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Distanze legali vedute: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante la violazione delle distanze legali vedute. Il caso verteva sulla creazione di nuove aperture e balconi a distanza non regolamentare. La Suprema Corte ha applicato il principio della ‘doppia pronuncia conforme’, poiché sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano confermato la violazione basandosi sulla medesima valutazione dei fatti, respingendo i motivi del ricorrente che lamentavano un omesso esame di nuove perizie tecniche.

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Distanze legali vedute: quando il ricorso in Cassazione è inutile

Il rispetto delle distanze legali vedute è un pilastro del diritto di proprietà, essenziale per garantire la privacy e la serena convivenza tra vicini. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un importante principio processuale: dopo due sentenze conformi, una del Tribunale e una della Corte d’Appello, diventa estremamente difficile contestare la violazione delle distanze davanti alla Suprema Corte. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere i limiti del ricorso per cassazione e l’importanza della regola della ‘doppia pronuncia conforme’.

I fatti di causa: balconi e porte troppo vicini

La vicenda ha inizio quando un proprietario immobiliare cita in giudizio i suoi vicini, lamentando che questi ultimi avevano realizzato un fabbricato in violazione delle normative. Nello specifico, la costruzione presentava una nuova porta al piano terra e due balconi ai piani superiori che costituivano ‘servitù di veduta’ a una distanza inferiore a quella prescritta dalla legge. L’attore chiedeva quindi l’arretramento della costruzione, la chiusura delle nuove aperture e il risarcimento dei danni.

I convenuti si difendevano contestando le accuse e, in via riconvenzionale, chiedevano a loro volta la demolizione di presunte opere abusive realizzate dall’attore. Il Tribunale di primo grado accoglieva parzialmente la domanda principale, condannando i convenuti a trasformare le vedute illegittime in semplici ‘luci’ (aperture che consentono il passaggio di luce e aria ma non di affacciarsi) e a versare un risarcimento di 4.000 euro.

Il doppio giudizio conforme e le distanze legali vedute

La decisione veniva impugnata davanti alla Corte d’Appello, la quale confermava integralmente la sentenza di primo grado. I giudici d’appello, basandosi sulle risultanze delle perizie tecniche (C.T.U.), hanno ribadito che le nuove costruzioni avevano effettivamente creato un aumento delle vedute sulla proprietà del vicino a una distanza non conforme all’art. 905 del Codice Civile. La Corte respingeva inoltre le argomentazioni dei convenuti, ritenendo inammissibile la loro domanda riconvenzionale e irrilevanti le nuove costruzioni edificate dall’attore.

Le motivazioni

Insoddisfatti, i convenuti proponevano ricorso per cassazione, basandolo su quattro motivi principali. Sostanzialmente, lamentavano che la Corte d’Appello avesse erroneamente fondato la propria decisione su vecchie perizie, ignorando chiarimenti più recenti del C.T.U. che, a loro dire, ridimensionavano il numero di vedute irregolari. Contestavano inoltre la mancata considerazione di altri fatti decisivi.

La Corte di Cassazione ha dichiarato tutti i motivi inammissibili. Il punto centrale della decisione risiede nell’applicazione dell’art. 348-ter del Codice di Procedura Civile, che disciplina la cosiddetta ‘doppia pronuncia conforme’. Secondo questa norma, quando la Corte d’Appello conferma la decisione di primo grado basandosi sulle stesse ragioni di fatto, il ricorso per cassazione per omesso esame di un fatto decisivo è precluso. Per superare questa barriera, il ricorrente avrebbe dovuto dimostrare che le due sentenze si fondavano su ricostruzioni dei fatti tra loro diverse, onere che in questo caso non è stato assolto.

La Suprema Corte ha chiarito che i motivi presentati, pur essendo formalmente inquadrati come ‘omesso esame’, si risolvevano in realtà in una richiesta di rivalutazione del merito della causa e delle prove tecniche, un’attività che non rientra nelle competenze del giudice di legittimità. La Corte d’Appello aveva, infatti, considerato le consulenze tecniche e i relativi chiarimenti, giungendo a una conclusione che non può essere messa in discussione in sede di Cassazione.

Le conclusioni

L’ordinanza è un chiaro monito per chi intende portare una controversia fino all’ultimo grado di giudizio. La regola della ‘doppia pronuncia conforme’ rappresenta un filtro processuale molto stringente, volto a evitare che la Cassazione diventi un ‘terzo grado di merito’. Se Tribunale e Corte d’Appello concordano sulla ricostruzione dei fatti, come nel caso delle distanze legali vedute qui analizzato, le possibilità di successo di un ricorso basato sulla rivalutazione delle prove sono pressoché nulle. La decisione finale ha quindi rigettato il ricorso e condannato i ricorrenti al pagamento delle spese legali e a ulteriori sanzioni pecuniarie.

Cosa succede se un vicino costruisce balconi o finestre a una distanza inferiore a quella legale?
Secondo la legge, la costruzione di nuove vedute (aperture che permettono di affacciarsi) a una distanza non regolamentare costituisce un illecito. Il giudice può ordinare la loro trasformazione in ‘luci’ (che non permettono l’affaccio) o la loro chiusura, oltre a poter disporre un risarcimento del danno.

Cos’è la regola della ‘doppia pronuncia conforme’ e quando si applica?
È una regola processuale secondo cui, se la Corte d’Appello conferma la sentenza del Tribunale basandosi sulla stessa ricostruzione dei fatti, il ricorso in Cassazione per omesso esame di un fatto decisivo è inammissibile. Si applica ai giudizi d’appello introdotti dopo l’11 settembre 2012.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione di una perizia tecnica (C.T.U.) già esaminata nei primi due gradi di giudizio?
No, in linea di principio non è possibile. La Corte di Cassazione non è un giudice del merito e non può riesaminare le prove, incluse le perizie tecniche. Se i giudici di primo e secondo grado hanno valutato la C.T.U. e sono giunti a una conclusione conforme, tale valutazione non può essere contestata in Cassazione, a meno che non si dimostri un vizio logico o giuridico palese e non una semplice diversa interpretazione dei dati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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