

Il giudice ha accolto questa tesi, dichiarando la polizza inefficace. La conoscenza preesistente del problema da parte dell’assicurato ha alterato il sinallagma contrattuale, escludendo il rischio dalla copertura della polizza.

Le motivazioni

Il Tribunale ha fondato la sua decisione su un’applicazione rigorosa delle norme sulle distanze tra edifici (D.M. 1444/1968), considerate inderogabili a tutela dell’interesse pubblico igienico-sanitario. La corte ha chiarito che, in presenza di pareti finestrate contrapposte, la distanza di 10 metri è un requisito assoluto. La responsabilità del direttore dei lavori è stata delineata come un’obbligazione non solo di mezzi ma anche di controllo attivo sul risultato, non potendo egli dissociarsi dall’illecito edilizio senza aver posto in essere specifiche azioni formali di contestazione e comunicazione. Infine, la decisione sull’inefficacia della polizza si basa sul principio di buona fede contrattuale, sanzionando la reticenza dell’assicurato che ha taciuto circostanze essenziali per la valutazione del rischio.

Le conclusioni

Questa sentenza offre importanti lezioni pratiche. In primo luogo, nelle dispute sulle distanze, è fondamentale verificare la regolarità di tutte le costruzioni coinvolte, poiché una violazione reciproca può portare al rigetto delle richieste di risarcimento. In secondo luogo, i professionisti tecnici (geometri, architetti, ingegneri) devono essere consapevoli che la loro responsabilità non si esaurisce con la consegna del progetto, ma implica un dovere di vigilanza attiva e documentabile durante tutta l’esecuzione dei lavori. Infine, la trasparenza al momento della stipula di una polizza assicurativa è essenziale: omettere problemi noti può rendere la copertura completamente inutile proprio quando se ne ha più bisogno.

Cosa succede se entrambi i vicini violano le regole sulle distanze tra costruzioni?
Secondo la sentenza, se la violazione è reciproca, il giudice può rigettare le richieste di risarcimento danni e ordinare a entrambe le parti di ripristinare la conformità legale, ad esempio chiudendo le finestre o le aperture irregolari. Nessuna delle due parti può trarre vantaggio dall’illecito altrui.

Il direttore dei lavori è sempre responsabile se la costruzione non rispetta il progetto?
Sì, a meno che non dimostri di aver fatto tutto il possibile per impedire la violazione. La sua responsabilità non è solo redigere un progetto corretto, ma anche esercitare un'”alta sorveglianza” sul cantiere, contestare formalmente le difformità e, se necessario, ordinare la sospensione dei lavori. La semplice affermazione che il cliente o l’impresa hanno agito autonomamente non è sufficiente a esonerarlo da responsabilità.

L’assicurazione professionale copre sempre gli errori del professionista?
No. Come dimostra questo caso, se il professionista era a conoscenza di una circostanza problematica (come la violazione delle distanze) prima di stipulare o durante la vigenza del contratto e non l’ha comunicata all’assicuratore, la compagnia può rifiutarsi di pagare. Questo comportamento, noto come “reticenza”, rende la polizza inefficace perché altera la valutazione del rischio che l’assicuratore ha accettato di coprire.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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