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Distanze tra costruzioni: accordi privati nulli

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 7744/2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di edilizia: le norme sulle distanze tra costruzioni sono inderogabili e tutelano un interesse pubblico. Di conseguenza, qualsiasi accordo privato in senso contrario è nullo. Nel caso specifico, un proprietario era stato condannato ad arretrare un manufatto costruito a distanza non legale, nonostante un’autorizzazione del rappresentante del vicino e un successivo condono edilizio. La Corte ha confermato che né il consenso privato né la sanatoria amministrativa possono pregiudicare il diritto del vicino a richiedere il rispetto delle distanze legali.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Distanze tra Costruzioni: Perché un Accordo Privato non Basta

Quando si parla di distanze tra costruzioni, la legge non ammette scorciatoie. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha riaffermato con forza un principio cruciale: le norme urbanistiche che regolano le distanze tra edifici sono poste a tutela di un interesse pubblico e non possono essere derogate da un semplice accordo tra vicini. Questa decisione offre spunti fondamentali per chiunque intenda costruire o si trovi a gestire un contenzioso con i confinanti.

I Fatti del Caso: Una Costruzione sul Confine

La vicenda nasce da una controversia tra proprietari di fondi confinanti. Un proprietario aveva citato in giudizio i vicini chiedendo la rimozione di un manufatto costruito a una distanza inferiore a quella minima legale di dieci metri prevista dalla normativa. I convenuti si erano difesi sostenendo di aver ricevuto un’autorizzazione a costruire dal procuratore speciale del vicino e di aver successivamente ottenuto un condono edilizio per l’opera.

Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione all’attore, ordinando l’arretramento del manufatto. La Corte d’Appello aveva poi confermato la decisione, specificando che né il permesso (peraltro dato da un rappresentante senza poteri sufficienti) né la sanatoria amministrativa potevano rendere lecita la violazione delle distanze.

La Decisione della Cassazione: La Supremazia delle Norme sulle Distanze tra Costruzioni

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dei costruttori, consolidando l’orientamento giurisprudenziale in materia. I giudici hanno chiarito che le norme sui limiti di distanza hanno una duplice finalità: non solo proteggono i diritti dei proprietari frontisti, ma mirano anche a tutelare l’interesse pubblico a un ordinato sviluppo urbanistico e a evitare la creazione di intercapedini nocive e insalubri tra gli edifici. Per questa ragione, esse sono considerate inderogabili.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha basato la sua decisione su alcuni pilastri giuridici fondamentali, che è utile analizzare nel dettaglio.

L’Inderogabilità delle Norme Urbanistiche

Il punto centrale della motivazione è che le prescrizioni contenute nei regolamenti edilizi e negli strumenti urbanistici, a differenza di quelle del Codice Civile, perseguono finalità di interesse generale. Di conseguenza, non sono nella disponibilità dei privati. Qualsiasi convenzione tra confinanti che si ponga in contrasto con tali norme è da considerarsi nulla e priva di effetti. L’interesse pubblico a un corretto assetto del territorio prevale sempre sull’accordo privato.

L’Irrilevanza del Condono Edilizio e del Consenso Privato

Un altro aspetto chiave è l’inefficacia del condono edilizio nei rapporti tra privati. La sanatoria, infatti, regolarizza la posizione del costruttore solo nei confronti della Pubblica Amministrazione, estinguendo il reato edilizio e le relative sanzioni amministrative. Tuttavia, essa non incide minimamente sui diritti dei terzi. Il vicino, il cui diritto a veder rispettate le distanze è stato violato, conserva intatta la sua facoltà di chiedere la cosiddetta ‘tutela ripristinatoria’, ovvero la demolizione o l’arretramento dell’opera illegittima. Allo stesso modo, il consenso prestato dal rappresentante del vicino è stato ritenuto irrilevante per due motivi convergenti: in primo luogo, perché un accordo di deroga sarebbe stato comunque nullo; in secondo luogo, perché il rappresentante non era munito dei poteri necessari per disporre di un diritto reale del proprietario.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La pronuncia in esame è un monito per tutti i proprietari e le imprese edili. Prima di iniziare qualsiasi lavoro, è indispensabile verificare scrupolosamente le normative locali in materia di distanze tra costruzioni. Affidarsi a un accordo verbale o a una scrittura privata con il vicino per derogare a tali norme è una mossa estremamente rischiosa, poiché tale accordo non avrà alcun valore legale di fronte a un giudice. La sola via per costruire legittimamente è il pieno rispetto delle leggi e dei regolamenti urbanistici, poiché la tutela del territorio e della salubrità pubblica è un bene che la legge pone al di sopra della volontà dei singoli.

Un accordo scritto con il vicino mi autorizza a costruire a una distanza inferiore a quella legale?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che le norme urbanistiche sulle distanze tra edifici tutelano un interesse pubblico e sono inderogabili. Qualsiasi accordo privato che tenti di violarle è considerato nullo e non produce effetti.

Il condono edilizio sana la violazione delle distanze legali nei confronti del vicino?
No. Il condono regolarizza la posizione del costruttore solo nei confronti della Pubblica Amministrazione (es. Comune), ma non pregiudica i diritti dei vicini. Il proprietario confinante può sempre agire in giudizio per chiedere l’arretramento o la demolizione dell’opera costruita a distanza illegale.

Il consenso a costruire dato dal rappresentante del vicino è valido?
No, per un duplice motivo evidenziato nella sentenza. In primo luogo, perché, come detto, un accordo di deroga alle distanze è nullo. In secondo luogo, perché il rappresentante, per poter validamente disporre di un diritto del proprietario, deve essere munito di poteri specifici, che nel caso di specie mancavano.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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