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Distanze tra costruzioni: avanzare anziché demolire

In una controversia sulle distanze tra costruzioni, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale. Un proprietario aveva costruito a 15 cm dal confine, violando le norme locali che imponevano una distanza di 5 metri o la costruzione sul confine stesso. La Corte d’Appello aveva ordinato la demolizione. La Cassazione, invece, ha annullato tale decisione, affermando che il giudice deve sempre valutare l’alternativa di conformare l’opera avanzando la costruzione fino al confine, qualora le norme lo permettano. Questa opzione non costituisce una domanda nuova e può essere considerata anche in appello. Il caso è stato quindi rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Distanze tra costruzioni: la Cassazione ammette l’avanzamento al confine come alternativa alla demolizione

Quando un edificio viola le distanze tra costruzioni previste dalla legge o dai regolamenti locali, la soluzione non è sempre la demolizione o l’arretramento. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un importante principio: se le norme lo consentono, il proprietario può sanare l’irregolarità avanzando la propria costruzione fino al confine. Questa pronuncia chiarisce le opzioni a disposizione del giudice per ripristinare la legalità, privilegiando soluzioni conservative rispetto a quelle demolitorie.

I Fatti di Causa: La disputa sulle distanze dal confine

La vicenda nasce da una causa intentata da due proprietari confinanti contro la loro vicina. Essi lamentavano la violazione delle distanze legali e dei regolamenti edilizi locali a causa di un manufatto eretto dalla vicina a soli 15 centimetri dal confine. Le norme comunali, infatti, prevedevano una distanza minima di 5 metri dal confine, ammettendo in alternativa la costruzione in aderenza o sul confine stesso.

Il Tribunale di primo grado aveva accolto la domanda, ordinando la rimozione del manufatto e condannando la convenuta al risarcimento dei danni. La Corte d’Appello, pur confermando l’ordine di arretramento dell’opera, aveva ridotto l’importo del risarcimento. La proprietaria del manufatto, ritenendo ingiusta la decisione, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando, tra le altre cose, che i giudici di merito non avessero considerato una soluzione alternativa e meno drastica della demolizione.

La Decisione della Corte di Cassazione e le motivazioni

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della proprietaria, concentrandosi su un motivo specifico: l’omessa valutazione della possibilità di ‘conformare’ il manufatto alle norme vigenti, non solo arretrandolo, ma anche avanzandolo fino al confine.

Il Principio di Diritto sulle distanze tra costruzioni

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 872 del Codice Civile e della giurisprudenza consolidata in materia. La Cassazione ha affermato che, di fronte a una costruzione illegittima perché posta a una distanza intermedia non consentita, il ripristino della legalità può avvenire in due modi:

1. Arretramento: Spostando la costruzione fino a raggiungere la distanza legale prevista dal regolamento.
2. Avanzamento: Spostando la costruzione fino al confine, qualora le norme locali (come in questo caso) permettano di costruire sul confine o in aderenza.

I giudici hanno sottolineato che questa seconda opzione non costituisce una ‘domanda nuova’ e inammissibile se proposta in appello. Al contrario, rappresenta una ‘modalità alternativa di esecuzione’ della sentenza che accerta la violazione delle distanze. Il giudice, anche se sollecitato dalla parte, ha il potere di disporre l’eliminazione della situazione illegittima ordinando, in via alternativa, l’arretramento o l’avanzamento dell’edificio.

La Corte d’Appello aveva quindi commesso un errore non prendendo in esame questa possibilità, limitandosi a ordinare la demolizione parziale (arretramento) senza considerare una soluzione che, nel rispetto della legge, sarebbe potuta essere meno gravosa per la parte condannata e ugualmente satisfattiva per la controparte.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare la questione alla luce del principio enunciato. La nuova decisione dovrà tenere conto della possibilità di ordinare l’avanzamento del manufatto fino al confine come valida alternativa all’arretramento. Questa ordinanza rappresenta un importante promemoria del fatto che il sistema giuridico, anche in materia di distanze tra costruzioni, tende a favorire soluzioni che, pur ripristinando la legalità, siano il meno possibile invasive e distruttive, bilanciando gli interessi di tutte le parti coinvolte.

Se costruisco a una distanza illegale dal confine, l’unica soluzione è demolire o arretrare l’edificio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se le norme locali consentono di costruire sul confine, il giudice può ordinare, in alternativa alla demolizione o all’arretramento, di avanzare la costruzione fino al confine per sanare l’irregolarità.

La richiesta di avanzare la costruzione al posto di demolirla può essere fatta per la prima volta in appello?
Sì. La Corte ha chiarito che la richiesta di regolarizzare la costruzione illegittima avanzandola fino al confine rappresenta una modalità alternativa di esecuzione della sentenza e può essere proposta anche in grado di appello, non essendo considerata una domanda nuova.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
Perché la Corte d’Appello, pur riconoscendo la possibilità di costruire sul confine secondo le norme locali, ha ordinato la demolizione del manufatto senza considerare l’alternativa dell’avanzamento al confine, omettendo così di pronunciarsi su una possibile soluzione prevista dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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